Capitolo 18

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«Nathan.»

Christopher si alza e va a salutare il figlio mentre io e Robin restiamo a bocca aperta. Nathan lascia cadere la borsa appena incrocia i miei occhi e io ricado nell'imbarazzo.

«Le ragazze sono venute a parlare di una vecchia questione.» Gli spiega Christopher raccogliendo la borsa. "Lei è la nipote di Ginevra e voleva parlarmi di un'iniziativa davvero carina.»

«So chi sono papà.» Lo precede lui riprendendo la borsa e tornando a guardarmi. «Posso unirmi a voi?»

Acconsentiamo e si siede accanto a Robin. Sento il cuore cominciare a battere forte e trattengo il respiro. La sua mano mi cerca ma visto che Robin ancora non sa di quel poco che è successo tra noi, gli faccio cenno di smettere. Ci manca solo che la mia migliore amica si arrabbi con me e poi avrò un esaurimento nervoso per davvero.

«Allora, finiamo di leggere le istruzioni del coach.»

Christopher riprende a leggere la lista e la confronta con gli appunti del coach Brovies. Lo osserviamo in silenzio. Nathan si sporge per vedere cosa il padre stia analizzando. Non mi va di spiegarglielo e mi appoggio allo schienale del divano. Christopher annota qualcosa ai margini degli appunti del coach e posa il quaderno sul tavolo.

«Dovevo immaginarlo.»

«Cosa?»

«Manca solo una persona nelle informazioni del Coach. Si tratta di Cassidy Bonardi. Nella lista è il numero quattro.»

Conosco quel nome. Una volta Dominic l'ha nominata per sbaglio mentre raccontavo di quando ho conosciuto Robin. Se non ricordo male hanno avuto una relazione o qualcosa di simile. Deve essere la ragazza che stava a braccetto con mio zio nella foto che mi ha mostrato mia madre.

«Era la migliore amica di Ginevra e Riley.» mormora Christopher accarezzandosi la barba.

«Quando Nena è morta, Cassidy è partita e si è trasferita dai suoi parenti in Canada. Da allora nessuno l'ha più sentita. Non mi sorprende che nemmeno il coach Brovies abbia più avuto sue notizie.»

Christopher scrive ancora sul quadernetto e poi me lo affida assieme alla lista.

«Ho aggiunto due cose proprio brevi ma devo dire che il Coach, nella sua calligrafia a malapena decifrabile, è stato esaustivo. Vorrei poter fare di più ma temo di non poter contribuire ulteriormente.»

«Ha fatto molto, mi creda.»

«Scusate?»

Nathan ci chiama prima che io e Robin ci alziamo per uscire.

«Possiamo parlare un attimo?»

Guardo Robin e lei mi fa cenno di sì. Christopher si ritira in cucina permettendoci di parlare. Da quello che balbettava, vuole realizzare degli inviti per aiutarci a convincere le persone della lista a venire alla finale. È un gesto carino, a cui non avevo pensato ma è sicuramente una buona idea. Nathan ci offre qualcosa da bere e poi ci porta in camera sua. La stanza è completamente tappezzata da poster sportivi e immersa in un disordine indescrivibile. Ci sono libri sparsi sulla scrivania, il letto non rifatto e un pallone da pallavolo appoggiato sopra le cartacce nel cestino. Cerco di non calpestare nulla e resto accanto alla finestra mentre Robin si siede sulla poltrona girevole. Mi posiziono proprio dinanzi al calorifero e scorgo un poster ad altezza umana, accasciato ai bordi del letto. Anche un busto di cartone di Guerre stellari. Chissà perché non mi sorprende.

«Allora, volete riunire la squadra del 2000?» Domanda Nathan sedendosi sul suo letto con tanto di copriletto con Darth Vader di Star Wars stampato sopra.

«È una cosa complicata da fare in una sola settimana ma è ammirevole, dico sul serio.»

«Grazie. Sarà una bella corsa ma faremo il possibile pur di arrivare al traguardo.»

«Siete sicure di riuscirci in tempo? Insomma, magari possiamo cominciare a chiamare qualcuno anche adesso, giusto per non perdere tempo.»

«Vuoi darci una mano?»

«Sì, perché no. Se volete, ovviamente.»

Non rispondo mordendomi la lingua. Se lo dico con troppo entusiasmo poi si monta la testa, giusto? Nathan tira fuori il telefono e cerca un numero tra i contatti.

«Parto da Lucrezia Bianchi, va bene?»

Non faccio in tempo a rispondere che apre la chiamata.

«Pronto? Lucrezia? Ciao, sono Nathan, il figlio di Christopher..»

***

«Ha accettato per domani mattina alle otto.»

Mi comunica Nathan dopo dieci minuti di chiamata. Rimette il telefono in tasca e torna a fissarmi. Esser sola con lui dopo che Robin è scesa a dare una mano a Christopher, mi rende nervosa. Sento il mio battito accelerato e sto sudando tremendamente. Vorrei essere ovunque tranne che qui.

«Ok, va bene.» dico. «Vedo di organizzarmi.»

«Alcune delle persone della lista le conosco.» mormora Nathan appoggiandosi al muro accanto alla porta. "A parte il terzo, Vincenzo Riganti che è morto di cancro al colon due anni fa. Riposi in pace. Io e mio padre siamo andati a trovarle e sono gentili, almeno per quanto possa ricordare. Vedrai che accetteranno di aiutare.»

«Sarà più facile approcciare con loro se ci sarai anche tu. Ad ogni modo mi sento in dovere di dirti che non sei costretto a farlo. In fondo è una questione di famiglia e non vorrei darti preoccupazioni superflue coinvolgendoti in questa follia.»

«Sarà pure una questione familiare ma credimi, arriverà a coinvolgere non solo te, tua madre e tuo zio ma anche la pallavolo per intero che, guarda caso, appartiene anche al mio di mondo. Sarà un vero piacere potervi aiutare. Lo faccio volentieri, dico sul serio.»

Nathan mi prende la mano e io socchiudo gli occhi. Le sue dita risalgono fino alla mia spalla. Sento il suo respiro cercare il mio e il calore della sua pelle avvicinarsi. Non ho mai avuto un ragazzo ma è come se il mio corpo sapesse esattamente cosa fare. Segue quello di Nathan, imita i suoi movimenti senza che ne abbia totalmente il controllo. Il suo naso mi sfiora e aspetto solo di sentire le sue labbra sulle mie. Che sapore potrebbero avere? Mi piacerà? Oppure lo troverò strano? Cavolo, Lex. Smettila di farti domande e goditi il momento. Nathan mi sfiora la guancia e le sue labbra sfiorano le mie. Stringo più le palpebre e mi alzo in punta di piedi per raggiungere le sue.

«Ragazzi.»

Christopher ci richiama dal piano inferiore. Sbuffo e mi allontano da Nathan. Lui ridacchia e io mi metto le mani tra i capelli. Perfetto, ci mancava solo l'ennesima figuraccia! Scendo le scale con Nathan che respira con affanno alle mie spalle e raggiungiamo la cucina. Robin è davanti al frigo e tiene in mano una pila di buste rilegate con ceralacca.

«Gli inviti sono pronti.» Ci informa Christopher soddisfatto. «Ora non resta che consegnarli.»

La Squadra Del 2000Where stories live. Discover now