1 Emily

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Eccoci qui, seduti sui "comodissimi" sedili dell'aereo, nuovamente in viaggio per tornare a casa. Ma questa volta non siamo solo noi due, bensì siamo in cinque. Lo so che cinque vi sembra un numero strano, ma è così. Siamo tutti insieme: io seduta in mezzo tra si miei due fratelli Daniel e Ryan, mentre mamma e papà sono seduti sui sedili di fronte a noi mano nella mano. Sì, avete sentito bene, si stanno tenendo per mano. Diciamo che i nostri stanno piano, piano risolvendo i loro problemi di coppia. Si sono riavvicinati dopo l'incidente in macchina, prima che iniziassero le vacanze estive. 

Io e Ryan non abbiamo ancora perdonato del tutto i nostri, a causa del segreto che ci hanno nascosto. Ho come la strana sensazione che, oltre al fatto che sono stati obbligati a mandare Daniel in adozione a causa della situazione finanziaria dell'epoca, c'è anche dell'altro sotto tutto questo. Non glielo voglio chiedere, perché in questo tempo ho sofferto abbastanza e non voglio sentire qualcos'altro che mi rattristerebbe. Per questo aspetto che siano loro a dircelo.

Mamma è dovuta rimanere più o meno due settimane in quella piccolissima stanza in ospedale, e noi la andavamo a trovare subito dopo scuola.

Parlando di scuola, sono arrivate le pagelle. Indovinate, siamo stati tutti promossi quindi a settembre si va tutti in quarta superiore. Che felicità.

Il giorno dopo l'uscita dei voti, siamo partiti per andare in vacanza. I nostri hanno pensato che questo viaggio ci avrebbe fatto avvicinare di più a nostro fratello appena ritrovato. Ancora non abbiamo quel legame intimo, come tra me è Ryan, ma lentamente ci stiamo riavvicinando.

Il nostro viaggio è durato per più di un mese, e posso dire che è stato il più bello della mia vita, fino ad adesso. Spero che farò altri viaggi come questo, dato che amo viaggiare e spero anche di andarci insieme alle persone che amo.

La nostra prima tappa è stata New York.

Ho sempre voluto visitare "la Grande Mela". Una città sempre in movimento, che non dorme mai, sia di notte che di giorno.

All'hotel in cui stavamo, nella zona dell'Upper West Side, mi piaceva sedermi sul davanzale della finestra, appoggiando la fronte contro il vetro e guardare in basso. Fortuna che non soffro di vertigini. Le luci della città che illuminavano l'intera stanza, come se fosse giorno ed io non riuscivo a dormire.

Non riuscivo a dormire, ero molto eccitata all'idea di essere nella città che volevo vedere ormai da tantissimo tempo. Quasi ogni sera mio fratello Ryan si sedeva dietro di me, circondandomi la vita con le mani mentre io mi appoggiavo contro il suo petto. Una volta, solo una volta, anche Daniel si era unito a noi, ma si era addormentato dopo circa soli cinque minuti con la testa appoggiata al vetro.

Vedevo passare i taxi uno dopo l'altro, e posso dire che non ne erano pochi bensì file intere, persone che uscivano da ristoranti o bar nella tarda notte. Le luci della città che illuminavano l'intera stanza, come se fosse giorno. Se allungavo un pochino di più la vista, riuscivo anche a vedere Central Park. Mi ha sempre affascinato quel pezzetto di natura, con un lago e pieno d'alberi e con tanti animali soprattutto di scoiattoli, posizionato proprio in mezzo a tutti quei grattacieli.

«A cosa pensi?» mi domanda Ryan posando la sua testa nell'incavo del mio collo.

«Sto pensando al bellissimo contrasto tra Central Park e il resto della città», dico continuando a guardare fuori dalla finestra.

«Ci avrei scommesso. Il modo in cui guarda la città, soprattutto quando andiamo in giro per musei, a bocca aperta e hai quel strano luccichio negli occhi come quando apri un regalo a natale. Mi ero completamente dimenticato che, alla mia piccolissima sorellina piace moltissimo l'architettura».

Ecco a voi un altro lato di me che non conoscevate, adoro moltissimo l'architettura soprattutto graphic designer. Infatti, da grande, vorrei diventare una che arreda gli appartamenti ormai in stato pietoso e gli trasforma in bellissimi appartamenti molto moderni.

«Tu, invece, a cosa stai pensando?» gli chiedo girando la testa verso di lui.

Abbassa lo sguardo sul letto, in cui Daniel sta tranquillamente dormendo. «Al fatto che, tutto quello che fino ad adesso abbiamo sognato è reale. Proprio tutto, e io non riesco ancora a crederci oppure non ci voglio credere», sospira rumorosamente.

«Ti capisco più di qualsiasi altra persona al mondo, non perché sono tua sorella, ma perché ti voglio bene più di quanto tu voglia a te stesso e se te soffi o hai solo qualche pensiero strano io lo percepisco», dico. «Ed i questo momento ho i tuoi stessi pensieri, ma di una cosa ne sono certa so che di Daniel ci possiamo fidare».

Annuisce e mi stringe di più a lui.

Ormai per noi era diventata una tradizione sederci sul davanzale della finestra, ma dopo due settimane siamo dovuti partire per la nostra prossima tappa: Miami.

Posso tranquillamente dire che mi ricordava tantissimo Los Angeles. Con quel sole pungente che faceva bollire pure le pietre, i ragazzi che passavano le intere giornate in spiaggia, oppure gli vedevo sfrecciare accanto a noi in skate o andare a fare surf.

Il primo pensiero che mi veniva in mente appena vedevo quella tavola a quattro ruote, come la chiama mio padre, era Theo Raeken. Ovviamente lui era sempre il mio primo pensiero, ma in quel momento sentivo il bisogno di averlo accanto a me, di abbracciarle di sentire le sue labbra sulle mie.

Mi ricordava i momenti in cui lui mi insegnava a mantenere l'equilibrio sulla tavola mentre mi metteva le mani sulla mia vita. Eravamo piccolissimi. Sono i primi momenti passati insieme a lui.

Solo adesso mi sono accorta che non vi ho praticamente raccontato niente di quello che abbiamo visitato, ma non perché non volevo raccontarvele e solo che la ritengo un'informazione che non va condivisa con tutti. Ognuno deve avere i sui ricordi personali che non può condividere con il mondo.

«Va tutto bene?» mi domanda Daniel riscuotendomi dai miei pensieri.

«Si, va tutto benissimo. Stavo solo pensando alla nostra vacanza e del fatto che vorrei tornare a New York e non a scuola», rispondo.

«Anche io non vedo l'ora di tornare, ma stai tranquilla che mancano più o meno due mesi all'inizio della scuola e i tuoi due fratelli qui presenti, sono pronti a farti divertire come tu non l'ho abbia fatto in vita tua, vero Ryan?», dice dando un pugno sulla spalla di Ryan. La sua mano mi è passata proprio davanti alla faccia.

«Si, hai ragione», dice l'altro mio fratello alzando lo sguardo dal telefono. È molto frustrante, ora, dovervi sempre specificare di chi sto parlando. Prima era tutto più facile. «Comunque, da quello che ho capito dai nostri carissimi amici, in aeroporto ci sta aspettando una sorpresa»

Non riesco a risponde, dato che i nostri si girano verso di noi. «Scusate ragazzi se stavamo origliando, ma parlando di sorprese anche noi ne abbiamo una per voi tre», dice mamma porgendo una scatoletta di velluto a ognuno di noi. «Prima che voi nasceste, i vostri nonni hanno creato per voi degli oggetti di famiglia. Per te Emily hanno creato un anello in argento, con inciso il cognome della nostra famiglia. Anche por voi ragazzi sono stati fatti degli anelli come quello di vostra sorella, ma con l'aggiunta di una catenina. Potete decidere se tenerlo al collo o sul dito».

«Anche io e vostra madre abbiamo un oggetto appartenete alla nostra famiglia, con il nostra cognome inciso sopra. Le nostra cono delle collane d'oro. Anche i vostri nonni le hanno», dice papà.

«Grazie», rispondiamo noi tre in coro.

«Non ringraziate noi, ringraziate i vostri nonni», dico loro rimettendosi a sedere.


Let Me Love You 2//Theo RaekenWhere stories live. Discover now