Capitolo 10

348 7 0
                                    

La mattina dopo Marta non aveva fatto altro che tartassarmi.
– Allora? Racconta! – disse saltellando per la cucina. Spettro la guardava con preoccupazione perché non riusciva a capire cosa avesse Marta.
– Beh... mi ha fatto conoscere un suo paziente. – dissi sorridendo, ancora incredula che Andrea l'avesse fatto per me.
– Che cosa? E come è stato? – chiese, rimanendo a bocca aperta.
– È stato strano. Bello, ma strano. Era un bambino che avrebbe dovuto subire un trapianto di intestino ieri sera. Spero sia andato tutto bene. – sorrisi pensando a Roberto.
– Immagino come tu gli abbia parlato. – disse Marta con un sorrisetto.
– Come? – gli chiesi confusa.
– Em, non fare la modesta. Sappiamo tutte e due quanto tu sia brava con i bambini, ti fai amare da tutti. E adesso lo sa anche Andrea. – fece spallucce come se fosse ovvio.
– In effetti mi ha fatto i complimenti, mi ha consigliato di prendere in considerazione pediatria, quando verrà il momento di scegliere. – le raccontai.
– Ed ha ragione. Potresti essere un chirurgo, ma occuparti solo di bambini. – mi accarezzò la spalla.

Avere Marta tutti i giorni al mio fianco che mi spronava e che credeva in me era una benedizione dal cielo. Non so cosa avrei fatto senza di lei.

– Oh, allora anche tu toglierai le budella ai bambini? – Marco entrò in cucina con quella sua faccia saccente ed antipatica. Marta lo guardò confusa, non capendo a cosa si stesse riferendo, ma io lo fulminai con lo sguardo.
– E com'è l'ospedale? – mi chiese lei tutta interessata.
– Carino, ma di certo non immaginartelo come quello di Grey's Anatomy. – le dissi ridacchiando. Lei mi guardò delusa.
– Ricordati che siamo a Roma, non a Seattle. – le dissi. Marco si sedette a tavola con noi per fare colazione.

– Wow, è la prima volta che ti sento parlare male della tua città. – disse lui sorpreso.
Io lo ignorai ed bevvi il mio latte.
– Hai ragione. E poi che avete fatto? – mi chiese ancora.
– Avete fatto sesso nell'obitorio? – chiese Marco con la bocca piena di biscotti. Io lo guardai male per l'ennesima volta.
– Emma non è da sesso al primo appuntamento. – mi difese la mia amica.
– Oh, questo lo so. – ridacchiò il pallone gonfiato.
– Mi ha invitato a cena. In un ristorante. Deve solo organizzarsi con i turni e poi mi farà sapere. Quello sarà il nostro primo vero appuntamento. – sorrisi contenta.
Marta venne ad abbracciarmi e lanciò degli urletti di gioia.
– O mio dio. – mormorò Marco inorridito.

– Oggi è venerdì, che cosa fai dopo l'università? – mi chiese la mia amica.
– Non so, credo che mi farò una passeggiata in centro con Spettro. – feci spallucce.
– Perché non ti porti anche Marco? – mi chiese Marta come se fosse l'idea più geniale che le fosse venuta. Io mi scambiai uno sguardo di terrore con Marco.
– Se vieni anche tu sì. – le risposi.
– Non posso, mi hai detto tu che mi devo mettere sotto per ridare l'esame, ed hai ragione. Poi tu sei la guida più adatta per Marco, fagli vedere un po' di posti segreti. – mi fece l'occhiolino.
– Io non credo sia una buona idea. – dissi.
– Nemmeno io. – fece Marco.
– Ragazzi, perché mi costringete a fare così con voi due? – chiese spazientita.
– Allora... facciamo così. Se oggi pomeriggio vi farete una passeggiata tranquilla e senza litigare, stasera mangeremo la pizza. – ci disse con un sorriso furbo. Sapeva che non lo avremmo detto di no.
– Se non vieni anche tu come farai a sapere che non abbiamo litigato nemmeno per un minuto? – le chiese Marco.
– Ho incaricato Spettro di controllarvi. Lui sarà i miei occhi e le mie orecchie. – accarezzò il mio cane che abbaiò come per risponderle. Io in quella casa sarei diventata matta.


