Capitolo 29

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Christopher e Lucrezia irrompono nello studio seguiti da Robin e Nathan. Mi guardano con lo sguardo del tradimento dipinto sui volti. Trattengo le lacrime e cerco gli occhi di Nathan. Loro, a differenza degli altri, mi osservano dolci e comprensivi. Cassidy lascia cadere il l'invito alla partita sulla scrivania e si volta verso di loro.

«Prima del vostro ingresso plateale.» dice palesemente irritata. «Stavo quasi per cedere alla richiesta di questa ragazzina disperata.»

Christopher fa cenno a Lucrezia di non intervenire e si avvicina all'avvocato.

«Non siamo qui per quello che credi.» Le assicura. «Vogliamo solo..»

«La ragazza ti ha preceduto. Mi dispiace solo per lei ma dovete andarvene.»

«Sai che non possiamo.»

Lucrezia le si avvicina facendo per metterle una mano sulla spalla. Lei però si scosta ancora prima che possa sfiorarla e si mette a studiarla dalla cima ai piedi. Sembra disprezzarla, come non ci fosse mai stata una vera simpatia tra loro.

«Cassidy, ti prego.» Continua Lucrezia. «Abbiamo fatto tanta strada in questi ultimi giorni per aiutare la squadra. Tu non hai mai voltato le spalle alle tue compagne, perché proprio adesso dovresti tirarti indietro?»

«Non mi importa di quello che volete fare e non vi aiuterò. Andatevene e lasciatemi in pace!»

«Ti prego non fare così.»

Tenta Christopher mettendosi tra Lucrezia e l'avvocato ma lei scuote la testa.

«Ho detto di andarvene.»

«Cassidy..»

«Ora basta! La cosa giusta è dimenticare. Io l'ho fatto e dovreste farlo pure voi.»

Cassidy prende il telefono per allertare la sicurezza ma Lucrezia glielo strappa di mano rimettendo giù la cornetta.

«Ve ne dovete andare o chiamo la polizia.»

Lucrezia la fissa con odio ma Christopher intercede per lei.

«Aspetta, Ti scongiuro.» La supplica. «Accetta l'invito e vieni alla partita. Aiuta le tue compagne a fare quello in cui tu hai avuto successo. Dimenticare non è semplice ma quando si ha qualcuno che sa come fare, è assolutamente più semplice. Ricordo che all'epoca eri una delle ragazze più altruiste, che si faceva in quattro per aiutare le sue compagne.»

«Quel tempo è finito. È tanto che non sono più quella persona e dovete accettarlo.»

Cassidy si appoggia alla scrivania guardando verso la grande libreria. Seguo il suo sguardo e individuo una vecchia foto nascosta tra le altre. Nel pezzo che si vede, riconosco mia zia e sono sicura che mia madre è ritratta nella porzione che non riesco a scorgere.

«Mi dispiace, ma ho smesso di starvi a sentire.»

Cassidy si alza e riprende il telefono. Dopo poco la porta si spalanca ed entrano due uomini della vigilanza. Ci afferrano per le braccia per farci uscire ma io non mollo. Mi libero e torno da Cassidy per porgerle le invito. Allungo la mano ma uno degli uomini in uniforme torna ad afferrarmi e mi solleva da terra. Mi dimeno e Cassidy abbassa lo sguardo.

«Mi dispiace.»

Dà l'ordine alla guardia di sicurezza e quella si decide a trascinarmi fuori. Chiudo gli occhi ma l'uomo si ferma. E adesso che c'è? Sento i passi di Cassidy e riapro gli occhi. Un uomo all'ingresso si appoggia alla porta dell'ufficio.

«Cassidy.»

La chiama e la donna indugia con le lacrime agli occhi.

La Squadra Del 2000Where stories live. Discover now