Capitolo 8

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EMPOLI, 15:38

"Dai, quanto manca?" domando per l'ennesima volta.
"Poco." ripete lui.
"L'hai detto anche prima! E sono passati già 15 minuti.
"Sta volta davvero poco, anzi, siamo proprio arrivati." dice lui fermando la macchina sul bordo di una via.
"Ma dove siamo? Qui non c'è niente, non è che vuoi disfarti di me dopo che ti ho rotto il cazzo per tutto il giorno?" chiedo ridendo.
"Si certo, dai scendi. Andiamo." dice lui divertito e scendiamo entrambi dalla macchina.

Siamo nel nulla, campagna e alberi sono l'unica cosa attorno a noi. Inizia a camminare lungo una stradina e io da dietro lo seguo. Gli alberi non mi permettono di vedere bene cosa c'è intorno a noi, ma continuando mi accorgo di un piccolo laghetto. Non c'è un anima viva qui, ma il posto è tanto bello. Nel laghetto c'è qualche papera che nuota.

"Ma è bellissimo questo posto." annuncio con occhi sognanti.
"Papà portava qui sempre me e Asia, mia sorella. Venivamo qui d'estate a fare il bagno, durante le altre stagioni portavamo il pane alle paperelle." dice con un sorriso malinconico.
"Dev'essere stato davvero bello."
"Si, lo era. Davvero molto."
"E come mai mi ci hai portata?"
"Come ti ho già detto, con quella musica mi hai fatto tornare nostalgico. Poi mi andava e basta, non ci venivo da un'annetto. Le ultime volte che sono venuto ero sempre solo, ma un po' di buona compagnia non nuoce."
"Buonissima compagnia." lo correggo.
"Ora non esageriamo." scherza lui meritandosi un pugnetto sul braccio da parte mia.

Ci sediamo per terra sul prato, restando entrambi in silenzio. Ma non è un silenzio che mette a disagio, è silenzio piacevole. Ci godiamo la vista del lago, i rumori della natura. Tutto questo mi mette tranquillità.

"Fumi?" domanda lui, indicandomi una già rollata e io annuisco.
"Hai capito la sorellina di Faster." ridacchia sempre lui accendendola e facendo poi un tiro.
"Mi devi ancora conoscere bene, mio caro Fares."
"Ovviamente, di questa piccola gita fuori paese non diremo nulla a Faster, non è così?" domanda guardandomi con uno sguardo complice.
"Ovviamente no." rispondo io, mentre mi passa da fumare.

"Comunque, la sai una cosa?" inizio io.
"Che cosa?"
"Quando ero più piccola, parliamo di quando avevo 14 o 15 anni eh, avevo una piccola cotta per te." rido. Non so perché mi senta così sicura di dirglielo.
"Lo so." risponde lui con un sorriso beffardo.
"In che senso lo sai?"
"Lo sapevo già. Intanto, si capiva. Appena ti parlavo diventavi tutta rossa e nervosa. E poi Faster me l'ha confermato, ha detto che per sbaglio un giorno avevi lasciato una specie di quaderno aperto sul letto e c'era scritto 'Pietro' con tanti cuoricini intorno. Una roba del genere." dice lui continuando a ridere mentre io divento completamente rossa.
"Io quello lo ammazzo." dico riferendomi a mio fratello.
"Vabbè dai, era una cosa infantile, eri piccola. Se tu ne avevi 15, io ne avevo 19. Era una cosa impossibile ai tempi, quindi prendiamola sul ridere." cerca di rasserenarmi notando il mio imbarazzo.

Non so perché la mia mente si è soffermata così tanto su quel 'ai tempi'. Che cosa vorrebbe dire? Ai tempi no, ma ora si? Ora è una cosa altrettanto impossibile, proprio perché è uno dei migliori amici di mio fratello. Si incazzerebbe più con lui che con me. Non posso permettermi di rovinare un rapporto sia d'amicizia che lavorativo come il loro.
Ma infondo, di cosa mi preoccupo? Il problema nemmeno si pone. Io non provo alcun tipo di interesse romantico nei confronti di Pietro e viceversa. Per me lui è solamente l'amico di mio fratello. Fatto sta che dopo quel discorso cambiamo argomento e rimaniamo ancora più o meno un'ora così. A fumare e scherzare con questa bellissima vista di fronte a noi. Quando ci accorgiamo che inizia a fare tardi, ritorniamo alla macchina.

"Grazie per avermi portata qui. Sono stata bene." dico una volta saliti in macchina.
"Grazie a te per avermi tenuto compagnia. Sono stato bene anch'io. Ora muoviamoci a tornare che se no Faster mi, anzi ci ammazza." ironizza lui.

Partiamo e andiamo verso casa mia. Per fortuna non è tanto lontana da qui, in un quarto d'ora siamo a casa. Sto per scendere dalla macchina.
"Ci vediamo allora. Grazie ancora per il passaggio e per questa bella giornata."
"Di niente, ci sentiamo. Ciao." mi saluta e scendo dalla macchina.
Entro dentro casa. Sembra non esserci nessuno, tutte le luci di sotto sono spente. Salgo al piano di sopra e noto che la porta della camera di Faster è semiaperta e le luci sono accese. Vado e busso, entrando lentamente. Lo trovo sul letto che sta al telefono.

"Ei, sono tornata." annuncio e solo lì lui sembra accorgersi della mia presenza. Mette il telefono da parte e mi fa spazio per sedermi sul suo letto.
"Bentornata. Com'è andato l'esame? Racconta tutto." mi dice e io gli racconto le stesse cose ho detto anche a gli altri. Che è andato bene e bla, bla, bla...
"Sono contento. Fares invece si è comportato bene, vero?"
"Molto bene. Abbiamo fatto un po' tardi perché abbiamo pranzato con Gianmarco e ci siamo fatti un giro con lui." dico mentendo in parte.
"Dai, sono felice per te Sole." dice lui stampandomi un bacio in fronte.
"Senti un po', ho saputo che vi trasferite in uno studio vero. Perché non mi hai detto niente?" domando incrociando le braccia.
"Chi te l'ha detto? Fares?" chiede e io annuisco. "Volevo dirtelo, ma tra una cosa e l'altra mi sono completamente scordato. Comunque non è un vero e proprio studio eh... è sempre una cantina, ma che allestiremo per bene. Ora non sarai più costretta a sentire la nostra musica ripetizione."
"Grazie al cielo." dico ridendo.

Me ne torno in camera mia e mi butto nel letto sfinita. Questa giornata è durata tanto, anche troppo. Appena il mio corpo tocca il materasso crollo.

Disordine - Fares / bnkr44Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora