Capitolo 13

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EMPOLI, 17:28

Sono a casa da sola, ieri Fares mi aveva annunciato che sarebbe passato a prendermi per andare al laghetto. E' passata quasi mezz'ora da quando sarebbe dovuto arrivare. Inizio quasi a pensare che non si presenterà.
Ma se verrà, penso e temo voglia parlare di quello che è successo alla festa. Sinceramente non è un argomento che vorrei più affrontare. Quello che mi ha detto è stato insignificante, anche se tutti pensano il contrario. Lui era ubriaco, anche se fosse vero, sa meglio di me che quello che ha detto è una cosa impossibile per noi.
Improvvisamente, sento una macchina che si ferma davanti casa mia. Guardo fuori dalla finestra e noto che la macchina è proprio quella di Pietro.

Mi metto le scarpe e mi affretto a raggiungerlo. Vedo che non è sceso dalla macchina per aspettarmi come al suo solito, sta volta è rimasto seduto dentro. Busso al finestrino per farmi aprire, quando si accorge di me mi apre la porta.

"Ei." lo saluto imbarazzata. Spero che lui non noti il mio disagio.
"Ei. Scusami il ritardo, ho avuto un problema a casa. Non ho avuto tempo di avvisarti." almeno si è scusato dai.
"Stai tranquillo." rispondo allacciando la cintura di sicurezza e lui mette in moto la macchina.

Il viaggio dura 20 minuti, anche se oggi sembra durare 2 ore. Durante il tragitto nessuno dei due ha aperto bocca. Questo silenzio non era piacevole e rilassante, come lo è di solito con lui. Si percepiva la tensione all'interno di quella macchina. Tensione emanata soprattutto da me.  L'unica cosa a fare rumore era la radio che trasmetteva qualche canzone commerciale. Non ha nemmeno messo la sua musica, come al suo solito.
Dopo quei 20 minuti infiniti, vedo finalmente le campagne di scorsa volta. Parcheggia sempre nello stesso posto di scorsa volta e insieme scendiamo dalla macchina e ci mettiamo in cammino per raggiungere il lago.

"Cos'è quella?" domando indicando la busta che si era portato dietro, una volta arrivati al lago.
"Ora vedi." annuncia lui, passandomi la busta. Sbircio dentro e vedo del pane vecchio.
"Pane... vecchio?" chiedo confusa.
"Per le paperelle." sorride, strappando un piccolo sorriso anche a me. Mi fa quasi tenerezza.
"Che idea!" esclamo e ci sediamo sul prato, con difronte il lago.

Pietro spezza un piccolo pezzo di pane e lo lancia nell'acqua. Immediatamente 6 papere si avvicinano, per mangiarlo. Inizio anch'io a lanciare del pane alle paperelle, con loro che si affrettano a mangiarlo. Continuiamo così, sempre rigorosamente in silenzio. Decido però, di spezzare quel silenzio. Non ne posso più.

"Senti Pietro, sarò chiara. Perché mi hai portata al lago?" chiedo decisa.
"Allora Sole, mi serve il tuo aiuto. Anzi, ci serve il tuo aiuto." risponde riferendosi anche a gli altri ragazzi penso. Ora si che sono confusa.
"Vai, dimmi."
"Tu meglio di me sai che settimana prossima ci sarà il compleanno di Faster. Ecco, pensavamo di organizzargli una festa a sorpresa, ma ci servirà il tuo aiuto per organizzarla." mi dice finalmente. Tiro un sospiro di sollievo, almeno non riguarda l'altra sera.
"Che avevate in mente?"
"Pensavamo di organizzarla a casa vostra. L'idea iniziale era di farla al bunker, ma dato che lui è lì tutto il tempo non sapremmo bene come fare. Visto che voi avete casa libera quasi sempre, da voi sarebbe perfetto."
"Va bene, si può fare. Posso pensare io alla torta, se qualcuno di voi mi aiuta ad addobbare la casa."
"Manderemo Piccolo o Jack ad aiutarti direi."
"Perfetto." rispondo e qui si chiude la conversazione.

Inutile specificare che ritorna ad esserci quel silenzio. Il pane è anche finito, nonostante ci sia ancora qualche papera in cerca di briciole.

"Hai qualcosa che ti turba, non è così?" mi chiede Pietro.
"Ma va, che dici? Non ho niente." mento guardando altrove, mentre lui ha i suoi occhi puntati su di me.
"Sole, non mentire. Ormai lo capisco quando dici una bugia, inizi sempre a giocare coi tuoi anelli quando succede." mi fa notare ed io improvvisamente smetto di farlo.
"Dai, non c'è nulla che non va Pietro." sbuffo.

"E' da quando sono passato a prenderti che sei tutta tesa. Dimmi la verità, pensi ancora all'altra sera?" colpita e affondata. Ha tirato fuori quel discorso.
"Cos'è successo l'altra sera?" faccio finta di niente.
"Lo sai benissimo cos'è successo l'altra sera. Ero ubriaco, ho sparato un po' di stronzate. Non voglio rendere le cose strane tra di noi."
"Tranquillo, lo so. Non rendi le cose strane, quello che hai detto è stato insignificante per me. Non ti preoccupare." rispondo, dicendo una piccola bugia. Era tutt'altro che insignificante.
"Per me non proprio insignificante. Ma se preferisci lasciar perdere, va bene così" noto che il suo tono di voce è diverso, sembra quasi deluso?

"Facciamo finta di niente ok? Non voglio rendere le cose strane tra di noi." dico secca.
"Come vuoi tu. Vuoi che ti riporto a casa? Si sta facendo tardi."
"Stasera sono sola. Non c'è nessuno che mi aspetta, non abbiamo fretta."
"Allora rimaniamo ancora un po'." dice staccando finalmente il suo sguardo da me e ritorniamo a guardare il lago, con il sole che inizia a tramontare.

Passiamo così almeno un'altra mezz'oretta finché attorno a noi non si vede più nulla. Nel frattempo abbiamo parlato di cose un po' insignificanti. Gli ho anche raccontato dell'ipotetica mostra d'arte che Piccolo mi vuole aiutare ad organizzare. Secondo Fares, dovrei farla. Mi ha anche fatto i complimenti per il quadro che ho fatto per il bunker. Dice che gli è piaciuto molto.

"E quindi tu dipingi fin da piccolina, eh?" mi chiede Pietro.
"Già, ho sempre amato l'arte. In ogni sua forma e faccettatura. Quando ero più piccola, passavo le giornate a disegnare, colorare, dipingere e creare cose. Poi più cresci, più il tempo libero si riduce. Sei costretto a mettere le tue passioni al secondo posto, a meno che non ne fai un mestiere come sei riuscito a fare tu." gli sorrido sincera e lui ricambia.
"Sono stato un ragazzo fortunato, che dire."
"Molto fortunato."

"E dimmi, a che ora tornano tua mamma e Andrea?" mi chiede.
"Andrea mi aveva detto che dopo palestra sarebbe andato direttamente al bunker, quindi fai conto per le 23. Mamma in questi giorni è proprio via per lavoro. Tornerà dopodomani." gli spiego.
"E se andassimo a casa tua e mi mostrassi un po' le tue opere?" mi domanda improvvisamente. Non sono sicura che questa sia una buona idea. Ci penso su per qualche secondo, prima di rispondere.
"Va bene, andiamo."

Disordine - Fares / bnkr44Where stories live. Discover now