Capitolo 44

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Un altro giorno, altra conversazione sul mio presunto trasferimento a LA.
Marta tirava fuori l'argomento a colazione, pranzo e cena, di tutti i giorni. Forse perché mi voleva far capire che avessi ormai pochissimo tempo per decidere.

Andrea, al contrario, cercava di lasciarmi il mio spazio. Non mi aveva pregato di partire con lui o cose del genere, anche perché sapeva che non sarebbe servito a nulla. Io dovevo essere sicura di fare quell'enorme passo con lui, stava solamente a me decidere. E ovviamente mi tormentava il fatto che lui quel giorno avesse detto di amarmi, ed io non gli avevo risposto come forse avrei dovuto, o lui voleva.
Comunque aveva cercato di non farmelo pesare, secondo lui avevo solo bisogno di un po' più di tempo e poi anche io gli avrei detto "ti amo". Però più ne passava, di tempo, e più ero confusa su dal farsi, e su ciò che provassi.
Insomma, io amavo Andrea?

– Secondo me stai cercando di scappare da qualcosa, altrimenti non si spiega. Sei incredibilmente ancorata a questa città, a me, ai nostri amici, alla tua università, ma non hai ancora escluso la possibilità di andartene. – disse Marta addentando un biscotto, ovviamente integrale.
Ecco, di sicuro se fossi partita non mi sarebbe mancata la dieta ferrea che mi costringeva a seguire insieme a lei.

– Ancora con questa cosa?! Da cosa dovrei scappare? – chiesi spazientita.

Era da giorni che andava avanti con quella sua teoria, ed io cercavo di negare fino all'ultimo, ma dentro di me sapevo che avesse ragione. Stavo scappando da Marco, e da quel sentimento strano che provavo per lui, di cui ancora non ero riuscita ad identificarne la natura. Non riuscivo a capire se amassi Andrea proprio come non riuscivo a capire se odiassi Marco. Se fossi partita avrei dovuto per forza credere nella relazione tra me ed il chirurgo, dimenticando il grande dilemma che era Marco Riva.

Mi alzai dalla sedia, mi infilai il cappotto, presi la mia borsa ed il guinzaglio di Spettro.

– Ecco, stai scappando anche adesso, dalle mie domande. Va bene, vai pure. Forse Spettro ti saprà dare le risposte di cui hai bisogno. – mi urlò dietro, ed io alzai gli occhi al cielo.

– Torno al massimo fra un'ora. – le dissi aprendo la porta di casa.

– Allora non mi troverai quando torni, fra poco vado da Tommaso. – mi disse, ed io trasalii come ogni volta.

Volevo avvicinarmi e darle un bacio sulla guancia per salutarla, ma in quel momento avevo veramente bisogno di scappare dalle sue domande. Vedevo che fosse un po' arrabbiata con me per il mio atteggiamento da quindicenne, così la lasciai stare e me ne andai via con Spettro.

Come non facevo da tempo, passeggiai con lui per i Fori Imperiali, godendomi la vista dei monumenti e i visi dei turisti contenti. Spettro stava al mio passo, esattamente accanto a me, come se fosse la mia scorta. Forse avrei dovuto lasciare perdere gli uomini, visto che il mio golden retriever mi dava infinite gioie e solo quei pochi problemi e casini che un cucciolo scatenava inevitabilmente.

Abbassai lo sguardo su di lui, e mi si formò un sorriso malinconico sul viso quando mi resi conto che ormai non fosse quasi più un cucciolo.

– Emma. – alzai lo sguardo e sobbalzai dalla sorpresa quando mi ritrovai Chiara davanti.
Sì, proprio la fidanzata di Marco.

– Ciao. – le sorrisi.

– È tuo? – mi chiese, indicando Spettro.

– Sì, puoi accarezzarlo se vuoi. Gli piace conoscere gente nuova. – le dissi, visto che sembrava fremere dalla voglia di accarezzarlo.

Mi sentivo in dovere di essere gentile e carina con lei, perché si vedeva che fosse semplice e genuina, e mi sembrava simile a me. Di certo era la prima ragazza a non essere interessata al portafoglio di Marco, ma solo al ragazzo sotto quella veste da imprenditore.

Odi et amoWhere stories live. Discover now