Capitolo 39

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Mi passai una mano fra i capelli per assicurarmi che fossero a posto, ed entrai nel locale.

Era venerdì sera, e quella era una delle solite feste dove io ormai potevo entrare, ed ero sicura che ci fosse stato qualcuno che conoscevo già.
Marta era andata da Tommaso, forse era anche per quello che io invece ero andata alla festa. Non potevo di certo legarla alla sedia della cucina, e non avevo il diritto di dirle niente perché in realtà non avevo uno straccio di prova per le mani. Se l'avessi messa in guardai per l'ennesima volta avremmo litigato di nuovo, e lei mi avrebbe ripetuto di quanto fossi pesante. Quindi avevo preferito fuggire e andare ad una festa senza senso, piuttosto che struggermi sul divano, parlando a Spettro delle mie supposizioni su Tommaso. Comunque avrei controllato il telefono ogni dieci minuti e avevo alzato il volume al massimo, in caso lei avesse chiamato.

Salutai con un cenno della mano e un sorriso alcune facce conosciute, prima di avviarmi verso il piano bar. Mi sedetti su una delle sedie alte e imbottite, ma in realtà non sapevo se prendere qualcosa da bere o meno. In quel momento iniziai a rimpiangere il fatto di non essermene rimasta a casa con il mio cane. Io amavo starmene per conto mio, ma andare ad una festa da soli era piuttosto deprimente.

– Emma Guerra, che sorpresa. – la sua voce interruppe i miei pensieri, e sgranai gli occhi quando me lo ritrovai davanti.

– Ciao Marco. Perché sei sorpreso? – sospirai, anche se non avevo molta voglia di sentirlo parlare. Lui fece spallucce e ridacchiò in quel modo che era solo suo.

Il barman gli porse uno shottino senza che lui glielo chiedesse, e lo bevve in un sorso solo. Poi gli fece un cenno e il ragazzo ne preparò un altro.

– Fammi indovinare. Non sei più abituato a vedermi vestita, non è così? Visto che ti piace bloccarmi nei corridoi mentre sono mezza nuda. – mi misi a braccia conserte ed inclinai la testa da un lato.

– No, non è quello. E poi... sai, questi pantaloni di pelle che indossi non sono da meno rispetto alla biancheria intima. – mi guardò divertito e alzò le sopracciglia.
Io abbassai lo sguardo sui miei pantaloni di pelle che avevo abbinato con un top bianco, sempre di pelle.

Mi piaceva quell'outfit, e sapevo che quei pantaloni non lasciassero molto spazio all'immaginazione, ma il commento che lui aveva fatto era del tutto irrispettoso.

Marco prese il nuovo shottino e lo fece scorrere sul bancone, facendolo arrivare a me. Io lo guardai interrogativa.

– Facciamo che stasera ti offro tutto quello che vuoi. – disse, girandosi completamente verso di me, senza smettere di sorridere un quel modo odioso.

– Ma io questo non lo voglio. – dissi, scansando il bicchierino.

– Non me l'hai chiesto a voce, ma il tuo sguardo mi dice sempre più di mille parole. – mi guardò dritto negli occhi e in quel momento mi sentii quasi nuda. Sbuffai, poi presi il bicchierino e mandai tutto giù senza pensarci. Mi piaceva bere ogni tanto, ma era una cosa tipica che facevo con Marta, quindi mi sembrava come se non fosse giusto. Come se avesse portato a qualcosa non proprio di buono.

– Uh. – ridacchiò lui, facendo finta di essere impressionato.

– Dov'è la tua fidanzata? Ti sei avvicinato a me, mi hai offerto da bere e mi stai molestando con la tua presenza, quindi presumo che tu non abbia niente di meglio da fare. – lo guardai come un poliziotto guarda il sospettato per omicidio.

– Sì, hai ragione. Chiara non è con me, e comunque non è la mia fidanzata. – alzò gli occhi al cielo come se fosse infastidito.

– Beh, allora dovresti dirglielo, perché lei invece pensa di esserlo. – sorrisi divertita dal suo modo di vivere. Perché si comportava così? Che gusto c'era?

Odi et amoWhere stories live. Discover now