Odi et amo

Capitolo 16

Entrai in cucina e baciai Marta sulla guancia. – Ieri non ti ho vista per tutto il giorno praticamente. Sei stata sempre con Tommaso? – le chiesi, e lei annuì.
– Okay. – mormorai, prendendo la mia tazza dall'armadio.
– Ah, Marco è uscito presto stamattina. Mi ha detto di dirti di chiamare il veterinario di Spettro, voleva essere richiamato per sapere se era tutto a posto. – disse lei.
– Ah, giusto. – presi il telefono e chiamai il veterinario.

– Pronto? – rispose lui.
– Salve, sono Emma Guerra, il mio coinquilino l'ha chiamato ieri perché Spettro aveva ingerito... - dissi, e lui si ricordò subito. – Certo sì, come sta? – mi chiese.
– Ora bene, ha avuto mal di pancia ieri sera ma poi l'ho portato fuori ed è stato meglio. – gli dissi.
– Menomale, ne ero sicuro. Ma si trattava di un tranquillante per esseri umani, quindi non si può mai sapere. – ridacchiò leggermente.
– Un tranquillante? – ripetei confusa, e lo sguardo di Marta scattò su di me.
– Sì, il ragazzo che mi ha chiamato ha detto che erano delle pillole, dei tranquillanti, per questo era molto preoccupato. – mi spiegò.
– Oh, certo sì. – mormorai, cercando di non sembrare scioccata. Lo salutai e chiusi la chiamata.

– Il mio cane si è mangiato un tranquillante? Marco prende dei tranquillanti?! – chiesi alla mia amica con le orbite di fuori.
– Sì, Em. – lei abbassò lo sguardo.
– Mi aveva detto che era una medicina per il mal di testa! – gesticolai come una pazza. Spettro aveva rischiato più di quello che avevo creduto, e Marco mi aveva mentito. Lei non disse niente. Mi alzai dalla sedia ed iniziai a fare su e giù per la cucina.

– Ecco perché insisteva con il voler chiamare il veterinario! – esclamai, capendo solo in quel momento.
– Marco era davvero preoccupato per Spettro, non lo avevo mai visto così. – dissi scuotendo la testa.
– È molto affezionato a lui, ormai. – disse Marta.
– E allora perché mi ha mentito? Perché non mi ha detto che fosse un tranquillante? Si trattava della salute di Spettro! – le dissi, quasi come se fossi arrabbiata con lei.
– Ma infatti ha detto la verità al veterinario! È questo che conta, no? – fece spallucce.
– No! mi ha mentito! E poi si arrabbia se non mi fido di lui... - ridacchiai isterica.
– Non te l'ha detto perché probabilmente si vergogna! Non sono pillole qualunque, e io e te lo sappiamo bene. – mi disse. Io sbuffai e mi sedetti di nuovo a tavola.
– Perché non me lo hai detto tu? Visto che non sono pillole qualunque, avrei dovuto sapere che cos'avesse il nostro ospite fin dal primo giorno. – mi misi a braccia conserte.
– Perché non è come pensi tu, non è un pazzo maniaco che si droga. E poi volevo rispettare la sua privacy. – cercò di farmi capire, ma ero ancora più confusa.
– Senti Marta, non fare la farmacista con me. – le puntai il dico contro. Lei scosse la testa guardandomi male.
– Ha davvero bisogno di quelle pillole, non ne abusa se è questo che vuoi sapere. – mi disse ancora con quel tono. Lo stava difendendo come se fosse stato il suo cucciolo.
– Perché? – gli chiesi.
– Emma. – mormorò, come se non volesse dirmi la verità, come se farlo volesse dire tradire il suo amico. Ma io ero come una sorella, e la casa era anche mia, quindi avevo il diritto di sapere.

– Se dico i suoi problemi non cambierà niente fra di voi. Tu continueresti a trattarlo come se fosse il demonio, e se lui scoprisse che tu sai certe cose, si chiuderebbe ancora più in se stesso e sarebbe ancora più scontroso con te. – disse, testarda come un mulo.
Ma io lo ero di più.
– Se non mi racconti tutto inizio a buttare i suoi vestiti dalla finestra. – le dissi, e lei sapeva che non stessi scherzando.
Io non scherzavo mai.
– Io mi chiedo come fai a piacere ai bambini. In questo momento hai un'espressione cattiva che fa piuttosto paura. – fece quasi per allontanarsi da me. Io la guardai con occhi insistenti, e lei alla fine cedette.
– Va bene, ma te la farò breve, e tu non devi interrompere. Non devi commentare. – mi guardò come faceva mia madre. Io annuii e addentai un biscotto.