21 Emily

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«Scusatemi ragazzi, ma devo andare in bagno. Torno subito», dice Parrish alzandosi.

«Ascoltatemi», dice Ryan richiamando l'attenzione mia e quella di Daniel. «Ci ho pensato per quasi tutta la durata della cena. Io mi fido di Parrish e so che lo stesso vale per te Emily, per questo penso che potremmo chiedergli l'aiuto con i documenti. Noi non c'è la caviamo molto bene con tutto quello che riguarda la politica, e quei documenti sono pieni di articoli di cui non ne ho mai sentito parlare».

«Io sono d'accordo con te, non soltanto perché abbiamo bisogno del suo, ma questa sera sicuramente sì sarà accorto che non gli abbiamo detto tutti», dico girandomi verso di loro. «Io mi fido di lui perché ci ha già aiutato in altre situazioni difficili, ci è stato accanto quando mamma e papà stavano attivando le procedure per il divorzio. Anzi non ha aiutato soltanto noi, ma anche la maggior parte dei noi nostri amici».

Daniel ci guarda in modo strano, sembra che non ci capisca più niente. «Prima che vi dia la mia risposta, ho una domanda per voi. Ditemi il momento esatto in cui avete conosciuto il vice-sceriffo».

Ryan mi fa cenno per dirmi che devo parlare io, lui non se la sente. Troppi ricordi, troppe emozioni provate in certe situazioni e nella maggior parte delle volte è dura parlare di tutto questo. Infatti ognuno di noi tre ha raccontato a Parrish una piccola parte di quello che gli dovremmo dire. Una nostra decisione per il semplice motivo per il quale, in questo caso io, non voglio far tornare a galla troppi ricordi per i quali ho sprecato tempo per riuscirgli a superare.

«Mamma in quel periodo era sempre impegnata con il lavoro perché la aiutava per qualche ora ha dimenticare papà, e in quel periodo non era mai a casa. Quando lei non c'era o andavamo a stare a casa dei Raeken, oppure mamma ingaggiava una persona che conosceva per essere la nostra o il nostro babysitter. L'ultimo babysitter fu Jordan, arrivato da poco più di due anni e il suo lavoro alla stazione di polizia era di qualche ora ogni due giorni. Aveva bisogno di soldi per pagarsi la casa, così nostra madre chiese allo sceriffo se conosceva una persona in grado a badare ai sui figli. Così abbiamo conosciuto Jordan.
All' epoca non mi stava simpatico, ma dopo diversi giorni ho capito che di lui potevo fidarmi. È molto bravo nel suo lavoro e ci ha dato tantissimi consigli di cui ancora oggi ne facciamo uso. Sapeva benissimo come ci sentivamo io e Ryan, perché lo aveva vissuto anche lui, non in prima persona ma attraverso la storia di suo cugino che è molto legato a lui.
Piano, piano abbiamo imparato a fidarci l'uno dell'altra».

Ryan mi fa cenno di fermarmi. «Scusami Emily se ti ho fermata, ma volevo raccontagli di quella volta che Jordan ci aveva tirato fuori dai casini. Meglio detto, una delle tante volte», dice. «Avevamo all'incirca l'età di quindici anni e quella sera avevamo intenzione di organizzare una festa a casa nostra. Avevamo invitato l'intera scuola, e stranamente Jordan ci ha lasciato proseguire i preparativi per la festa anche se aveva ricevuto da mamma tantissime regole. Anche lui era un giovane ragazzo, che si era appena laureato e sicuramente si voleva divertire anche lui.
Le cose stavano andando per il verso giusto, fino a quando qualcuno degli invitati non ha avuto la splendida idea di giocare ad uno stupido gioco. Nessuno della nostra compagnia ha voluto giocare, siamo tronati fuori sulla pista da ballo improvvisata e ti posso dire che abbiamo fatto la scelta giusta.
Poi è accaduta la cosa peggiore che ci potesse mai accadere, e questa cosa la sappiamo soltanto io, Theo, nostra sorella, Dylan e Parrish. Soltanto dopo varie canzoni ci siamo accorti che mancavano Abby e Lydia, così ci siamo messi a cercarle per tutta la casa. Dylan le ha trovate nella stanza degli ospiti, distese sul letto e stavano dando nessun segno di vita. Ma non erano sole, con loro c'era un nostro vecchio compagno di squadra. Si chiamava Nate.
Fortunatamente siamo arrivati in tempo». Lo fermo subito per, per il semplice motivo che ha iniziato a tremare e una lacrima gli sta scendendo dal viso. Ma lui continua comunque a parlare.
«Nate venne arrestato subito, ma torno a scuola una settimana dopo e venne rilasciato per cauzione a patto che lasciasse la città per trasferirsi in un colleggio in Inghilterra. Ovviamente torno a scuola per vendetta, per il semplice motivo di aver rovinato i suoi "piani" per quella sera. Ha preso a pugni l'intera squadra di calcio, noi ne uscimmo con qualche graffio ma quello che venne ferito di più fu Dylan. Gli aveva rotto il naso.
Dopo, a renderci la vita un'inferno ci ha pensato Caroline. Ma quella è un'altra storia che ora non è il momento di raccontare».

Daniel sembrava abbastanza sconvolto dal nostro racconto, ma non quanto lo era l'altro mio fratello. Senza pensarci due volte mi alzai in piedi per andare ad abbracciare Ryan e per sussurrargli che Abby era al sicuro e che nessuno le poteva più fare del male.

«Vi lascio soli per cinque minuti e quando ritorno vi ritrovo tutti e tre con delle stranissime facce che potrebbero tranquillamente far invidia a quel quadro famoso, di cui al moment non mi ricordo il nome», dice Parrish tornando e sedendosi nuovamente sulla sedia di fronte a noi. Continua a parlare, notando che nessuno di noi non ha intenzione di rispondergli. «Che ne dite se andiamo a fare una partita a bowling?»

Scuoto la testa, e la mia risposta lascia Parrish abbastanza sorpreso dato che noi non rifiutiamo mai una sfida. Sinceramente anche io sono abbastanza sorpresa. «Scusaci tanto ma sinceramente non c'è la sentiamo di giocare, sarà per la prossima volta. Grazie comunque dell'invito». Detto questo paghiamo il conto, dopo un litigio con Parrish perché voleva pagare lui ma noi ci siamo rifiutati dato che siamo stati noi ad invitarlo.

Siamo dovuti passare a casa dei presunti genitori adottivi di Daniel per lasciarlo. In pratica ci ha supplicato di non lasciarlo la, ma noi non potevamo fare niente.

Prima che i nostri genitori partissero per lavoro, hanno stipulato una specie di accordo con James e Lauren: per due settimane Daniel avrebbe dovuto rimanere a dormire da loro ogni notte, poi sarebbe potuto tornare da noi. Aveva il permesso di uscire la mattina insieme a noi, soltanto che doveva rientrare entro le undici ma preferibilmente anche prima.

Lo abbracciamo prima di ripartire, e posso scommettere con tutti voi qualsiasi cifra o cosa vogliate che Lauren ci stava guardando dalla finestra. Con la coda dell'occhio vedevo un'ombra muoversi di fronte alla finestra, e poi ho avuto la conferma mentre abbracciavo Daniel.

Ricevo una chiamata da mio fratello, quindi mi basta premere la parte sinistra del casco per rispondergli. «Sinceramente non ho tanta voglia di andare a casa dei Raeken», dice.

«Il motivo?» domando.

«Per il semplice fatto che non posso vedere Abby in questo momento, perché appena la vedrei scoppierei a piangere e non riuscirei a trattenermi dal dirgli tutta la verità. Vorrà delle spiegazioni, e io non posso dargliele. Non adesso, non me la sento. E poi sono sicuro al cento per cento che finirà così».

Annuisco, anche se so che lui non può vedermi. «Che ne dici se andiamo in spiaggia, magari riesci a calmarti un pochino e poi, quando te la sentirai torniamo a casa».

«Penso che ci andrò da solo. Tu puoi tornare a casa, vatti a riposare».

Mi trattengo dal fermare la moto per scendere e andare verso di lui per tirargli uno schiaffo. «Ci vediamo in spiaggia, e guai a te se non vieni». Detto questo accelero e riesco a sorpassarlo.

Dopo qualche minuto arriviamo, e scendo subito per andare verso Ryan. «No, non ti lascio da solo», dico e lui fa per parlare ma lo fermo subito. «Adesso mi stai a sentire. Siamo insieme in questa situazione, anche io sto nascondendo la stessa dannatissima cosa alla mia migliore amica e lo stesso sta facendo Theo. Anche noi stavamo per cedere e raccontarle tutto, ma ci siamo fermati soprattutto grazie a te. Sei stato tu a fermarci, perché sapevamo che Abby sarebbe stata distrutta e nessuno di noi tre vuole questo.
Io non voglio che tu soffra, per questo staro insieme a te in qualsiasi momento. Anche se tu non mi vuoi accanto a te, io ci sarò. Non mi interessa se ti arrabbierai.
Ti ricordi il patto che abbiamo fatto a sei anni?».

«Giuro solennemente di rimanere accanto alla mia gemella, qualsiasi cosa accada e in qualsiasi situazione ci troviamo. Se le lacrime bagneranno il suo bellissimo viso, io le sarò accanto per asciugarle. Se avrà bisogno di un abbraccio, io sarò lì per darglielo. Di qualsiasi cosa avrà bisogno, io andrò subito a prendergliela. Questo e altro, perché la voglio vedere felice.

Se sarò io ad avere bisogno di lei, dovrò dirglielo apertamente senza tanti giri di parole perché lei ci sarà sempre per me».

Senza preavviso si butta tra le miebraccia. Io, non riuscendo a reggere tutto il suo peso, riesco per un pelo adaccompagnarlo sulla sabbia per poterci sedere.     

Let Me Love You 2//Theo RaekenWhere stories live. Discover now