Capitolo 12

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- Buongiorno. – Marco entrò in salotto e si sedette sul divano accanto a me. Diede una carezza a Spettro e si mise a gambe incrociate.

Era mezzogiorno ed il mio stomaco brontolava, avevamo fatto molto tardi la sera prima, e Marta non era tornata a casa con noi.

– Marta non è ancora tornata? – mi chiese come se mi avesse letto nel pensiero. Io scossi la testa sbuffando.
– Sei preoccupata? – mi chiese ancora.
– Secondo te?! Se ne è andata via con uno sconosciuto e non è ancora a casa! Marta non le ha mai fatte queste cose... - sbraitai.
– Allora è un buon segno! Quello di cui ha bisogno è di cambiare, di rompere i suoi stessi schemi. Si vede che con questo ragazzo si è trovata subito bene ed è andata a casa con lui. Ha ventidue anni, Emma, è normale. – fece spallucce. Lui non era per niente preoccupato, ed io mi chiesi se ci tenesse veramente a lei.
– No, non è normale! Marta non è quel genere di ragazza, e tu lo dovresti sapere. – gli puntai il dito contro e mi alzai dal divano. Lui mi seguì e cercò di avvicinarsi a me.
– Ehi, calmati. Vedrai che fra poco tornerà... - provò ad appoggiare le mani sulle mie spalle ma evitai il suo contatto.
– Non riesco a stare calma! – gli urlai contro. Lui non sembrava essere spaventato o turbato dalle mie urla. Di solito riuscivo a mettere in fuga tutti in quel modo, ma con lui non funzionava.

– Okay, pensa a qualcos'altro che non sia Marta. Pensa a... al signor Bianchi! – mi disse.
– Ma chi se ne frega di quello! – esclamai. Bianchi era l'ultimo dei miei problemi in quel momento.
– Dai... vieni. – mi prese la mano e mi feci trascinare in cucina.

Mi fece sedere a tavola e lui si mise sulla sedia di fronte alla mia. Incrociò le braccia sul tavolo e ci appoggiò il mento, io feci lo stesso e continuai a guardarlo. Mi stava venendo quasi un attacco di panico, non ero mai stata preoccupata così tanto per qualcuno, anche perché era la prima volta che Marta si comportasse così senza inviarmi nemmeno un messaggio. Cercai di calmarmi, e per farlo mi concentrai sui capelli di Marco, che quella mattina sembravano più chiari del solito, si avvicinavano al colore del cioccolato fondente invece del solito nero. Poi passai a i suoi occhi verdi, e stanchi. Assottigliò gli occhi per capire cosa stessi facendo dentro la mia testa. Stavo per passare alle labbra quando lui batté la mano sul tavolo, facendomi sobbalzare.

– Ascolta me. Cosa hai deciso di fare? Vuoi provare a fare qualche scatto? Non devi avere paura, non ce ne è bisogno, e vedrai che quando ci avrai preso la mano non vorrai più smettere. – mi disse sorridendomi.
– Io non ho paura di niente. – dissi facendo una smorfia.
– Appunto. Allora buttati. – fece spallucce.
– Io sarò un medico di grande successo. – battei la mano sul tavolo come aveva fatto lui. – Certo, ma potrai anche essere una modella di successo. Non deve essere per forza un lavoro a tempo pieno, ma non credo che qualche soldo in più non ti faccia comodo. – continuava ad insistere e non capivo il perché. Che cosa gli interessava a lui?
– Mi sto facendo convincere da un pallone gonfiato... - mormorai ridacchiando.
– Allora ti ho convinta! Dopo chiamo Davide e gli dico che siamo a sua disposizione! – esclamò soddisfatto.
– Perché vuoi che diventi una modella? – gli chiesi, guardandolo con sospetto.
– Voglio solo aiutarti. – mi sorrise.
– Tu? Aiutare? Me? – risi incredula. Lui alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
– Tu mi hai aiutato, l'altra notte. Ora io aiuto te. – disse semplicemente.
Quello non era Marco Riva.
– Avevamo detto di dimenticare quella notte. – gli risposi fredda.
– Va bene, dimenticheremo anche questo momento allora. – fece spallucce.
Io lo guardavo ancora cercando dove fosse l'inganno.

In quel momento la porta di casa si aprì, rivelando una Marta stravolta. Era sorridente però.
– Ciao ragazzi. – disse affaticata. Mi alzai dalla sedia pronta ad assalirla di domande, ma Marco mi fermò.
– Bentornata. Ti sei divertita? – le chiese calmo.
– Sì! – esclamò saltellando fino al suo bagno. Aveva i capelli scompigliati al massimo e non indossava più il vestito della sera prima. Aveva una tuta che sembrava essere maschile, e di qualche taglia di troppo. Ma il suo volto luminoso era ciò che mi aveva sconvolta di più.


Odi et amoWhere stories live. Discover now