Capitolo 22

289 6 0
                                    

Andrea mi fece entrare nella stanza, di Sara, la ragazza di cui mi aveva parlato al mare.

– Ciao. – dissi sorridendole. Lei mi sorrise ma aveva gli occhi tristi.
– Sara, lei è la mia ragazza, Emma. Studia medicina, e voleva conoscerti. – Andrea mi fece sedere sulla sedia accanto al suo letto.
– Mi ha detto che hai sedici anni, mi racconti un po' di te? – le chiesi dolcemente.
– Vado a scuola, e sono la prima della classe anche se studiare non mi piace per niente. Ma vedere i miei genitori fieri di me paga tutti gli sforzi che faccio. – mi rispose, e leggevo nei suoi occhi l'amore che aveva per i genitori.

Comprendevo a pieno quella sensazione: ero andata a vivere da sola per realizzare i miei sogni, e anche se era dura non stare più con loro come prima, essere il loro orgoglio mi faceva sentire come se fossi già un medico affermato.

– È una cosa bella. – annuii.
– Beh, c'è da dire che Sara è anche un bravissima nuotatrice. – disse Andrea con un sorriso, e lei sembrò voler nascondersi sotto il cuscino dall'imbarazzo.
– Davvero? – chiesi con un sorriso. Lei annuii e continuava a guardare Andrea in modo strano.
– E devi sapere, Emma, che c'è un bel nuotatore nel suo corso, di un anno più grande di lei, e lei gli sbava dietro ma non ha il coraggio di farsi avanti. – Andrea le scompigliò i capelli e lei si coprì la faccia con le mani per la vergogna. La poveretta sapeva che il biondo avrebbe raccontato tutti i suoi segreti.
– Oh. – ridacchiai.
– Beh, credo che dovresti farlo. Non importa se sia un anno più grande, i maschi sono comunque dei bambini a quell'età. Ti accorgerai che poi la più matura tra i due sei tu. – le dissi sincera, e lei rise mentre Andrea mi guardò torvo.
– Forse hai ragione. Sono sempre sul punto di andare a parlargli mai poi mi blocco. Ed è un po' che non lo vedo purtroppo, quindi sento di star perdendo la mia occasione. – disse lei giocando con il lenzuolo.
– Perché è da un po' che non lo vedi? – le chiesi.
– È da due settimane che non riesco ad andare a nuoto. Il corso è nel tardo pomeriggio quindi prima studio, ma ultimamente sono così stanca che mi addormento e non riesco ad andarci. – disse lei pensierosa.
– Ah. – dissi, e lanciai uno sguardo ad Andrea che mi guardò con la fronte corrugata. Proprio in quel momento entrò il capo di Andrea, anche lui uno specializzando ma dell'ultimo anno.
– Salve. – lui mi guardò come se mi stesse facendo una radiografia.
– Buongiorno. – lo salutai io.
– Lei è... - disse lui, ma Andrea lo interruppe. – Sì, lei è la studentessa di cui ti avevo parlato. – mi guardò con un sorriso.
– E chiedi al primario di far entrare nelle stanze dei pazienti tutte le studentesse della facoltà? – gli chiese il capo con le sopracciglia alzate, come se sapesse già la risposta.
– No, lei è una brillante studentessa, non è una qualunque. Ed è...mia amica. – gli rispose un po' titubante. Sara cercò di trattenere una risatina, visto che sapeva che io e lui fossimo più che amici.
– Oh, beh, allora piacere di conoscerti... - il capo lo guardò con un sorrisetto, e poi mi porse la mano che io strinsi.
– Emma Guerra. – gli sorrisi.
– Io sono il dottor Rossi, mi sto specializzando in cardiochirurgia. – ricambiò il sorriso.
– Sì, infatti lui è il mio mentore. – disse fiero Andrea.
– Lewis! Non farti sentire dal vero cardiochirurgo altrimenti ti fa licenziare. – scosse la testa ma sorrise. Io e il mio ragazzo scoppiamo a ridere.
– Sara, ti lasciamo riposare. – lei ci salutò con la mano e noi uscimmo dalla sua stanza.

Prima che il dottore se ne andasse io lo fermai.
– Dottore, le avete già fatto una risonanza? – gli chiesi, e Andrea mi guardò confuso.
– Perché lo chiedi? – mi chiese il capo.
– Perché Sara ha detto di addormentarsi sempre, e non gli era mai capitato prima. Io non credo che sia solo stanchezza. – rivelai le mie ipotesi, senza paura.
– In effetti dorme la per la maggior parte della giornata, oltre che di notte. – Andrea intervenne.
– E cosa pensi che sia? – mi chiese l'altro.
– Potrebbe... essere un tumore al cervello, per esempio. – dissi sottovoce per paura che Sara potesse sentirci. Lui mi guardò come se fossi solo una bambina che si inventava le cose.
– Abbiamo fatto tutti gli esami possibili e non è uscito niente. Credo che dovremmo dimetterla. – disse deciso.
– E allora ripetete gli esami! – esclamai, forse esageratamente. Ma non potevano lasciare morire quella ragazza rimandandola a casa. C'era qualcosa, ed io e Andrea ne eravamo certi.
– Sei solo una studentessa, non puoi dirmi cosa devo fare. – mi disse il dottore con rabbia, prima di andarsene.


