Capitolo 34

224 4 0
                                    

Mia madre se ne era andata da qualche giorno, e nonostante io avessi previsto che lei avrebbe causato un po' di trambusto, non avrei mai pensato che potesse mettermi in crisi così tanto.

Non facevo altro che ripensare alle sue parole, a quella conversazione che poi non avevamo più ripreso. Cercavo di dargli un senso, e soprattutto un significato che non fosse quello a cui pensavo io. Speravo vivamente che lei non intendesse che ascoltare il mi cuore significasse lasciare Andrea per Marco. Solo a pensarci mi sembrava un'assurdità, così insensata da farmi ridere.
Come avrei potuto lasciare una relazione con un ragazzo stabile, tranquillo e sereno, che ammiravo, per un ragazzo che odiavo la maggior parte del tempo e che tirava fuori il peggio di me?
Allo stesso tempo però, mia madre non si sbagliava mai, e questo non mi faceva stare tranquilla. Lei riusciva sempre a vedere da fuori quello che io non riuscivo a vedere di me stessa. E più mi ripetevo che si sbagliava stavolta, più quel corpo estraneo si faceva strada nel mio petto, lacerandomi gli organi.

Spettro appoggiò le zampe sulle mie gambe, risvegliandomi dai miei pensieri. Io gli feci un sorriso e lo accarezzai sulla testa.

– Em, sei ancora così?! – mi sgridò Marta vedendomi ancora con la tuta che indossavo in casa.

Quella sera eravamo state invitate alla festa organizzata da Chanel per quella sua campagna sulle donne, e noi eravamo tra le testimonial, visto che le nostre foto erano piaciute molto al mondo di internet.

– Sì, ora mi vesto. – diedi un bacio a Spettro e mi alzai dal divano.

Passando nel corridoio per andare in camera mia e vestirmi, mi cadde l'occhio su Marta che nella sua era intenta ad aprire la scatola ben infiocchettata che conteneva uno dei vestiti che Chanel ci aveva inviato. Era avvolta in un asciugamano troppo piccolo per essere usato da accappatoio, e con un braccio se le reggeva per non farlo cadere. L'asciugamano però scese un po', scoprendole il petto e parte del seno.
Ebbi un fremito quando vidi la sua pelle marchiata da dei segni violacei e rossi, come dei lividi. Entrai in camera sua senza pensarci un attimo. Quando si accorse di me sorrise, ma dopo che vide la mia faccia piegata in una smorfia mi guardò confusa.

– Che succede? – mi chiese.

– Che cosa sono quelli? – indicai con un gesto del mento il suo petto.

– Oh. – lei guardò giù.

– Niente, io e Tommaso ci siamo divertiti ieri notte. – fece spallucce, e mi sorrise come se niente fosse.
Non erano dei semplici succhiotti da sedicenni, erano dei veri e propri marchi. Tommaso l'aveva marchiata.

– Divertiti? – ripetei incredula.
Non riuscivo a smettere di guardare la sua pelle, candida e delicata, profanata in quel modo. Perché lei glielo aveva permesso? Qual era la necessità di tutto questo?

– Em, non farne una tragedia. E soprattutto non guardarmi con quegli occhi da medico, sto bene. Non ti hanno mai fatto dei succhiotti in vita tua? – mi chiese ridacchiando. La cosa che più mi faceva rabbrividire era che lei la prendesse così alla leggera.

– No, perché non ho mai trovato piacevole farsi vedere così dalla gente per strada. E poi non sono succhiotti, Marta. – le dissi duramente, mettendomi le mani sui fianchi.
Sarei risultata come la mamma cattiva per l'ennesima volta, ma ero sempre più preoccupata per lei.

– A me non interessa quello che la gente pensa quando mi vede. A me piacciono in realtà. È come se lui fosse con me sempre. – disse sorridendo, guardandosi allo specchio. Io ero completamente sconvolta da quel suo modo di fare, non era la mia Marta.

– Ehi. – cercai di mantenere la calma e di farle capire che con me poteva parlare di tutto come aveva sempre fatto. Le appoggiai le mani sulle spalle e accarezzai la pelle con i pollici.

Odi et amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora