7 Emily

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Il giorno stesso, la situazione di Daniel è peggiorata ulteriormente. Hanno cominciato a comparirgli delle piccole bollicine su tutto il corpo, soprattutto sul torace e sulle gambe, oltre alla febbre. Non è varicella. I dottori hanno solo detto che è una possibile reazione allergica ha qualcosa che ha mangiato di recente.

Adesso siamo, di nuovo, in una stanza dell'ospedale. Daniel sta dormendo, dato che gli hanno dato delle medicine. Mamma e papà sono seduti sulle sedie accanto al suo letto, Ryan è accanto a me ed entrambi siamo appoggiati al muro accanto alla finestra. Ho lo sguardo perso nel vuoto, mentre osservo fuori.

«Cos'è successo a mio figlio?» domanda una donna praticamente urlando, appena spalanca la porta della stanza.

La fulmino con lo sguardo. «Sta dormendo, non urlare», le dice suo marito posandole una mano sulla spalla.

Ecco a voi James e Lauren, i genitori a cui è stato dato in affidamento Daniel. Due persone abbastanza odiose. Lei è la classica donna con vestiti attillati, tacchi vertiginosi, capelli e trucco sempre in ordine. Non ha neanche un capello fuori posto. Lui, invece, è il classico uomo giacca e cravatta, e tutto quello che dice la moglie è giusto.

Non è la prima volta che vedo i genitori adottivi di mio fratello, sono già un paio di volta, ma ogni volta inizio ad odiare sempre di più Caterina.

Come se io non avessi notato che, ogni volta che mia mamma accarezza o tocca Daniel, che equivale a un tocco da parte della madre biologica, Lauren la fulmina con lo sguardo. Una sguardo del tipo: "Togli quelle mani da mio figlio. Lui è mio".

Che stronza. Uno, non è suo figlio. Due, lei lo ha solo cresciuto. Tre, deve cambiare il suo atteggiamento altrimenti sarò io la prima che la prenderà a schiaffi. Ne avrei il coraggio. E poi con quale diritto, si precipita qui, urlandoci contro. Cara mia, non hai ancora imparato le regole. Se tutti i Jackson sono riuniti nella stessa stanza, o si trovano nello stesso posto, è praticamente nostro territorio. Adesso questa stanza è il mio, il nostro territorio, quindi rispetta le regole oppure vattene via.

«Qualcuno mi dica quello che sta succedendo a Daniel», continua Lauren con lo stesso tono di voce. Se la sta cercando proprio. Anche la mia pazienza ha un limite, e se qualcuno la supera, per lui si mette male. Chiedetelo pure a chiunque mi conosca.

«Abbassa i toni», ringhio e da parte sua ricevo un'occhiataccia. Non me ne frega minimamente del modo in cui mi guarda, oppure se io sono stata troppo volgare.

Mio fratello Ryan, mi prende per mano e subito dopo si rivolge ai nostri genitori. «Noi andiamo a fare un giro, mentre voi parlate», dice. Praticamente mi trascina di peso via da quella stanza e si dirige verso la collina fuori dall'ospedale, il posto dove abbiamo scoperto che Daniel è nostro fratello.

«Perché mi hai portata via di li?» gli domando appena molla la presa su di me per sedersi su una panchina.

Alza lo sguardo su di me. «Secondo te? Mancava pochissimo prima che staccassi la testa a morsi a Lauren», risponde. «Sinceramente te l'avrei lasciato fare volentieri, dato che neanche a me piace così tanto, ma poi ho pensato a Daniel e a come si sarebbe sentito dopo. E poi eravamo anche insieme ai nostri genitori».

Resto sbalordita da queste sue parole, ma mi spunta lo stesso un sorriso. «Quindi non sono l'unica a cui non piace quella li?» domando sedendomi accanto a lui.

«Tranquilla, non piace neanche a me dopo tutto quello che ha fatto insieme a suo marito», risponde, ma l'ultima parte non me l'aspettavo.

«Che intendi dire?»

«Avrei preferito aspettare, in questo modo avrei avuto la conferma di tutto ma a mia sorella non riesco a nascondere niente», dice e io lo incito a continuare. «Un giorno sono entrato nell'ufficio di mamma e papà per fotocopiare una roba per la scuola, ma mi sono fermato subito appena ho visto una roba fuori posto. Sul tavolo c'era un raccoglitore giallo con scritto "DANIEL" sopra, e preso dalla curiosità lo aperto per guardare cos'era.
Il raccoglitore conteneva tutti i documenti dell'adozione di nostro fratello. Tutti i documenti dei processi, proprio tutti. Ma uno di loro è il più importante, dato che era sottolineato interamente dall'evidenziatore. Non ho fatto in tempo a leggere niente, che è entrata mamma. Io ho continuato a fare le mie fotocopie, ma intanto osservavo con la coda dell'occhio anche mamma. Ho visto dove tiene il raccoglitore, così, mentre loro erano al lavoro, sono andato a prenderlo e gli ho fatto qualche foto. I nostri non ci hanno detto l'intera verità, hanno continuato a mentirci.
Non l'ho ancora finito di leggere sono solo all'inizio, dato che ci sono un sacco di parole e termini che non conosco. Adesso ho bisogno del tuo aiuto per continuare. Ho bisogno dell'aiuto di mia sorella».

Rimango a bocca aperta. Ci risiamo. Un altro problema, continua la storia dell'anno scorso. «Ti aiuto», sussurro.

«Ripeti», dice girandosi verso di me.

«Mi hai sentita. Farei qualsiasi cosa per noi, per nostro fratello», dico. «E, penso, di avere un piano per poter ottenere qui documenti senza che mamma e papà si accorgano della mancanza del raccoglitore».

«Ti ascolto, sono tutto occhi e orecchie».

«Perfetto», dico alzandomi in piedi e cominciando ad incamminarmi verso il parcheggio. «Per prima cosa prendi il telefono e chiama papà per dirgli che noi torniamo a casa per riposare, visto che siamo troppo stanchi. Appena arriviamo comincerà la seconda fase del piano».

«Ecco il lato di mia sorella che adoro di più. Quello determinato a fare qualsiasi cosa per chi ama», dice dandomi un bacio sulla guancia.




«Lo so che è stata una mia idea,  ma sei sicuro che stiamo facendo la cosa giusta?» domando appena apro il portone di casa.

«Sicurissimo», risponde Ryan togliendosi le scarpe per poi dirigersi verso le scale. Lo seguo.

Non entra nell'ufficio dei nostri, bensì nella loro camera da letto. Non faccio domande, dato che io non so proprio niente di questo "nascondiglio segreto". La camera dei nostri è quasi la più bella della casa, ovviamente dopo la nostra. Possiede quasi tutte le tonalità di bianco immaginabili, forse anche qualche sfumatura di grigio. Accanto alla porta, sulla sinistra, un armadio bianco, decorato in vecchio stile. Ha un'enorme letto posizionato sulla parete di sinistra con sopra delle nostre foto, e di fronte a questo una porta che da sul bagno. La finestra, di fronte alla porta, mostra il nostro bellissimo giardino con la piscina.

Ryan si dirige dalla parte del letto in cui dorme mamma, e si inginocchia. «Spero soltanto che non ha cambiato nascondiglio», dice infilando il braccio sotto il letto per tirarne fuori una valigetta argento, tipo quelle che si usano nei film quando si portano i soldi. Dentro si trova quel raccoglitore giallo.

«È questo?» domando prendendolo tra le mani per poi aprirlo.

«Si», risponde. «Mi avevi detto che, appena saremmo arrivati a casa e dopo aver preso i documenti, mi avresti rivelato la seconda fase del piano. Adesso parla».

«Vieni con me», dico uscendo dalla stanza per entrare nell'ufficio con il raccoglitore in mano. Accendo la stampante. «Quando mi avevi detto che eri riuscito a fare delle foto, ma non a tutti i fogli, mi è venuta l'idea di fotocopiare tutto in modo da poter leggere con calma tutto senza essere scoperti».

«Ottima idea, ma facciamo in fretta prima che tornino i nostri a casa», dice passandomi i fogli, uno ad uno.

Siamo così concentrati, che non ci accorgiamo neanche che qualcuno sta suonando al campanello. Mi giro subito verso mio fratello. E se fossero i nostri?

«Vado io», dico. «Se mi senti che dico "mamma sei arrivata" allora metti tutto via. Se veniamo scoperti siamo in guai molto seri».

Quando arrivo alla porta ho tutte le mani bagnate e ho cominciato a sudare freddo. La mano quasi mi scivola quando tocco la maniglia.

Se avessi avuto a portata di mano, qualsiasi oggetto abbastanza pesante da colpire una persona, lo avrei sicuramente usato contro la persona che si trova davanti alla mia porta.

Let Me Love You 2//Theo RaekenWhere stories live. Discover now