- Oggi sarai il mio Cicerone? – mi chiese Marco mentre uscivamo di casa con Spettro.
– Ah allora qualcosa la sai. – dissi sorpresa.
– Rimarrai sorpresa dalla mia immensa cultura. – si vantò, tanto per cambiare.
– Sul serio, non dobbiamo farlo per forza. So che Spettro è un cane geniale ma non potrà mai riferire tutto a Marta. Quindi se vuoi ognuno può andare per la sua strada, e poi ci potremmo rivedere sotto casa. – feci spallucce.
– No, dottorina. Voglio metterti alla prova. Voglio vedere dove mi porterai. – si mise a braccia conserte e miguardò sfidandomi.
– Va bene. L'hai voluto tu. Ci sarà molto da camminare. – accarezzai Spettro e ci incamminammo.
– Come vanno i lavori della casa? – gli chiesi curiosa. Solamente perché non vedevo l'ora che se andasse, ovviamente.
– Procedono. Li ho pagati il doppio del necessario, a quegli operai. Spero che si sbrighino. – disse alzando gli occhi cielo.
– Hai assunto degli incapaci? – chiesi stranita. Marco Riva non si rivolgeva solamente al meglio del meglio?
– Sì, ma sono romani. Ed ho detto tutto. – sbuffò.
– Cosa vorresti dire conquesto? – lo guardai accigliata. Mi ero sentita chiamata in causa, da buona romana quale sono.
– Siete dei chiacchieroni, prima di tutto. Promettete e diteci se che in realtà non farete mai. Posticipate qualsiasi cosa, causando ritardi su ritardi. Credete di essere furbi, ma non lo siete per niente. Non fate altro che pavoneggiarvi e dire che siete figli di una lupa, e che la vostra città sia a capo del mondo. – disse schifato.
Ma come si permetteva? La nebbia di Milano gli aveva offuscato il cervello?
– Allora, pallone gonfiato figlio di papà, lascia che ti spieghi come stanno davvero le cose. Noi romani siamo passionali, ci affezioniamo alle persone che ci fermano per strada per chiederci indicazioni, e ci piace parlare. Siamo dei chiacchieroni, è vero, ma alla gente piace molto, e riusciamo sempre a strappare un sorriso anche a chi è di pessimo umore. Diciamo molte cose, facciamo molte promesse, ma perché a noi piace pensare di poterle mantenere, per rendere felici tutti quanti. La buona intenzione c'è sempre, poi magari succede sempre qualche cosa che ci impedisce di mantenerle, le promesse. Ma non lo facciamo con cattiveria, noi quando vogliamo bene a qualcuno lo facciamo veramente, fino infondo, con ogni cellula del nostro corpo. E poi non cerchiamo di fare i furbi, noi siamo semplicemente così. Così come amiamo con tutto il cuore, allo stesso modo quando ci viene fatto un torto rispondiamo con l'arma peggiore che esista, e sappiamo essere molto cattivi a volte. È vero, ci vantiamo parecchio di essere romani, e infondo non ci importa se la storia della lupa sia solo una leggenda, Roma è veramente "caput mundi". Insomma, guardati intorno. Guarda tutta la bellezza che c'è in ogni angolo, ogni vicolo. La grandezza di questa città è disarmante, forse tu di senti piccolo e indifeso di fronte a tutta quest'arte, ma far parte del popolo che migliaia di anni fa ha costruito tutto questo, non mi fa sentire piccola e impotente. Mi fa sentire a casa. Mi sento un imperatrice. – mi sfogai come non credevo che avrei fatto, soprattutto con Marco, ma lui doveva sapere.

Doveva aprire gli occhi, e smettere di credere che Roma fosse soltanto disorganizzazione e caos. Lui mi guardò interessato, ed io rimasi sorpresa dal mio stesso discorso. Avevo parlato con il cuore, e lui se ne era accorto.

–Adesso penserai che io sia pazza. – ridacchiai. Insomma, quel pallone gonfiato dopo la cosa dell'imperatrice non mi avrebbe più presa sul serio.
– No, assolutamente. Credo solo che... tu sia una sognatrice. – mi sorrise leggermente.
Era un sorriso semplice, non mi stava prendendo in giro, mi guardava quasi con tenerezza negli occhi.
– Tu non sogni? – gli chiesi, mentre dovetti tirare Spettro prima che saltasse addosso a quello delle rose per l'ennesima volta. Che problema aveva? Forse avevo un cane razzista?
Marco abbassò lo sguardo e non ripose alla mia domanda. Sembrava in difficoltà, probabilmente perché la risposta era no. Marco non sognava.

– Mi hai portato a Piazza del Popolo? Tutto qui? – chiese deluso quando mi fermai davanti a un signore che faceva delle giganti bolle di sapone che volavano per tutta la piazza. Anche Spettro rimase incantato, ed iniziò a saltare per prenderle. I bambini che erano intorno al signore si girarono verso il mio cane come se fosse lui lo spettacolo. Lo tirai con forza e Marco ci guardava divertito.

– No, anche se questa Piazza non è "tutto qui". Ma Marta mi ha detto che in questo posto dove siamo andando non ci sei mai stato, e non esserci mai stati è da perdenti. Vuoi essere un perdente, Riva? – gli chiesi provocandolo.
– Mai, Guerra. – mi rispose.
– Bene, allora adesso faremo un po' di scale. Attento a non scivolare, sono strette e consumate dalla storia. – ridacchiai appena lo vidi fare una smorfia mentre guardava il marmo liscio e scivoloso. Quando salimmo tutte le scale, Marco rimase a boccaaperta.

– Questa è la terrazza del Pincio. – dissi sorridente.
– Wow. – mormorò estasiato.
Io ridacchiai soddisfatta vedendo la sua faccia da pesce lesso. Spettro continuava a tirarmi, perché voleva andare in mezzo al verde, dove lo portavodi solito.
– Smettila, oggi non siamo venuti per questo. – gli sussurrai.
– Dove vuole andare? – mi chiese Marco.
– Vedi laggiù? Ci sono delle fontane e alcune panchine. È un piccolo parco, e Spettro lo adora. Ci passiamo pomeriggi interi quassù, io mi leggo un libro e lui passeggia libero. – gli spiegai, indicandogli il punto dove la vegetazione si faceva più fitta.
– Andiamoci. –disse con un sorriso.
– Sicuro? Non vuoi che ti faccia delle foto da fashion-blogger con questo panorama per il tuo profilo? – gli chiesi sorpresa. Lui mi guardòstorto e sfiorò la mia mano con la sua. – Posso? – mi chiese. Io titubante gli passai il guinzaglio di Spettro.

Il cane si mise a correre, e Marco dietro di lui. Rideva spensierato e tutti li guardavano con gli occhi a cuoricino. Quel pallone gonfiato mi aveva appena rubato il cane.
– Beh? Che fai lì impalata? Vieni! – urlò, girandosi verso di me.

Io corsi verso di loro per raggiungerli, con lo stesso sorriso di Marco. Sembravamo chiusi in una bolla di serenità, come quelle che volavano per la piazza. Ma non dovevo illudermi, perché sarebbe scoppiata da un momento all'altro. Con Marco era così.

___

Una bella gita a Roma fa sempre bene al cuore, anche a quello di Marco! E voi che ne pensate dei romani? Scatenatevi nei commenti! Votate se la storia vi sta piacendo❤️

- treatyourselfbetter

Odi et amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora