Capitolo 16

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«Il primo della lista è Andrea Brovies che, come sappiamo, è stato l'allenatore della squadra del 2000. Credo che parlando con lui potremmo riuscire a rintracciare anche gli altri nomi.»

«Sembra perfetto ma tu non ti sei mai chiesta il motivo per cui tua madre ha scritto quella lista? Insomma, non capisco proprio cosa avrebbe potuto farci.»

«Ieri sera ho chiamato la Pres per scusarmi del mio comportamento e ne abbiamo parlato. Lei crede che sia stata compilata perché mia madre temeva di dimenticarsi i nomi di quelle persone dopo la morte di mia zia. Li ha segnati tutti e li ha numerati secondo un suo schema che ancora fatico a decifrare. Credo che una volta trovate quelle persone, avremmo una risposta.»

Prendo un pennarello dalla giacca e cerchio il primo nome della lista.

«Andrea Brovies arriverà a momenti. Ho fissato l'incontro dopo aver parlato con la Pres. Sono sorpresa che abbia risposto, in effetti era mezzanotte inoltrata.»

«Meglio così, no?»

Tocco la tazzina del caffè. È fredda. Faccio cenno a Robin che palpita impaziente. Guardo l'orologio. Aspettiamo ormai da un'ora. Forse Brovies ha deciso di non presentarsi. Mi guardo intorno ma ancora non lo vedo. Sospiro e quando la cameriera viene verso di noi faccio per chiederle il conto. Mi preparo coi soldi quando la porta del bar si apre. Mi giro e lo vedo. È lui, il coach Andrea Brovies. È alto e dalla corporatura massiccia. Indossa una tuta blu e bianca con una fascia blu-azzurra sul braccio sinistro e delle scarpe sportive. Il suo sguardo è gentile nonostante lasci intravedere una vena di agitazione. Gli faccio cenno con la mano e il coach ci scorge venendoci incontro. Si siede senza ordinare nulla nonostante in un primo momento, abbia dato uno sguardo al menù. Ha gli occhi grigio-castano e i capelli che durante l'incontro a scuola mi erano parsi grigi, sono in realtà quasi del tutto bianchi.

«Ciao, ragazze. Mi ha fatto piacere la vostra chiamata.»

«Grazie a lei per essere venuto.»

Gli stringo la mano soltanto come banale formalità. Brovies assomiglia anche a Max con qualche anno in più. Ha lo stesso modo di fare garbato, confidente ma non troppo, una caratteristica di tutti gli allenatori con cui ho avuto a che fare negli anni.

«Allora, come posso esservi utile?» Domanda il Coach.

«Vorrei parlare del 20 maggio 2000. Lei era l'allenatore della squadra quindi nessuno meglio di lei può dirmi cos'è successo.»

«Al telefono mi era sembrato di capire che tua madre te ne abbia parlato.»

«Sì, e ha detto di non essere pronta per vedermi giocare. Lei sa perché?»

«Beh, Riley giocava nella tua stessa squadra all'epoca. Ha percorso la stessa strada che stai percorrendo tu in questo momento e ha giocato la stessa partita che tu giocherai nello stesso palazzetto in cui si è tenuta la nostra finale. Forse la coincidenza la sta destabilizzando.»

«Forse ma ho bisogno del suo aiuto per una cosa, se ha ancora un po' di tempo.»

«Certo, dimmi pure.»

Prendo la lista dalla tasca dello smanicato e gliela mostro. Lui si infila gli occhiali e la guarda commosso.

«Conosco queste persone.» mormora. "Sono i nomi di tutte le mie giocatrici e ci sono anche quelli del mio staff dell'anno 2000. Come l'hai avuta?»

«L'ho presa in prestito dalla cassaforte di mia madre.»

«Quindi, l'ha scritta Riley?»

«Sì e speravo che potesse aiutarmi a contattare queste persone o quantomeno, a dirmi chi sono. Vorrei semplicemente saperne di più per poter aiutare mia madre.»

Il coach rilegge la lista e si gratta il mento con accenni di barba. Robin mi stringe la mano percependo che la mia ansia stia cercando di prendere il controllo. Brovies si toglie gli occhiali e li poggia sul tavolo. Sfiora la lista e intravedo l'accenno di un sorriso dipingersi sul suo volto.

«Sono tutti partecipanti della finale degli anni 2000.» dice. «Ci sono le ragazze della squadra: Cassidy, Sara, Dahlia.. E ci sono i membri dello staff. Quest'ultima, invece è una delle avversarie amiche di tua madre. Giocava nella squadra che abbiamo battuto durante la finale di campionato.»

«Lucrezia Bianchi. È la nipote della nostra Pres. Lei sa come possiamo arrivare a loro? Insomma, io e la mia amica vorremmo parlarci, con tutti, se possibile.»

«Certo, posso provare ad aiutarvi.»

Il coach prende il quadernetto che ho lasciato sul tavolo e il pennarello. Apre alla prima pagina che trova libera e comincia a scrivere senza esitazione. La mano si muove in fretta e il pennarello traccia solchi grossolani che si riflettono sulle facciate successive. L'allenatore riempie quasi due pagine tra appunti, schizzi, dati telefonici e informazioni personali. Appena ha finito, fa riposare la mano e ci spiega:

«Ho riportato tutto ciò che so in merito alle persone della lista: numeri di telefono, indirizzi, recapiti. Con alcuni ci siamo tenuti in contatto dopo la fatidica partita ma se volete maggiori dettagli, vi consiglio di domandare al secondo nome della lista. Christopher Fossati, era il mio viceallenatore all'epoca. Avendo pochi anni in più delle giocatrici ha legato con molte di loro e sicuramente può darvi una mano molto più di quanto abbia potuto fare io. È una persona gentilissima e disponibile e se ha i loro numeri di telefono attuali, sono sicuro che non esiterà a darveli se glieli chiedete.»

«Grazie coach. Sono certa che questo sia un buon punto di partenza.»

Robin mi guarda senza capire e io chiudo il quadernetto. Prima di svelare il mio piano voglio assicurarmi che sia fattibile.

«Grazie ancora per averci incontrate, coach Brovies.»

«È stato un piacere.»

Brovies mi fa un cenno e fa per alzarsi. Esito ma alla fine lo afferro per la manica della felpa. Lui si volta con pazienza.

«Un'ultima cosa coach.» dico. «Vorrei che venisse alla nostra finale. Mi farebbe molto piacere che ci fosse.»

Lui mi prende la mano e la stringe con un sorriso.

«Conta pure su di me.»

La Squadra Del 2000Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang