Capitolo 20

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EMPOLI, 19:11

"Raga, io accompagno Sole di nuovo alla sala." dice Pietro una volta che si è alzato dal divanetto, tirando fuori le chiavi della sua macchina dalla tasca dei pantaloni.
"Vai già via?" mi chiede Silvia dispiaciuta.
"Sì, scusate. Ma sono davvero sfinita. Finisco di rimettere tutto a posto e me ne vado direttamente a dormire." mento, o almeno credo, non sapendo bene che intenzioni abbia Pietro.
"Vuoi una mano a sistemare?" chiede mio fratello.
"No, stai tranquillo. Ce la faccio da sola. Ci vediamo a casa più tardi, non bere troppo mi raccomando." lo saluto e lui mi da un bacio sulla guancia.
"A dopo Sole. Mi raccomando a te Fares." gli dice Andrea, sembra davvero serio.
"Stai tranquillo bro." lo rassicura Pietro e infine entrambi salutiamo per bene tutti quanti, prima di lasciare insieme quel locale.

Andiamo a passo svelto verso la macchina, lui mi apre lo sportello facendomi entrare. Poi fa il giro della macchina per entrare anche lui.
"Quindi? Che ti va di fare?" si gira verso di me sorridendo.
"Non sto capendo. Non volevi portarmi alla sala?" chiedo incerta.
"In realtà voleva soltanto essere una scusa per portarti via da lì, ma se vuoi davvero andare lì allora..." inizia a dire ma lo interrompo.
"No, facciamo qualcosa. Non voglio tornare." ammetto e lui mi sorride. Sembra davvero contento all'idea di passare del tempo assieme.
"Perfetto. Sai, ho un'idea su dove portarti." inizia a mettere in moto la macchina.
"Dove?"
"Vedrai vedrai, ti piacerà."
"Perché devi sempre fare il misterioso?" sbuffo.
"Perché sei sempre così curiosa? Lasciati sorprendere ogni tanto." dice ridendo dolcemente e scuotendo la testa.

Iniziamo un altro dei nostri lunghi viaggi. Ben 50 minuti di viaggio, durante il quale abbiamo parlato ancora della mostra. Ho messo anche un po' di musica, per far passare il tempo più velocemente. Nonostante io abbia continuato ad insistere, Pietro non cede. Non vuole proprio dirmi dove andiamo. Lo capisco da sola soltanto dopo un po', quando vedo il cartello stradale che dice "Viareggio".

"Mi stai portando al mare?" mi volto velocemente verso di lui tutta sorridente. Mi guarda con la coda dell'occhio.
"Hai indovinato. Mai che ti fai fare una sorpresa." sbuffa facendo il finto offeso, ma non riesce a trattenere un sorriso.
Inutile dire che questa sorpresa non proprio sorpresa mi ha svoltato la serata. Arriviamo davanti al parcheggio di una spiaggia pubblica, in cui non sembra esserci nessuno. Scendo dalla macchina e subito respiro l'odore del mare. Non andavo al mare dalla scorsa estate, mi era mancato l'odore dell'acqua salata.
"Inizia ad avvicinarti se vuoi, ti raggiungo tra un'attimo." mi dice una volta sceso anche lui dalla macchina.

Io faccio come mi dice, andando verso la riva. Rimango lì in piedi con occhi incantati a guardare il mare di notte. Se il mare è bello di giorno, di notte lo è ancora di più. La calma e tranquillità che c'è in spiaggia quando non c'è nessuno, l'unico rumore che senti è quello delle onde, che ti trascina con se. Rimarrei qui tutta la notte.
Una mano si posa sulla mia spalla da dietro, facendomi ritornare alla realtà. Mi giro e vedo Fares che mi sorride con due birre e un telo in mano.

"Te l'eri già preparata allora!" lo accuso scherzosamente.
"Può darsi." ride sotto i baffi, stendendo il telo per terra per poi successivamente sederci entrambi. Apre anche entrambe le birre con l'aiuto di un accendino e me ne passa una.
"Grazie Faresito." lo prendo in giro e lui mi guarda male.
"Sai che odio quel nomignolo, vero?" mi chiede bevendo un sorso dalla sua bottiglia.
"Lo so, proprio per questo continuerò a romperti il cazzo." rido e lui mi da uno schiaffetto sul braccio.
"Sei proprio stronza eh, quasi quanto Faster."
"Non insultarmi così. Lui è molto peggio di me."
"Effettivamente." ridiamo entrambi.

