11. Mente Fredda

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«Oddio, Lou, pensavamo non ti svegliassi più!»

Le sue amiche lo accerchiavano e la guardavano dall'alto. Louis si tirò sul dal letto stropicciandosi gli occhi. «Che succede?»

«Ci hai spaventato...» Jennifer sembrava davvero preoccupata. «Ti sei addormentato all'improvviso, mentre ti parlavano. Abbiamo pensato che forse avevi bevuto troppo, ma poi stamattina non ti svegliavi... È quasi un'ora che ci proviamo... Stavamo per portarti al pronto soccorso.»

Beh, sarebbe stato imbarazzante se il dottore che lo visitava avesse notato che portava il costume da bagno sotto al pigiama.

«Beh, tranquille... Ho solo il sonno pesante.» ridacchiò Louis.

«Veramente ti sei sempre svegliato al minimo rumore, da quanto ricordo.» commentò Christine. «Ti senti bene?»

«Dammi tregua, Chris! Sto benissimo. Ho solo un bel mal di testa per via della sbornia di ieri sera.» In realtà il mal di testa gli era passato nell'Altra Metà, qualche buon'ora prima, ma le ragazze parvero tranquillizzarsi e andarono tutte a fare colazione.

Nel pomeriggio, Louis si preparò per la serata con Kevin e lui lo chiamò per informarlo che lo avrebbe portato a cena fuori. Il ragazzo sperò di non addormentarsi troppo presto e, per evitare problemi, lo informò che non poteva tornare a casa troppo tardi.

Lui lo passò a prendere alle sette e mezzo e lo portò in un bel ristorante poco lontano da casa. Parlarono del più e del meno e bevvero del vino rosso.

A fine serata, erano entrambi un po' brilli e non riuscivano a smettere di ridere.

Dopo aver pagato, Kevin lo riaccompagnò a casa. Louis sapeva che lui si aspettava un invito a entrare, ma non poteva permettersi di addormentarsi di botto com'era successo a casa di Christine, quindi lo salutò con un bacio sulla guancia, sulla porta di casa.

Kevin lo guardò con occhi brillanti e gli sorrise malizioso, nel buio del portico. «Tutto qui?»

Al diavolo, pensò Louis, e lo baciò. Kevin lo prese subito per i fianchi e gli schiuse le labbra con la lingua, mentre lo attirava a sé. La presa del ragazzo era forte, aggressiva, e gli faceva quasi male. Il bacio non durò a lungo: Louis si staccò in fretta, leggermente irritato da quel tocco quasi violento. Dentro di sé diede la colpa al vino e lo salutò con un sorriso, mentre il ragazzo gli dava la buonanotte e tornava alla macchina.

Quando si fu vestito e infilato sotto le coperte, rabbrividì al pensiero di quello che l'aspettava.

Un altro giorno nell'Altra Metà del Mondo.

***

Si svegliò con un suono strano in testa. Quando aprì gli occhi, vide Harry seduto accanto al basso tavolino, intento a levigare una lunga sciabola, probabilmente apparente al coniglio, con una pietra delle dimensioni di un suo pugno.

«Che fai?» gli chiese.

Lui si girò sorpreso verso di lui. «Ah. Buongiorno anche a te, principessa! Sto lavorando per te.»

Louis si alzò e si guardò attorno. Non c'erano né Joe né Nadia. «Che significa?»

«Ti sto facendo un pugnale. Anche Joe e Nadia ne hanno uno e mi sono stancato di prestarti i miei.» Gli sorrise, divertito. «Sono geloso dei miei coltelli.»

In quel momento, entrò Joe dalla porta.

«Oh, buongiorno principessa!» lo salutò. Ma perché dicevano tutti le stesse frasi? «Era ora che ti svegliassi.»

«Eri già sveglio?» gli chiese Louis.

Joe rise, aggiustandosi gli occhiali. «Si, ero un attimo in bagno.»

L'Altra Metà del Mondo / L.S.Where stories live. Discover now