Stavamo varcando la soglia di un locale piuttosto rinomato, io e Marta. Eravamo vestite tutte di punto, ancora di più della volta precedente. Era una festa organizzata da Davide, ed era quasi mio obbligo andarci. Avevo scelto la mia amica come accompagnatore, ovviamente. Per fortuna Davide non ci aveva spedito i vestiti e gli accessori da indossare come se fossimo bambole, ma ci aveva detto quale fosse lo stile sul quale avremmo dovuto puntare. Elegante, ma non troppo appariscente. Femminile e sensuale, ma non volgare. Ero contenta e volevo prendermi quella serata per rilassarmi un po'. Ma avrei mentito a me stessa se avessi pensato che quella sarebbe stata una serata tra donne. Sapevo che Marta era felice perché c'era anche Marco, non perché l'avessi portata nel locale che aveva sempre e solo potuto vedere con il binocolo. Non sapevo come comportarmi con il pallone gonfiato, soprattutto perché non sapevo che fare con lui. Avrei dovuto dargli un'altra chance, sul lavoro? Oppure avrei dovuto mantenermi ad un rapporto civile e basta, senza prendermi troppa confidenza? Lui non era più sotto il mio tetto e io l'avevo lasciato andare. Non era più affar mio, la sua vita. Anche se le migliaia di persone sui social non la pensavano così.

Ad interrompere i miei pensieri fu Davide, che ci accolse subito con una grande sorriso.
– Oh, Emma! Non mi avevi detto che la tua amica fosse così carina. – disse lui squadrandola per bene. Marta gli sorrise ed arrossì.
– Beh, adesso lo sai. Credi che potremmo essere una bella coppia? Non ci sono campagne sulle donne e sulla sorellanza in cui ci puoi infilare? - gli chiesi scherzando.
– A dir la verità, sì. Sareste perfette. Ci farò un pensierino. – disse, portandosi il dita sul mento per accarezzarsi la barba che ormai stava diventando piuttosto grigia.
– Cosa? Sul serio? Io non... - chiesi Marta andando nel pallone, ma vedevo l'euforia crescere in lei.
– Davide... non dire cose che magari non puoi promettere. Lo so com'è questo mondo, ma Marta è una vera sognatrice, se poi non si farà nulla le si spezzerà il cuore. – gli dissi, appoggiando una mano sulla spalla della mia amica.
– Emma, ho detto mai qualcosa che poi non ho fatto? – mi chiese di rimando, ed era piuttosto serio, quindi mi tranquillizzai.
– Perché, c'è qualcosa che Davide Bianchi non possa fare? – Marco spuntò all'improvviso, dando una pacca sulla spalla al nostro datore di lavoro. Davide probabilmente notò il mio sguardo gelido.
– Sì, farvi tornare insieme... - disse lui cercando di non farsi sentire da Marco ma da me. Detto questo, se ne andò a salutare gli altri ospiti.
– Allora, come stai? – Marta abbracciò Marco così forte da togliergli il respiro.
– Bene. – le sorrise lui.
– E com'è la casa? – gli chiese, assetata di curiosità.
– Fattelo dire da Emma. Com'è la casa? – chiese lui con il suo solito sorriso beffardo.

Marta si girò verso di me, guardandomi confusa. Non le avevo detto che ero andata con Marco nella sua reggia. Noi due ci dicevamo tutto, sin dall'elementari ci raccontavamo i segreti più strani e imbarazzanti, ed io non le avevo detto nulla di quel pomeriggio trascorso con lui. Perché non l'avevo fatto? Non lo sapevo nemmeno io.

– La... la casa è bella. Grande, bianca, forse ancora troppo vuota, ma è bella. Ti piacerà. E ha anche una bella vista. – le dissi io, cercando di fare finta che la cosa non fosse strana. Lei fece lo stesso, sembrò passare sopra al fatto che non le avessi niente e che fosse stata colta piuttosto di sorpresa.
– Solo "bella"?! Sei rimasta incantata quando sei entrata in camera mia. È stata la prima volta che sei rimasta senza parole di fronte a me. – ridacchiò lui, e Marta alzava le sopracciglia sempre di più, sconvolta.
– Beh, allora perché io sono l'unica che ancora non ha visto questo meraviglioso castello? – chiese in modo scherzoso, ma c'era qualcosa di strano nel suo tono di voce.


La festa era stata piacevole, anche se mi ero sentita come un blocco di ghiaccio tutto il tempo. Marta se ne era accorta, e anche se non aveva detto nulla, vedevo che mi chiedeva spiegazioni con gli occhi. Comunicavamo così, tra i banchi di scuola, quando non potevamo farci sentire. E in quel momento il liceo sembrava così lontano. Eravamo in macchina di Marco che si era offerto di accompagnarci a casa, Marta era seduta accanto a lui ed io nei sedili posteriori. La vidi aprire Instagram sul suo telefono, e lanciò un gridolino. Anche se Davide aveva tenuto fuori i giornalisti, tutti gli invitati avevano fatto foto e video, dove c'eravamo anche noi tre.
– O mio dio! Stanno parlando di noi, di me! – esclamò incredula.
– E che dicono? – le chiese Marco divertito.
– Hanno paura che io stia ostacolando la vostra "relazione". – rise.
– Quindi stanno parlando male di te... - sottolineai, ma a lei sembrava non importare. – Sì, ma stanno comunque parlando di me! Che figo! – disse contenta.
– Credimi, fra due giorni non sarà più figo. – le dissi duramente, e Marco mi lanciò un'occhiata attraverso lo specchietto.

___

Che ne pensate di questo capitolo? Vi è piaciuto? E secondo voi Emma ha ragione sul caso di Sara? Commentate se vi va❤️

- treatyourselfbetter

Odi et amoWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu