Capitolo 19

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Salgo in camera mia e chiudo la porta. Vedo un messaggio di Nathan e lo apro. Mi ripete per l'ennesima volta che ce la faremo. Lo apprezzo, dico sul serio, anche se credo che sia più emozionato lui o Robin, di me. Rispondo con un emoticon e vedo comparire l'icona della chiamata.

«Sei ancora sveglia?»

«Per poco, in realtà sono già in pigiama.»

«Senti a proposito di quello che è successo in camera mia, mi dispiace, non so cosa mi sia preso.»

«È tutto a posto. Io volevo la stessa cosa.»

Lo sento sospirare e poi tornare al telefono.

«Non serve che ti ripeta che ce la faremo giusto?»

«No, anche perché non abbiamo nemmeno iniziato.»

«Beh, farci gli auguri in anticipo non guasta mai. Buona notte, Lex.»

«Notte, Nathan.»

Il bip segna la fine della telefonata e metto via il cellulare. Non faccio altro che pensare, oltre alla missione, a quel bacio mancato. Insomma, non ho mai baciato nessuno e la sensazione di aver perso quell'occasione mi tormenta. Mi siedo sul letto e mi lascio cadere tra i cuscini. Fissare il soffitto dovrebbe aiutarmi, invece mi mette ancor più in ansia. Accendo la lucetta da notte e la stanza si rischiara. La stellina accanto al comodino risplende con la sua aurea fredda in questo cielo buio che si nasconde tra queste pareti. La osservo percependo i suoi occhi come fossero quelli di una lucciola. È un regalo di mio padre. L'ha comprata durante uno dei suoi viaggi all'estero convinto che servisse a farci sentire più vicini quando è chissà dove per lavoro. Non ci ho mai creduto veramente ma quando è lontano, in qualche posto sperduto del mondo, talvolta trovo conforto in questo pensiero. Mi sdraio e tiro fuori la lista e la lettera di mia madre. Lo stomaco si contorce e fatico a respirare. Ultimamente ho questi attacchi d'ansia soprattutto alla sera, quando tento di dormire. So da dove vengono, quindi non si tratta di panico ma è una sensazione terribile. Le membra si stringono e i polmoni ricevono solo la quantità minima necessaria di aria per farti sopravvivere. Non vedo l'ora che la finale e tutto il calvario che la precede, si concludano. Mi metto a pancia in su e mi concentro sulla lettera. Domani inizieremo la nostra "missione" come la definisce Robin, e ancora non ho letto tutta la lettera. Mi metto sul fianco e mi avvicino alla luce della stella decisa a concluderla. La lineetta sul margine mi indica dove l'ho lasciata l'ultima volta e continuo a leggere da lì:

«Quel giorno ho perduto ogni cosa. La mia vita, la mia famiglia, la mia squadra, i miei sogni. Ogni cosa è stata sconvolta e nessuno (io per prima), era pronto ad accettarlo. Non ho nemmeno partecipato al funerale, non ce l'ho fatta. Ogni giorno guardo la sua foto e rimpiango quella decisione. Una parte di me si era spezzata e mi rendevo conto che nonostante gli sforzi, non sarebbe mai guarita. Dopo che fu seppellita, nel cimitero della città, mi chiusi in me stessa. Rimanevo in camera mia guardando il letto vuoto di mia sorella per ore. Non ero capace di immaginare un mondo senza di lei e mi mancava terribilmente. Anni dopo, una mattina credo, ebbi la pazza idea di rispolverare il passato. Andai nella mia camera e presi il vecchio cellulare. Lo misi in carica e attesi finché non potei cercare tra i contatti. Li avevo ancora tutti. Feci per chiamare ma non ci riuscii allora presi il portatile e feci ricerche da lì. Solo allora seppi che fine avevano fatto le mie compagne, il mio allenatore e tutti quelli che conoscevo. Christopher si era sposato, Cassidy era andata all'estero e Brovies aveva ricominciato a considerare l'idea di tornare ad allenare. Ognuno di loro era riuscito a voltare pagina e questo a volte, non riesco ancora a perdonarglielo.»

Sento la porta schiudersi e vedo Dominic comparire sulla soglia. È ancora vestito con la giacca e la cravatta e lo trovo abbastanza buffo nella sua postura dritta.

«Dovresti continuare a leggerla.» dice notando il foglio che tengo al petto. «In fondo, Riley l'ha scritta per te.»

«Sapevi che l'avevo trovata?»

«Non ci è voluto molto per capirlo dopo le nostre ultime conversazioni.»

«Lo dirai alla mamma?»

Lui fa cenno di no con la testa e si siede accanto a me. Tira fuori un biglietto di quelli che aveva preparato Christopher e me lo sventola davanti al naso. Ho deciso di farne fare uno anche per lui dato che mi sembrava fosse giusto che l'avesse.

«Cos'è?» Domanda.

Mi mordo il labbro non sapendo come spiegarmi.

«Un'invito alla partita.» balbetto. «Voglio che sia tutto perfetto cosicché magari la mamma decidesse di venire.»

«Lei non mi ha detto di averlo ricevuto.»

«Voglio aspettare il momento giusto per darglielo sai, nel caso dica di sì.»

Dominic sorride e mi dà la buona notte. Mi sistema le coperte e mi bacia la fronte prima di congedarsi. Aspetto che chiuda la porta e mi alzo per girare la chiave. Non ho intenzione di ricevere ulteriori sorprese altrimenti potrei lasciarmi scappare le mie intenzioni. Mi rimetto sotto le coperte e mi decido a concludere la lettera.

«Nonostante l'oscurità che ancora vive nel mio cuore, le persone mi dicevano che da quell'esperienza terribile, poteva nascere qualcosa di bello. Negli anni a venire ho rifiutato questa versione. Insomma, come può la morte di una persona essere una nuova occasione? Poi sei arrivata tu e pian piano ho cominciato a crederci. So che potrà sembrarti strano, mio piccolo amore, ma guardandoti mi viene da augurarti che un giorno anche per te ci sarà una finale di campionato. Te lo dico perché a discapito di quello che mi è accaduto, è stato un traguardo straordinario. Desidero che tu, piccolina mia, possa avere lo stesso privilegio. È un risultato di cui esser orgogliosi non solo perché a pochi è concessa l'opportunità ma perché a differenza di me, darai al tuo percorso la conclusione che merita, quella fine che renderà ogni partita a seguire, più bella ed emozionante di quella prima. Mi spiace di non esser pronta a parlarti nel dettaglio di quello che è successo ma credimi se ti dico, che tu Lex, sei la mia unica speranza per ricominciare..»

La Squadra Del 2000Where stories live. Discover now