Capitolo 41

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Per tutta la notte mi ero girata e rigirata nel letto. Non avevo fatto altro che pensare alla proposta di Andrea.

Sarebbe stata una follia, ma una grandiosa follia. Avrebbe potuto ribaltare completamente la mia vita. Solo che c'erano mille cose, mille motivi, che mi tenevano ancorata a Roma.
Prima fra tutte, Roma stessa. Avrei avuto il coraggio di lasciarla? E di lasciare Marta?
Proprio lei piombò in camera mia spalancando la porta, facendomi saltare dallo spavento.

– Buongiorno amica! – dissi sarcastica, visto che pretendevo un po' più di delicatezza la mattina.

– Buongiorno, raggio di sole! – disse lei ridendo della mia, sicuramente spaventosa, faccia. Io alzai gli occhi al cielo e mi rimisi sotto le coperte.

– No. – disse lei decisa, afferrando le coperte, e il freddo di dicembre mi investì.

– Lasciami dormire. – protestai come una bambina, mettendomi a braccia conserte.

– Ancora? Sono le undici! – esclamò basita.

– Ma è domenica! – dissi con il suo stesso tono.

– Beh, oggi è una domenica diversa. Ho invitato Marco a pranzo, arriva fra un'ora. – disse come se niente fosse.
Ah, splendido. Quello sì che era un bel risveglio. Cos'altro sarebbe andato storto quel giorno?

– Grazie di avermelo chiesto, coinquilina. – ridacchiai in modo isterico, dando una pacca sulla spalla alla mia amica.

– Em, sinceramente, se te l'avessi chiesto mi avresti detto di sì? – mi chiese guardandomi storto.

– No. – dissi ovvia.

– Ecco, appunto. – mi mise una mano sulla gamba e poi si alzò dal mio letto.

– So che non te ne frega niente di lui ma almeno vestiti, o quel pigiama peloso con il pinguino sarà per lui un altro motivo per prenderti in giro. – mi disse prima di andare in cucina e mettersi a lavoro.
Alla prima frase quasi mi strozzai con la stessa saliva, e mi tuffai con la testa nel cuscino. Los Angeles forse non sarebbe stata così male.


Stavo aiutando Marta a sistemare le ultima cose. Inutile dire che aveva preparato il pranzo di Natale. Ogni volta era così con Marco, era come se dovesse arrivare il Papa.
Dopo minuti di silenzio, a Marta venne la brillante idea di tirare l'argomento che invece io volevo solo dimenticare.

– Ah, poi ieri te ne sei scappata da Andrea e non mi hai più raccontato di venerdì sera. – disse, contenta di esserselo ricordata.

– Uh-uh. – mormorai, notando che un piatto fosse sbeccato al bordo. Indovinate al posto di chi lo misi.

– Em, mi spieghi che diavolo è successo? Non ti avevo mai vista così in vent'anni che ti conosco. – disse lei come se fosse rimasta scioccata dall'altra sera.

– Oh beh, non è che a sette anni avevo l'occasione di ubriacarmi. – dissi, cercando di non rispondere alla sua domanda, come facevo sempre quando non volevo dire la verità su qualcosa.

– Avanti, hai capito che intendo. Abbiamo sempre bevicchiato qua e là, ogni tanto, ma pensavo che non ti saresti mai ubriacata in vita tua. – disse, tirando fuori un vino pregiato che non sapevo nemmeno di avere in casa.

– Se hai tirato fuori l'argomento solo per giudicarmi, avrei chiamato mia madre. Lei sì che sarebbe stata sconvolta, ma forse dopo si sarebbe fatta una grossa risata. Avrebbe avuto finalmente una prova che io non fossi un robot ma un essere umano come tutti voi. Con le sue debolezze, i momenti no, i disastri. – diedi voce ai miei pensieri, e il mio tono di voce si fece più aspro.
Forse non mi stavo arrabbiando con lei in realtà, mi stavo solo sfogando. Ero io che stavo giudicando me stessa.

Odi et amoWhere stories live. Discover now