Capitolo 26

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Ero con Aurora, che stava finendo di sistemarmi i capelli.

Quel pomeriggio avrei fatto degli scatti per la mia amata città indossando Dior, e non potevo chiedere di meglio. Questo brand aveva bisogno di un servizio fotografico fatto in città, tra cupole e obelischi, e Davide era stato semplicemente fantastico. Gli aveva parlato di quanto fossi legata alla mia città, e loro avevano accettato, ovviamente anche per il fatto che ultimamente io avessi parecchi occhi puntati addosso. Insomma, essere considerata un buon elemento da Dior, nonostante quel lavoro non lo considerassi nemmeno tale visto che per me si trattava solo di divertimento, faceva comunque uno strano effetto. La voce di Aurora mi risvegliò dai miei pensieri.

– Come va con Marco? – mi chiese con la sua voce pacata e rilassante.

– Non lo so. Oggi ti direi bene, ma se me lo chiedessi domani probabilmente ti direi male. Con lui è così. – feci spallucce.

Lei era a conoscenza di tutta la faccenda, e del tipo di rapporto che c'era tra me e il pallone gonfiato. In quelle settimane era diventata una buona confidente, credevo che fosse tipico delle ragazze dello staff ascoltare le faccende delle loro ragazze. Lei non disse niente, si limitò a ridere leggermente.

– Abbiamo finito. – sospirò, senza togliersi quell'espressione divertita dal viso.
Io mi guardai allo specchio compiaciuta: mi aveva acconciato i capelli in dei boccoli morbidi e non troppo precisi, come piacevano a me.

– Vieni con noi? – le chiesi. Volevo che uscisse un po' da quello studio, e mi avrebbe fatto piacere la sua presenza.

– Emmh... sì, va bene. – ci pensò un attimo ma poi mi sorrise contenta. Andammo nel van di Davide, e alla guida c'era il suo assistente personale.

Era un uomo super impegnato, ma aveva detto che non si voleva perdere i miei primi scatti fatti da sola, ed io mi sentivo onorata. Ero felice e spensierata, almeno in quel lasso di tempo. Tutto questo mi faceva stare bene, mi sentivo più leggera e riuscivo a dimenticare i tomi da studiare che mi aspettavano a casa. Tutti i ragazzi dello staff, dal fotografo alle truccatrici, erano sempre molto carini con me ed ero entrata subito in confidenza con loro, cosa che non mi succedeva mai con gli estranei. Mi sentivo parte di qualcosa, finalmente.

Arrivammo a Piazza del Popolo, e l'assistente parcheggiò in una via secondaria. Mi cambiai nel van, per fortuna i vetri erano oscurati, ed indossai il primo completo. Aurora mi fece una carezza sul braccio prima di iniziare a scattare, ed io le sorrisi riconoscente.

– Iniziamo da lì. – il fotografo mi indicò la fontana e mi fece appoggiare a uno dei leoni scolpiti. Di fronte a me c'erano Davide e gli altri che sorridevano soddisfatti, ed io cercavo di ignorare i passanti che mi fissavano. I pochi italiani che c'erano nella piazza, avevano provato a farmi foto e video in modo discreto, ma mi ero accorta di loro. Non mi diede molto fastidio la questione, speravo l'avessero fatto perché gli piacessi e non per prendermi in giro.

Dopo un po' ci spostammo a Piazza di Spagna, e dovetti indossare un vestito nero un tantino particolare, ma mi piaceva da matti. Il piano ero quello di scattare sulla scalinata, e Davide la mia espressione poco convinta.

– Non ti preoccupare della gente che c'è. Siamo a Piazza di Spagna, è normale che sia piena di persone. – rise Davide cercando di mettermi a mio agio.

– Ma siamo sicuri che le foto vengano bene? Metti che in una ci capiti anche il vigile mentre fischia ai bambini che mangiano sulla scalinata. – dissi, e loro risero.

– Beh... preferirei evitare il vigile, ma mi piace il fatto che ti si veda attorniata dalla gente. Ovviamente la focalizzazione è solo su di te, ma vedrai che bell'effetto che uscirà fuori! – mi sorrise il fotografo.

Odi et amoWhere stories live. Discover now