Capitolo 33

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«Posso entrare?»

Lascio scivolare gli auricolari sul lenzuolo e mi metto a sedere.

«Ti va se mi unisco a te?»

Mia madre si avvicina e metto giù il telefono.

«Sto solo guardando You tube.» Le dico. «Dov'è Cassidy?»

«In soggiorno con Dominic. Ci stanno aspettando per brindare alla futura vittoria.»

Mi accarezza spostando i capelli dalla fronte.

«Lex.» Continua prendendomi la mano. «Ti volevo chiedere scusa per il mio comportamento. Non meritavi di esser trattata così né da me ne dà nessun altro.»

«Tranquilla, l'ho già dimenticato.»

Mi fissa con le lacrime agli occhi e io le stringo la mano. Il suo sguardo a pezzi mi distrugge. Vorrei rassicurarla, dirle che andrà tutto bene d'ora in avanti ma non trovo le parole. Sospiro e guardo il comodino. Le cose che ho rubato a mia madre sono ancora nascoste lì. Mi alzo e tiro fuori le foto che ho preso in prestito dalla sua cassaforte dietro il quadro per restituirle.

«Queste sono tue.»

Lei ne raccoglie qualcuna e si sofferma ad osservarle. Prendo la lettera che mi ha scritto e gliela porgo.

«È grazie a questa che ho saputo la verità sulla tua squadra.» Le dico ritornando a sedermi. «Mi ha anche permesso di capire il tuo dolore, di farlo mio e di trovare una soluzione per alleviarlo. Senza di essa non sarei pronta per la finale come lo sono ora.»

«Vale sicuramente per entrambe.»

Sorrido e faccio per ridarle la lettera ma lei mi ferma rimettendomela tra le mani.

«Tienila tu.» mormora. «In fondo l'ho scritta per te.»

Mi cinge le spalle e insieme, raggiungiamo Cassidy e Dominic che aspettano in salotto coi bicchieri con lo champagne. Ne offrono uno a mia madre mentre io, visto che mi aspetta una partita, mi accontento del succo d'arancia. Vabbè, lo berrò sicuramente dopo la partita. Brindiamo e chiacchieriamo finché sentiamo le chiavi inserirsi nella serratura della porta di casa. Mi volto e compare mio padre, tornato giusto in tempo per accompagnarci alla partita.

«Sono in ritardo a tal punto che avete cominciato a festeggiare senza di me?» brontola e tutti sorridono.

«Papà!» grido buttandogli le braccia al collo.

Lui mi solleva con la sua solita esuberanza e mi stringe a sé. Dominic e mia madre vengono a salutarlo appena mi lascia andare mentre Cassidy si limita ad un cenno.

«Sei arrivato finalmente! Com'è stato il viaggio?»

«Turbolento ma credo che la mia ansia costante abbia contribuito a renderlo più spiacevole del solito.» Ridacchia lasciando le valige vicino al divano. «Tu sei pronta mia piccola campionessa?»

«Sono nata pronta.»

Lo abbraccio e festeggiamo come si deve. Il cuore mi batte all'impazzata. Finisco il bicchiere di succo d'arancia e vado a prendere il borsone. Una volta pronta, mio zio mi prende vicino a sé e apre la porta.

«Bene, signori. È ora di andare.» dice osservando le stelle nel cielo oscurato da una notte profonda ma serena.

«Abbiamo aspettato fin troppo.»

La Squadra Del 2000Where stories live. Discover now