39. Imprevisto

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Ho voluto aggiornare perché è un po' corto come capitolo, ma, come al solito,  PIENO DI SORPRESE!

Buona lettura,
Charly

Tutti i diritti vanno a
IreneToccaceli


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Louis rimase a guardare il test di gravidanza mangiucchiandosi le unghie. 

Era il terzo, e tutti e tre avevano dato lo stesso risultato. Solo due giorni prima, dubbio e paura avevano invaso la mente e il cuore di Louis, quando Natalie era comparsa come un fantasma nelle loro vite. E ora un'altra vita si legava alle loro, e Louis non sapeva cosa fare. 

Non comprendeva come fosse potuto succedere e non aveva la minima idea di come avrebbe reagito Harry. Il solo pensiero di perderlo era insopportabile.

Cercò di convincersi che era un suo diritto saperlo, ma quando sentì il portone di casa aprirsi si affrettò a nascondere i tre test dentro una busta e buttarla sul piccolo secchio del bagno. Si stampò un falso sorriso sul volto e scese di sotto per andare ad abbracciare Harry. Quando lo vide, il sorriso si fece vero e per un attimo si dimenticò che avrebbe dovuto parlargliene, prima o poi. 

La verità era che Louis non era sicuro di volere quel bambino. 

Se non ci fosse stata l'Altra Metà, gli sarebbe piaciuto. 

Ma ora una serie di preoccupazioni gli si affacciavano in mente. Non sapeva se la gravidanza si estendesse anche all'Altra Metà del Mondo. Come avrebbe potuto sopravvivere in quel luogo pieno di pericoli quando la gravidanza gli avrebbe impedito di muoversi velocemente e difendersi dagli attacchi? Come avrebbe fatto a prendersi la responsabilità di sopravvivere per sé e per la nuova creatura che portava in grembo? 

Ma c'erano anche altre domande che Louis si faceva da tempo. Se anche fosse riuscito a sopravvivere e a far sopravvivere il bambino nell'Altra Metà, non era sicuro di cosa sarebbe successo quando fosse nato. Sarebbe nato nel mondo reale o nell'incubo? Avrebbe ereditato questa seconda vita come una malattia o ne sarebbe stato immune? E cosa sarebbe successo se il piccolo fosse stato legato solo all'Altra Metà del Mondo e fosse stato costretto a passare lunghe notti da solo quando i genitori fossero scomparsi per tornare nel mondo reale? 

Louis non se lo sarebbe sentito di crescere un bambino in un mondo dove ogni giorno avrebbe rischiato la vita. Non avrebbe sopportato di perderlo e allo stesso tempo avrebbe dovuto lottare perché non rimanesse orfano, solo e sperduto in una realtà fatta di mostri e prove da superare. 

Avrebbe vissuto con la paura, come un fantasma sempre al suo fianco. 

Decise quindi di aspettare un segno, qualcosa che gli dicesse che il piccolo sarebbe stato presente anche nell'Altra Metà. Se così fosse stato, se la sua gravidanza si fosse estesa a quel mondo irrazionale, non avrebbe tenuto il bambino.

Sperava solo che non fosse così.                         
                                                                    *** 

Passarono le settimane. Louis cominciò a fare più attenzione a ciò che mangiava e agli sforzi che faceva. Il suo fisico magro e asciutto sembrava essersi riempito, creando curve dove prima non ve ne erano. Harry ne fu contento: gli piaceva il fatto che avesse messo su qualche chilo, ad andare a coprire la magrezza che lo aveva sempre contraddistinto.

Nonostante tutto andasse a meraviglia e gli attacchi di animali si fossero ridotti al minimo, Louis non poteva fare a meno di farsi prendere da momenti di malinconia. Gli sbalzi di umore erano diventati una costante da quando aveva scoperto di aspettare un bambino e Harry pensava che fossero causati da Natalie. 

Un giorno, mentre sedevano alla luce del tramonto sulle rive del Lago Caldo, Louis sospirò e disse: «Questo posto sembra eterno. È come se il tempo non passasse mai... mi sembra di essere qui da una vita intera.»

Harry annuì in silenzio, guardandolo di sottecchi.

«Sai cosa mi manca più di tutto?» continuò Louis, malinconico. «I sogni. Andare a letto e domandarmi che sogno farò. Svegliarmi con la sensazione che uno dei miei sogni più belli mi stia scivolando tra le dita e chiudere gli occhi per cercare di trattenerlo, per non lasciarlo svanire.» Chiuse gli occhi. «E anche gli incubi mi mancano.»

Harry lo guardò incuriosito. «Gli incubi?»

Louis annuì e riaprì gli occhi. «Sai, la grande paura che provi quando vivi un incubo spaventoso. E poi ti svegli... e capisci che stavi solo dormendo. E allora ridi della tua paura, ti rilassi e chiudi di nuovo gli occhi.»

«Io non ricordavo mai i sogni che facevo di notte.» commentò Harry. 

«Io sì, quasi tutti. Da quando sono qui, invece...» Il ragazzo alzò gli occhi e incontrò il suo sguardo. «Mi sembra di non poter più dormire. Ho la sensazione di essere costantemente sveglio o costantemente addormentato. E questo incubo perenne... questo incubo mi ha portato via i miei sogni.»                                                                           *** 

Dopo tre settimane da quella sera, Louis cominciò a sentirsi strano. La nausea lo assaliva ogni volta che un odore troppo forte gli arrivava alle narici. Ripulire le prede nell'Altra Metà era diventato disgustoso e complicato, e Harry aveva iniziato a farlo per lui. A volte lo guardava in modo strano, con un'espressione d'impotenza sul volto. Louis sapeva che avrebbe voluto capire, poter fare qualcosa, ma lui non voleva che sapesse. 

I suoi pensieri stavano prendendo una direzione di cui sapeva si sarebbe pentito, ma la paura di crescere un bambino in quel mondo selvaggio era troppo forte, troppo presente.          

Non voleva che nascesse.

L'Altra Metà del Mondo / L.S.Where stories live. Discover now