Passiamo un'ora almeno a bere, a fumare una o più sigarette e a chiacchierare. Il mare fa soltanto da sfondo a noi due in questo momento. Non penso di aver mai provato un emozione simile a quella che sto provando stasera. Pietro sta riuscendo a farmi scordare di tutto ciò che è intorno a noi, con un semplice sguardo. Ogni volta che i nostri occhi si incrociano è come se si incastrassero tra di loro. Una volta che le nostre pupille si scontrano, rimaniamo così per svariati secondi, minuti, in silenzio. Ho capito che quando sono con Pietro non ho bisogno di tante parole, mi basta un suo piccolo gesto, la sua presenza a farmi stare bene. Non mi sento costretta a dover parlare di tutto, pur di non rimanere in silenzio. E' riuscito a trasformare quel "silenzio imbarazzante" in qualcosa di bello.

Forse Piccolo aveva davvero ragione sul fatto che stia nascendo qualcosa tra di noi, qualcosa di talmente grande, forse anche più grande di noi, che non possiamo fermare. E questa volta non lo voglio nemmeno fermare. Per una volta, voglio lasciarmi andare. Voglio fare ciò che voglio, senza la paura che a mio fratello non possa andare bene.
Ormai saranno passati ben 3 o 4 minuti da quando ci stiamo guardando. Pietro mi ha preso la mano e con il pollice mi accarezza lentamente e delicatamente il dorso della mano. Mi sembra che quei minuti durino un'infinità di tempo. Quando vedo che Pietro si smuove da quella posizione, posandomi la mano che fino a poco fa stava accarezzando la mia sulla guancia, il mio cuore inizia a battere in una maniera incontrollata. Mi accarezza lentamente la guancia, iniziando ad alternare il suo sguardo, passando dai miei occhi alle mie labbra. Pian piano si avvicina sempre di più e io inizio a sentire sempre più caldo. Ormai mi sembra di non avere più alcun controllo del mio corpo.

Lo riacquisisco però, appena sento il mio telefono vibrare. Pietro si blocca un'attimo, vedo il suo viso un po' scocciato.
"Rispondo." dico in imbarazzo e vedo che annuisce, senza proferire parola. Guardo lo schermo del telefono e leggo il nome "Gianmarco". Nella mia testa lo sto mandando a fanculo in cento lingue diverse.

"Pronto?" mi alzo allontanandomi un po' per rispondere alla chiamata.
"Ei Sole, come stai? Tutto bene?" mi domanda allegro.
"Si si, tutto bene. Che mi dici?"
"Oh niente, volevo chiamarti per farti i miei complimenti per la mostra. Ho visto le foto che hai postato, sembra davvero tutto bellissimo. Peccato che non sono riuscito a passare." dice dispiaciuto.
"Grazie Gian. Già, davvero un peccato."
"Comunque volevo anche dirti, che domani sarò ad Empoli, vado a trovare la mia famiglia. Se ti va usciamo a prenderci un aperitivo, che dici?" mi propone un po' insicuro.
"Ehm, ti faccio sapere, ok? Non sono sicura di riuscire."
"Vabbè, tu fammi sapere anche entro domani. Ci sentiamo Sole, buonanotte."
"Notte Gian." chiudo la chiamata.

Ritorno da Fares che sta giocherellando con la sabbia, quando mi vede ritornare si alza anche in piedi anche lui.
"Tutto a posto?" domanda ancora visibilmente imbarazzato per ciò che è successo poco fa.
"Si si, tutto bene. Forse conviene tornare. Si sta facendo tardi, devo ancora sistemare la sala." cerco una qualsiasi scusa per andarmene.
"Hai ragione, andiamo dai." raccogliamo il telo, le bottiglie vuote e ritorniamo alla macchina, avviandoci verso Empoli.

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Eii, questo capitolo è leggermente più lungo degli altri, spero che la cosa vi possa fare piacere. Quante cose che sono successe in questo capitolo. Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate della storia. Se vi sta piacendo, se avete qualche pensiero a riguardo. Mi farebbe piacere saperlo <3

Disordine - Fares / bnkr44Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang