Capitolo 1

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Camminavo per le strade di Roma con il naso all'insù, come sempre.

Peccato che il mio adorato cagnolino avesse la delicatezza di un elefante, ed andò a disturbare un extracomunitario che vendeva le rose, distogliendomi dalla meraviglia che mi circondava.

– Spettro! – urlai richiamandolo.
Lui si allontanò dal ragazzo che imprecava perché gli erano cadute tutte le rose, e ricominciò a passeggiare al mio fianco.
– Non puoi fare così, quante volte te l'ho detto?! – lo sgridai ancora.

Spettro era il mio compagno di avventure, e di passeggiate per Roma. Un golden retriever molto vivace, era ancora un cucciolo ma già parecchio ingombrante.
Adorava fare le coccole a chiunque, ma proprio per questo ogni giorno combinava qualche danno mentre camminiamo per la città.

Lui mi guardò con i cosiddetti "occhi da cucciolo" ed io ci cascai per l'ennesima volta. Mi accucciai un attimo per accarezzarlo e lui sembrò sorridermi.

– Ma infondo sei il mio migliore amico. – ridacchiai, e lui appoggiò la zampa sul mio ginocchio come se mi avesse capito.

Ripresi a camminare tirandolo per il guinzaglio, prima che potesse assalire un bambino che faceva le bolle di sapone.
Scesi nella metro, timbrai il biglietto e salii sul mezzo. Trovai per fortuna un posto a sedere, e Spettro fece lo stesso per terra accanto alle mie caviglie.

– Guarda mamma, quella ragazza deve essere una modella! Ed il suo cane è bellissimo! – una bambina di circa sei anni indicò me e Spettro con uno sguardo dolce.
– Ssh tesoro, quando dici queste cose non ti devi far sentire! – le bisbigliò la madre che le stringeva la mano.

Io ridacchiai e la salutai con la mano. Lei ricambiò per un attimo, poi imbarazzata si nascose dietro le gambe della mamma.
– Scusi. – mi disse la signora con un sorriso divertito.
– Può accarezzarlo se vuole. – le dissi sorridendo.
Allora la bambina si avvicinò timidamente a noi, e immerse le piccole mani nel pelo folto di Spettro. Non so chi dei due sembrava più elettrizzato. Lei lo accarezzava ovunque e lui scondinzolava a più non posso.
– Comunque non faccio la modella. – sussurrai alla bambina prima di scendere insieme al mio cane.
– Peccato. – disse lei dispiaciuta.
Io le sorrisi un'ultima volta e sparii tra la folla.


- Sono a casa! – urlai.
– Ciao Em, mi aiuti a preparare la cena? – mi chiese Marta.

Lei era la mia migliore amica, e coinquilina. Io, lei e Spettro formavamo una bella famiglia.

– Certo, che devo fare? – le chiesi lavandomi le mani.
– Taglia le verdure. – mi indicò un po' di robe verdi che erano sul tavolo. Io sbuffai.
– Ancora verdure? Non facciamo altro che mangiare verdure in questa casa. – dissi, e riluttante iniziai a tagliare l'insalata.
– È inutile che ti lamenti, hai questo fisico mozzafiato grazie a me e all'alimentazione corretta che si tiene in questa casa. – mi rispose a tono. Spettro abbaiò contro Marta.
– Lo so, piccolo, che tu sei dalla mia parte. – gli dissi.
– A questo cane manca solo la parola per essere un vero e proprio essere umano. – scosse la testa lei, ed aveva ragione.

– Sai che oggi una bambina sulla metro mi ha detto che sembro una modella? – le dissi, e sorrisi pensando all'innocenza di quell'età.
– Beh, è quello che dicono sempre tutti. – disse lei per niente sorpresa.
Io alzai gli occhi al cielo. Sapevo che discorso stesse per aprire in quel momento.
– È perché sei portata, si vede da un miglio. Anche con un paio di jeans, una semplice maglietta e i capelli disordinati, tutti per strada si fermano a guardarti. E tu invece di camminare, sfili sul marciapiede come se fosse una passerella. E ti invidio. – disse, prendendo a tagliare il cibo insieme a me.

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