Capitolo 14

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EMPOLI, 20:23

Lotto con le chiavi, per riuscire ad aprire la porta. Pietro dietro di me, che aspetta di entrare. Alla fine è qui per questioni "artistiche", che c'è di male? Quando finalmente riesco ad aprire la porta, entriamo dentro casa. Accendo le luci e lui si guarda intorno, come se non avesse mai messo piede in questa casa.
"Che c'è? Non sei mai stato qui?" lo prendo in giro.
"No guarda, proprio mai." risponde ridendo.

Faccio per salire sul al primo piano, ma lo vedo insicuro sul seguirmi.
"Dai vieni, i quadri sono tutti in camera mia." mi volto verso di lui, che mi guarda titubante ma poi decide di seguirmi. Saliamo su per le scale e apro la porta di camera mia. Appena accendo la luce di camera mia, la mia piccola galleria d'arte si fa vedere. Per fortuna che ieri sera ho sistemato camera.

"Non ci posso credere." annuncia con una espressione in viso indescrivibile.
"Che cosa?"
"Cioè, tutti questi dipinti li hai fatti tu?"
"Già, ovviamente nel corso di un po' di anni. Infatti potrai notare la differenza di qualità tra alcuni." rispondo ridendo imbarazzata. Mi mette un po' in soggezione esporre la mia arte a qualcuno con cui ho poca confidenza.
"Sei bravissima, credimi." mi fa i complimenti e inizia ad avvicinarsi lentamente ai vari dipinti.

"Questo cosa rappresenta?" indica uno dei dipinti un po' più astratti.
"Ecco, qui c'è la figura di una donna, riesci a riconoscerla?" rispondo indicando un punto preciso del quadro.
"Ah si, hai ragione. E questa donna sei tu?"
"Non sono io, rappresenta mia mamma. Questo quadro l'ho fatto pensando a mamma. Come puoi notare, la donna è visibilmente stanca. Queste qui sono delle occhiaie, mentre queste altre sono della cicatrici. Le cicatrici sono metaforiche ovviamente. Mia madre ha sofferto molto, fin troppo. Soprattutto per colpa di mio padre, che l'ha lasciata sola con due figli, senza neanche un soldo. Mia madre ha dovuto costruirsi tutto da sola, ha dovuto e deve continuare a portare questa casa da sola. Lavorando giorno e notte." spiego con gli occhi lucidi.
"Tua madre è una gran donna." risponde lui, mettendomi un braccio attorno alle spalle come per trasmettermi forza.
"E' un punto di riferimento per me, nonostante io la veda poco, le voglio un bene dell'anima. Mi ha fatto male vederla soffrire così tanto in questi anni." una lacrima ormai casca dal mio occhio e per nasconderla abbraccio istintivamente Pietro.

Non posso negare, che tra le sue braccia sto bene. Non c'è imbarazzo o disagio, riesce a trasmettermi tranquillità. Appena mi calmo, mi stacco da quell'abbraccio sorridendogli. Anche lui mi sorride e ci incantiamo entrambi così per più di qualche secondo. Mi sembra di essere tornata a quella sera, in cui una volta scesa dalla macchina siamo rimasti a guardarci nello stesso identico modo. Con gli stessi identici occhi.

Improvvisamente però, quel momento viene interrotto dalla porta di casa che si apre. Sembra proprio che non ci sia pace per noi due, ogni volta veniamo interrotti da qualcosa o qualcuno. Deduco che sia mio fratello quello che è arrivato a casa. Ma non doveva andare al bunker?

"Non avevi detto che tuo fratello doveva andare al bunker dopo palestra?" mi sussurra agitato.
"Doveva. Non so cosa ci fa qui. Veloce, calati."
"Ma sei pazza? Dal secondo piano?" risponde ancora più agitato.
"Pietro c'è il balcone, o ti cali, o siamo morti entrambi." mi affretto a spiegare.
"Vuoi vedere morto solo me?"
"Smettila di fare lo scemo, veloce. Vai, vai!" dico spingendolo verso il balcone. Senza pensarci troppo, lo saluto con un bacio sulla guancia e lui si cala lentamente giù dal balcone. Per fortuna che non ha parcheggiato la macchina direttamente di fronte casa.

Velocemente scendo giù dalle scale, vedendo la figura di mio fratello che fruga nel suo borsone.
"E tu che ci fai già qua?" domando tesa, sperando lui non se ne accorga.
"Nulla. Dovevo andare al bunker ma ho sonno quindi ho deciso di tornare prima. Perché tutta questa agitazione?" mi prende in giro.
"Ma quale agitazione? Sono tranquillissima."
"Mah, sarà. Non è che eri con qualche ragazzo, eh sorellina?" mi sorride malizioso continuando a prendermi in giro.
"Si certo, smettila di fare il coglione." dico seria.
"Che permalosa, dai scherzavo." sbuffa lui dandomi un abbraccio.
"Che schifo Andrea, puzzi e sei sudato. Staccati." rido cercando di allontanarlo.
"Dai vado a farmi la doccia. Ti va se ordiniamo due pizze e ci guardiamo un film io e te stasera?" mi domanda.
"Dai, ci sta. Vai a lavarti ora, muoviti." dico prendendo il suo borsone e glielo lancio. Lui lo afferra e sale su a farsi la doccia.

Nel frattempo ordino le pizze. Per me una margherita e per lui una diavola. Inizio anche a scegliere un film da guardare insieme, alla fine opto per 'Una notte da leoni', un film che abbiamo già visto entrambi ma ci piace molto.
Le pizze sono arrivate ma io fratello no. E' più lento di me a farsi la doccia. Dopo un po' lo vedo scendere giù dalle scale con i capelli ancora bagnati.

"Alla buon ora, le pizze sono arrivate." dico seduta sul divano
"Sono ancora calde?" mi chiede sedendosi accanto a me.
"Si, almeno quello."
"Che film hai scelto?" mi domanda e io accendo la TV per mostrarglielo. "Uh, una notte da leoni. E brava Sole."
Ci mettiamo a guardare il film e mangiare le nostre pizze. Senza farmi notare da Andrea, decido di mandare un messaggio a Fares.

io
sei arrivato sano e salvo a casa?

Dopodiché levo il telefono, scordandomi anche di controllare se mi avesse risposto e continuo a guardare il film.

Disordine - Fares / bnkr44Where stories live. Discover now