CAPITOLO 36

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Come se le sue parole cambiassero ciò che penso. So che in fondo ha voglia di vedermi quanto ne ho io, o almeno voglio crederci. È trascorso un mese. È l'alba e come tutti i giorni sono fuori prigione. Manca mezz'ora ai ricevimenti mattutini. Trovo Seo Hoo che esce dalle prigioni dopo aver svegliato le anime peccatrici.

"Buongiorno, Hyuna" mi saluta sorridendo e mi fa sedere al solito posto accanto al suo. Mi siedo e lui mi porta un caffè prima di sedersi.

"Oggi sei venuta più presto del solito" osserva e ha ragione. Non ho dormito, ma non glielo dirò.

"Sei venuta per vedere me, vero?" Scherza mettendo il suo viso tra le mani per metterlo in evidenza.

"Eh già" fingo di essere stata scoperta e continuo a guardare l'orologio sulla parete di fronte alla cattedra. Si crea un silenzio imbarazzante come non è mai successo. Di solito propone di giocare a carte, anche se a lui non piace.

"Mi racconti un po' di te?" Chiedo per allegerire il tutto, anche se era una domanda che volevo fargli da un po' di tempo.  Mi ascolta sempre, quelle poche volte che parlo, però mi rendo conto che anche vedendolo tutti i giorni non so niente di lui.

"Cosa vorresti sapere?" Sorride.

"Be', non so, qualsiasi cosa tu voglia dire."

"Vivo da solo a pochi isolati da qui, non ho una ragazza, mi piace la libertà e la mia vita così com'è" fa una risatina.

"Ti mette così tanta gioia vedere delle persone in prigione?" È sempre così felice in un posto del genere, è saddico? Mi ride rumorosamente in faccia questa volta.

"No, è solo che sono felice anche se non dovrei esserlo. Non so per quale motivo" non fa domande, meno male che ne ho tante da fargli visto che sembra un tipo un po' curioso.

"Ti piace fare questo lavoro?"

"Non mi lamento, anche se avrei desiderato diventare una guida turistica nei musei d'arte..." mi racconta molte altre cose su di lui e ormai pendo dalle sue labbra finché sento quel suono assordante della campanella che indica l'inizio dei ricevimenti rimbomba nel piccolo ufficio, se così si può chiamare. Guardo Seo Hoo che come sempre va a chiedere a Chanyeol se vuole parlarmi. Come tutti i giorni spero che la testa alla mia domanda 'Allora?' si muovesse verticalmente. Lo faccio, ma anche oggi la risposta è negativa. Mi alzo per andarmene, ma Seo Hoo mi ferma.

"Te ne vai già? Stavi ascoltando la mia storia" è vero, un momento fa non vedevo l'ora di sapere cosa gli fosse accaduto quando aveva sedici anni e aveva osato baciare una ragazza senza permesso, ma poi quella campanella ha cancellato tutto dalla mia mente e mi ha riportato alla realtà, al vero motivo per cui sono qui.

"Non devi controllare le visite?" Non voglio essere d'intralcio e, soprattutto, non voglio incontrare qualcuno che mi riconosca. I paparazzi non riescono a rintracciarmi, fortunatamente, e io non ho avuto neanche il bisogno di andarmene nelle Filippine. Lui per un attimo sembra preso dalla collera, ma lo nasconde o spero sia stato solo una mia impressione, e mi saluta prima di andarsene.

I giorni successivi continua la sua storia, ma è diverso. Non ci mette entusiasmo come lo ha messo il primo giorno e non mi guarda neanche negli occhi. Dopo la campanella e il rifiuto di Chanyeol, mi saluta di fretta. 

Un giorno, stufa del suo atteggiamento, al saluto lo fermo giusto in tempo.

"Possiamo parlare?"

"Lo abbiamo fatto fino ad ora."

"Ti devo dire una cosa."

"Adesso non posso."

"Stasera?" Mi guarda a lungo fissando ogni dettaglio del mio viso. Mi sento in imbarazzo, non è lo stesso sentimento che provavo quando lo faceva Chanyeol: con Seo Hoo mi sento in imbarazzo e a volte mi arrabbio quando mi fissa, mentre con Chanyeol sentivo sempre quel sentimento di non poter essere ciò che desiderava, ma non negavo che mi piaceva quando lo faceva.

"Dove abiti?" gli do l'indirizzo.

"Ti vengo a prendere stasera alle otto" se ne va.

MA CHI ME L'HA FATTO FARE! |C.Y.|Where stories live. Discover now