Capitolo 7

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Arrivai all'allenamento alla solita ora dopo scuola e non so perché ma era come se il mio corpo fremesse all'idea di rivedere Lorenzo. Non è che mi piacesse e l'ultima volta che ci eravamo parlati, avrei voluto tirargli un pugno, poi mi dava sui nervi il suo modo di fare. Ma trascorrere tutte le pause pranzo con lui non mi era dispiaciuto quanto avevo creduto. Il mio cervello continuava a voler mantenere un blocco nei suoi confronti, ma il corpo ribolliva ogni volta che lo vedeva. In fondo era un gran bel ragazzo. Peccato non poterglielo dire e non poterglielo dimostrare, dovevo sempre comportarmi come se lo disprezzassi completamente per dargli motivo di non avvicinarsi più e non era per niente facile.

Mi fece rabbia non vederlo arrivare, pensavo che non mi avesse trovato abbastanza interessante per trascorrere del tempo con me prima di iniziare l'allenamento. Più passava il tempo prima dell'arrivo degli altri, più io cominciavo a sentirmi delusa. Lorenzo era come tutti gli altri della squadra, forse anche peggio, perché il suo giudizio si era fermato al fatto che io non fossi una facile come tutte le altre. Probabilmente a quell'ora aveva già raccontato in giro di quanto io fossi noiosa e frigida.

Ma la rabbia svanì quando non lo vidi presentarsi all'allenamento, ne quel giorno ne i giorni seguenti. E, strano ma vero, mi sentivo preoccupata per lui. Non mi era mai importato prima dei miei compagni di squadra, ma ora ero davvero in pensiero per Lorenzo. Provai ad ascoltare qualche conversazione dalle mie compagne pettegole. Solitamente almeno il 90 % delle cose che raccontavano era pura invenzione, ma mi aspettavo di sentire almeno l'ultimo 10%. Sembrava che Lorenzo avesse fatto un'overdose e una ragazza mezza nuda lo avesse assistito.

Sapevo che quella era la verità dal comportamento di Giorgio, era nervoso e demoralizzato. Aveva sempre creduto in Lorenzo e in quel periodo era diventato più severo con lui perché voleva che lui tirasse fuori il massimo in vista della convocazione ai campionati mondiali. Giorgio puntava su Lorenzo, come su di me e Samuele. Continuando così, Lorenzo rischiava di non essere presente, avrebbe perso una grande occasione per una cavolata che sapeva di dover evitare. Era stato un ingenuo, stupido che ora si stava bruciando la carriera e soprattutto la salute. Con quell'overdose avrebbe anche potuto morire e per cosa poi? Era bravo a scuola, bravo nello sport, non aveva senso buttare via quelle doti per provare qualcosa che si sapeva fare male.

Non rividi Lorenzo fino a venerdì, ma arrivò all'inizio degli allenamenti non prima. Non sapevo come comportarmi. Mi aveva dato fastidio cosa aveva fatto, era stato ingenuo e infantile. E non volevo più curarmi di lui. Dovevo convincermi a non pensarci più, lui era uno stupido che guardava le donne solo come oggetti del desiderio e pur di divertirsi si rovinava la vita.

Mi accorsi che più volte durante l'allenamento mi fissò, ma io non mi volsi mai. Verso la fine dell'allenamento di tutti Giorgio fece i nomi di chi doveva restare per un'altra ora e non disse il nome di Lorenzo. Quando gli altri si furono avviati allo spogliatoio Lorenzo rimase in pista.

-Devi andartene- lo rimproverò freddamente Giorgio.

-No, io devo restare, devo prepararmi- rispose Lorenzo, faceva fatica a restare determinato, perché in realtà credevo volesse piangere. Sapevo come si poteva sentire in quel momento, come uno che aveva combinato un disastro e ora voleva rimettere insieme i pezzi. Ma mi voltai dall'altra parte per seguire le indicazioni di Ettore, ero arrabbiata con Lorenzo che aveva sbagliato nonostante tutti gli avvertimenti che gli erano stati dati.

Non ascoltai il resto della conversazione tra Giorgio e Lorenzo, so solo che Lorenzo abbandonò la pista.

Al termine dell'allenamento andai a prendere la borsa come al solito nell'ufficio di Giorgio che in quel momento era ancora in pista a discutere con Ettore, e raggiunsi il mio spogliatoio. Chiusi la porta, ma non a chiave e mi preparai per la doccia, quando sentii dei passi dietro di me. Mi voltai e quasi feci un colpo. Era Lorenzo e stava piangendo.

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