41 Parrish

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Non saprei proprio come dare voce alle emozioni che provo in questo preciso momento. Credo siano un misto di felicità e preoccupazione per tutto quello che potrebbe andare storto oggi. Si, io solitamente vedo la parte negativa della situazione mai quella positiva. 

«Sei emozionato per questo pranzo?» mi domanda Alex mentre mi aiuta a sistemare la cravatta. «Non ti dona molto, staresti meglio senza».

«Allora possiamo toglierla», rispondo. «Non sai quanto sono emozionato. Conosco quelle persone praticamente da tutta la vita e sono terrorizzato perché voglio fare una buona impressione su di loro».

Sul viso di Alex inizia a farsi strada un bellissimo sorriso. «Come hai detto tu, conosci quelle persone da tantissimo tempo, quindi la fase delle brutte figure è passata da moltissimi anni. Ormai tu fai praticamente parte di quella famiglia, vuoi bene a quei ragazzi come se fossero tuoi fratelli», dice. «Al contrario, per me è la prima volta che li incontro tutti insieme, quindi quella agitata in questa situazione dovrei essere io».

Quando Alex si emoziona tende a parlare tanto e soprattutto in modo veloce, quindi per calmarla le poso un bacio sulla fronte. «Sei la persona più gentile che conosca, quindi vedrai che andrà tutto per il verso giusto», sussurro. «Devi stare tranquilla». 

Ovviamente non mi ascolta. «Questa notte sei riuscito a dormire qualche ora dopo la giornata stressante che hai avuto al lavoro? Sei rientrato abbastanza tardi e nonostante ciò ti sei pure messo a guardare la televisione prima di crollare del tutto. Se ti ricordi ti ho trovato disteso per terra quando sono venuta in cucina per preparare la colazione». 

«Ormai sono giorni che mi addormento sul divano, ovviamente senza farlo apposta e capita anche di lasciarmi andare sul tappeto visto che è così morbido», dico. «Trovo molto più facile cenare mentre guardo un bel programma e dopo tutto camera mia sembra troppo lontana. Così rimango a dormire in salotto». 

Alex si avvicina sempre di più a me e così ne approfitto per prenderla tra le mie braccia. «Dovresti prendere qualche giorno di ferie, sei troppo stanco e hai bisogno di recuperare le ore di sonno perse». 

Le poso un bacio sulla fronte. «Grazie, ti preoccupi per me ma faccio questo lavoro perché mi piace, per quanto stress mi procuri». 

Si alza in punta di piedi per potermi sussurrare all'orecchio e io rimango scioccato da quello che mi dice. «Poi io personalmente preferisco gli uomini in divisa, non importa quale, anche se ultimamente sto veramente rivalutando quella degli agenti di polizia».

Il telefono mi avvisa dell'arrivo di un messaggio. Lo vado a prendere dal tavolino da caffè e quando controllo il contenuto resto letteralmente senza parole e per riuscire a mantenere l'equilibrio mi appoggio con tutto il corpo contro la colonna del salotto. 

«Jordan» sussurra Alex prendendomi il viso tra le mani. 

Giro la testa nella sua direzione mentre cerco di riprendere il controllo dei miei pensieri, ogni agente di polizia che si rispetti deve restare calmo in situazioni del genere senza farsi prendere dal panico. «Per oggi ci saranno dei cambi di programma. Abbiamo bisogno di Aiden e Ethan», dico urlando i loro nomi in modo che mi sentano dalla camera. Non credo sia una novità ma ormai si sono trasferiti nel mio appartamento. 

Due secondi dopo me li ritrovo in salotto con ancora i segni di chi era tra le braccia di Morfeo fino a pochi momenti fa, ma si riprendono subito appena do loro la notizia.
Anche Alex rimane abbastanza sconvolta. 

«Qual è il piano?» domanda Aiden. «Non ci posso credere, anzi non ci voglio credere. Tutto questo mi sembra surreale, addirittura assomiglia alla trama di un film dove il finale non è molto bello». 

Ethan gli tira uno pugno sul braccio. «Stai zitto coglione. Non ti devi azzardare mai più a dire una cosa del genere. Adesso dobbiamo concentrare le nostre forze per aiutare nelle ricerche e vedere chi è il bastardo che ha osato fare una cosa del genere». 

«Ho un piano e spero vivamente che sia quello giusto. La prima tappa che facciamo è la centrale di polizia per prendere alcuni oggetti che ci torneranno utili nelle ricerche. 
Appena arriviamo a casa dei Raeken facciamo finta che non sia successo niente e andiamo subito a parlare con Theo, che al momento cerca di avvisare i fratelli di Emily e anche Dylan. Successivamente insieme troveremo un modo per comunicarlo ai genitori. 
Non abbiamo tempo da perdere, la situazione potrebbe peggiorare con il passare delle ore».

Aiden alza la mano. «Ma se loro lo dicono a Dylan non c'è il rischio che lui lo dica allo sceriffo visto che è suo padre?»

«Il rischio esiste ma non credo succeda», dico. «Adesso forza, tutti in macchina, abbiamo del lavoro da fare». 




Anche in centrale le sorprese non sono mancate. Lo sceriffo era nel suo ufficio, quel povero uomo non ha mai un giorno di riposo, e Dylan si trovava esattamente seduto alla mia scrivania facendo finta di non fare per destare sospetti nel confronto del padre. 
Mi ha fatto subito segno di uscire appena mi ha visto sulla porta e qualche minuto dopo si è presentato fuori con un mazzo di fogli nascosto sotto la  maglietta. Abbiamo concordato che li avremmo guardati insieme agli altri a casa dei Raeken. 
Ormai ha detto al padre che usciva per andare da Scott. 

«Buon pomeriggio a tutti», dico salutando tutti i presenti della casa.

«Buon pomeriggio a te Jordan», risponde la padrona di casa Raeken, Cassandra, mentre ci viene a prendere i cappotti. «Saluto anche tutti gli amici di mio figlio che personalmente non mi aspettavo di vedere». 

È Dylan quello che prende parola. «Ci scusiamo se non l'abbiamo avvisata per poi presentarci qui, ma abbiamo delle questioni da discutere con i nostri amici prima di pranzo. Spero che non le abbiamo creato nessun disturbo». 

«State tranquilli, lo sapete che siete sempre i benvenuti e comunque Jordan non vuoi presentarci questa bellissima ragazza accanto a te?» mormora la madre dei gemelli Jackson.

Alex diventa rossa per l'imbarazzo e gli altri ragazzi ne approfittano per andare di sotto. «Piacere di conoscervi, mi chiamo Alexandra Clark ma tutti mi chiamano Alex».

Cassandra sorride. «Adesso vi lascio andare dagli altri, appena il pranzo è pronto vi chiamo». 

Annuisco e prima di scendere le scale mi giro per guardare meglio la felicità di quei genitori che tra pochi minuti scomparirà, non appena daremmo loro la notizia. 

Quello che trovo nel salotto non migliora il mio umore. Theo che non fa altro che camminare avanti e indietro per la stanza, i fratelli di Emily che guardano con uno sguardo perso i fogli sopra il tavolo, Abby sta parlando al telefono e Dylan cerca qualcosa sul computer. 

«La busta» sussurra Theo appena arrivo accanto a lui. 

«Che busta?» domando e tutti si girano nella sua direzione. 

Let Me Love You 2//Theo RaekenWhere stories live. Discover now