Capitolo 24

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«Cavolo, è già martedì sera.»

«Lo so.»

«Dobbiamo sbrigarci. Non resta molto tempo!»

«Per ora concentriamoci sugli allenamenti Robin. Al resto penseremo domani mattina.»

Robin e io ci sistemiamo a bordo campo dopo una mezz'ora di esercizi tecnici in sala pesi. Prendo l'asciugamano e mi levo via il sudore da collo e spalle mentre Robin si disseta con una delle bevande energetiche che tiene nello zaino. Incrocio le gambe e respiro. Sento un'enorme peso gravare sul capo. È come se il mio corpo vibrasse e si contorcesse nell'ansia.

«Non vedo l'ora che questa settimana finisca.» esordisco rimettendomi in piedi.

«Non dirlo a me.»

Robin mi raggiunge alla panchina di fianco alla postazione dell'arbitro stravaccandosi per terra.

«Lex, credo che i miei genitori stiano iniziando a sospettare qualcosa.» dice e rialzo lo sguardo dalla borraccia.

«Hai un sacco di fantasia, sono sicura che riuscirai a inventarti una scusa credibile.»

Sbuffa e ci avviamo verso la squadra pronta a cominciare l'allenamento. Nathan ci raggiunge e dato che Max è in ritardo, mi soffermo a scambiare due parole con lui.

«Come va?» Chiede appoggiando il borsone davanti ai piedi.

«Pensavo peggio.»

«Ti vedo tesa, c'è qualcosa che non va?»

«Robin poco fa mi ha messo addosso ancora più pressione di quella che provo già. Credo di aver realizzato di avere la stessa paura di essere scoperta e mi sta uccidendo.»

«Non temere. Dobbiamo resistere ancora per poco.»

«Lo so ma è stressante." Sospiro. «Non credo di essermi mai sentita tanto ansiosa.»

«Ehi, ragazzi.»

Robin saltella nella nostra direzione appoggiandosi alla mia spalla.

«Già che ci siamo, qualcuno mi aiuta a trovare una scusa decente da propinare ai miei genitori? Davvero, non so più che inventarmi.»

«Gita?» propone Nathan ma lei scuote la testa.

«Già fatto.»

«Progetto scolastico o lavoro di gruppo?»

«Già fatti anche quelli.»

«Pigiama party tra amiche?»

«Che dura più di due notti? Ma dove vivi, su Marte?»

«Ok.» Nathan si mette a pensare ma alla fine rinuncia. «In effetti non mi vengono più opzioni.»

Prima che Robin possa sfuriare dal nervosismo, il telefono di Nathan squilla. È suo padre. Nathan si ritira all'esterno della palestra e aspettiamo finché compare Max dalla scalinata. Il coach appena ci scorge a non fare nulla, ci trascina in campo spazientito. Sbuffo anche se non posso biasimarlo. Sono gli ultimi giorni prima del grande giorno e non possiamo perdere tempo.

Non c'è tempo da perdere.

***

«Ho sentito mio padre.»

Nathan mi raggiunge a bordo campo una volta terminato il nostro allenamento.

«Temo di avere brutte notizie.»

Per paura che qualcuno ci ascolti, gli indico la gradinata fuori dalla palestra e ci sistemiamo lì.

«Non sono riusciti a trovare Cassidy.» mormora. «Ha provato anche Lucrezia ma niente. Temo che l'unica possibilità sia chiedere a tuo zio.»

«Per quale motivo?»

"Dominic e Cassidy stavano insieme all'epoca ed è più probabile che lui abbia idea di come rintracciarla.»

«Se glielo domando, dovrò anche dirgli di tutto quello che stiamo facendo e il piano salterebbe!»

«Tuo zio è l'unico che può aiutarci.»

«Dimentichi che è anche l'unico che può buttare tutto all'aria.»

«Hai altre idee?»

«No, ma ti prego di far fare un altro tentativo a tuo padre. Dominic deve stare fuori da tutto questo.»

«Devo stare fuori da cosa?»

Mio zio compare dalla via dove ha posteggiato l'auto. La macchina di mia madre è ibrida, perciò, deve avere usato quella dato che non l'ho sentito arrivare. Dominic si avvicina e sia io che Nathan ci ammutoliamo. Robin al contrario lo saluta con allegria.

«Buonasera, signor Voelking. Come sta?»

«Tutto bene, grazie.»

Risponde lui con un sorriso. È l'unica tra i miei amici che sopporta probabilmente perché ho cominciato ad averci a che fare a sette anni e ormai ci ha fatto l'abitudine coi suoi modi esuberanti.

«Stavamo discutendo del fatto che Nathan voglia coinvolgere anche lei nella realizzazione dello striscione per la finale.» Spiega Robin. «Lex gli comunicava che non è interessato.. A meno che non lo sia, in questo caso cambierebbe tutto.»

«No, non sono tipo da questo genere di cose ma lo ringrazio per averci pensato.»

Dominic si rivolge a Nathan con una smorfia e poi a me.

«Andiamo. Tua madre ci aspetta.»

La Squadra Del 2000Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt