Capitolo 35

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Uscii dall'ascensore, e mi diressi subito verso la macchinetta per prendere un caffè.

Ero andata in ospedale direttamente dopo l'università, avevo mangiato un panino sulla metro ma avevo bisogno di tirarmi un po' su. Alla macchinetta vidi il magnifico nuotatore, il che mi fece molto piacere.

– Alessio! – lo salutai.

– Ciao Emma! – mi rispose squillante.

– Come va? – gli chiesi, mentre inserivo le monete per il caffè.

– Se non fosse per il fatto che Sara sia ancora chiusa qui dentro, direi che va alla grande. – mi sorrise contento.

Ebbene sì, Sara era ancora viva. Aveva superato l'intervento e non c'erano state complicanze. Tutto era andato per il verso giusto, anche tra loro due. Ed era la dimostrazione che a volte il bene vinceva sul male. La storia di Sara mi dava forza e fiducia, e soprattutto mi faceva sorridere alla vita anche quando non ne avevo per niente voglia.

– Sono così felice per voi. – dissi, probabilmente con gli occhi a cuoricino. Ma non ci potevo fare niente, Sara si meritava tutto il bene del mondo e lui era un gran figo.
Presi il mio caffè e mi avviai con lui verso la stanza della ragazza.

– Sara ed Andrea sono dentro che ti aspettano. Non vedevano l'ora che arrivassi... tutti e due. – mi fece l'occhiolino. Io risi e scossi la testa.
Alessio faceva il tifo per me e Andrea, ed ero sicura che il biondo gli parlasse di me.

Entrai nella stanza e Sara si mise subito a sedere con la schiena poggiata alla testiera del letto. Andrea invece alzò gli occhi dalla sua cartella che stava compilando.

– Ehi. – mi salutò con un sorriso dolce.

– Ciao. Come andiamo? – gli feci una carezza sul viso e poi mi sedetti sulla sedia vicino al letto di Sara.

– Bene. Il che mi sembra così strano. – disse ridendo lei.

– Perché? – le chiesi, guardando i fiori che le aveva mandato la squadra di nuoto.

– Perché la mia vita è quasi migliore di quanto non lo fosse prima di scoprire di avere un tumore al cervello. Assurdo, vero? – disse con un sorriso, giocando l'orlo del lenzuolo.

– Sì. La vita è assurda. – mormorai. Andrea mi lanciò uno sguardo interrogativo, forse non aveva capito il significato del mio tono. Ma d'altronde non sapevo neanche io cosa avessi ultimamente.

– Ho appena visto Alessio. Viene qui tutti i giorni? – le chiesi.

– Sì. A volte salta l'allenamento per stare con me. No vedo l'ora di uscire di qui, così finalmente potremmo passare il tempo insieme come una coppia normale. – disse, e vedi in lei il desiderio ardente di vivere la vita vera accanto a lui. Di esplorare il mondo e di nuotare insieme.

– Lo immagino. – la guardai dolcemente, e sentivo lo sguardo di Andrea fisso su di me.

– Il fatto è che tutta questa storia mi ha aiutato a capire molte cose. Ho capito di aver sprecato così tanto tempo per paura di non essere ricambiata da Alessio, quando invece avrei potuto parlargli chiaro fin dall'inizio. Magari ora saremmo stati insieme già da un po', e tu non avresti dovuto architettare tutto quel piano prima dell'intervento. – disse pensierosa.

– Beh non preoccuparti per quello, a me ha fatto solo piacere. E poi che importa? Ora tu e lui state insieme, e potrete recuperare il tempo perso. – le presi la mano e le sorrisi.

– Sì, ma non è questo il punto. È che tutti i mesi che ho passato tenendomi dentro questa cosa, mi hanno fatto stare male. Avevo come una strana sensazione al petto che non mi lasciava mai tranquilla, e non solo quando c'era lui, ma sempre. Ora mi sento più leggera. E inoltre, la paura che avevo di essere rifiutata, mi aveva offuscato la vista. Se non avessi avuto paura di rischiare, e di buttarmi, avrei visto chiaramente che anche io piacevo a lui. Tutti se ne ero accorti a nuoto, tutti tranne me. – io schiusi la bocca alle sue parole, e il mio corpo si irrigidì.
Forse io e Sara eravamo più simili di quanto pensassi. Le sua parole, aggiunte a quelle di mia madre, di Marta, mi avevano turbato.

Odi et amoWhere stories live. Discover now