Capitolo 16

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Tra ragazzi non si spettegola molto, ma dimenticavo di essere in macchina con una coppia gay di cui uno era il migliore amico di quella che speravo diventasse la mia ragazza.

Tutto il viaggio lo passai a rispondere alle domande sempre più precise di Riccardo, mentre Marco si limitava a commentare e a guidare.

Riccardo era protettivo come un fratello nei confronti di Anna. Se avessi provato a ferirla, sapevo che lui sarebbe stato il primo a punirmi.

Provai a chiedergli ancora il suo numero, ma lui non me lo diede. Era come se mi stesse mettendo ancora alla prova. Il suo obiettivo era che io riuscissi ad ottenere il numero di Anna da lei stessa. Ecco dove voleva arrivare il mio amico! Diabolico, ma anche premuroso. Il cammino verso Anna era un percorso ad ostacoli che io dovevo superare per conquistare la sua fiducia.

Arrivammo a casa di Riccardo, io presi la mia bici dal suo garage, lo ringraziai e corsi via. Ero stanco ma determinato. Volevo Anna ed entro fine giornata lo sarebbe stata.

Raggiunsi casa sua. Lei non era ancora tornata. Non riuscivo a pensare ad altro e a fare altro.

Suonò il mio cellulare. Era Giorgio. Cazzo!

-Ciao Lorenzo, come mai oggi non ti sei presentato all'allenamento? Fammi indovinare: Anna- mi chiese subito. Sempre molto diretto!

-Si, Anna- ammisi. Dalla mia overdose avevo deciso di non mentire più. Giorgio mi conosceva bene ormai.

-Lo avevo capito, spero che tu ti sia comportato bene- anche lui era molto premuroso nei confronti di Anna.

-Si- . Mi ero comportato bene. Quelle parole mi echeggiavano nella mente. Mi stavo comportando bene con Anna?

-Hai pensato a lei con l'overdose?- tutti mi sapevano leggere nella mente.

-Si-.

-Allora significa che l'overdose invece che farti male, ti ha aiutato a mettere la testa a posto-.

-Dimmi che punizione dovrò scontare domani- tanto come Giorgio conosceva bene me, io conoscevo altrettanto bene lui. Iniziava con parole gentili, paterne, poi, di colpo, tornava in sé, severo come sempre.

-Non te lo dico fino a domani, sarà una sorpresa-.

Cazzo!

-Ci sono novità?- chiesi.

-No, buona serata- e chiuse la telefonata.

Rimasi immobile seduto sul marciapiede. Speravo che almeno con Anna andasse bene.

Sentii il pullman arrivare nella strada principale e scattai in piedi. "Fa che sia lei, fa che sia lei, fa che sia lei". Continuavo a ripetermi. E lei svoltò l'angolo per imboccare la sua via. Camminai verso di lei. Non ce la facevo più, non mi era bastato quel bacio. La bramavo disperatamente. Cosa mi stesse succedendo, non mi importava. Stavo cambiando. Mi stavo innamorando perdutamente e non potevo farne a meno. Anna.

Lei era sorpresa di vedermi. Non le diedi la possibilità di dire una parola. La baciai direttamente soffocando ogni sua parola e ogni suo dubbio. Quelle labbra erano il mio balsamo e quel corpo la calma e la frenesia del mio. Era una droga di cui ormai ero dipendente.

-Dimmi di si! Non accetto un "ci devo pensare"- le dissi staccando le labbra dalle sue, ma senza arrestare la presa sul suo corpo -Ti prego, ti prego-.

-Ci devo pensare- stronza!

Mollai la presa. Per una volta poteva degnarsi di essere seria?

Mi allontanai da lei infastidito, mi avvicinai alla bicicletta. Dovevo andarmene da lì. Ma questa volta fu lei a bloccare il mio manubrio. Aveva fatto cadere le sue borse dello shopping per terra. Prese la mia testa tra le sue mani e mi baciò.

-Prometti di non prendere in giro i miei sentimenti- ora era lei quella seria.

Quanto volevo risponderle "ci devo pensare" come aveva fatto lei. Ma ero io che avevo sempre dovuto rimediare alla mia cattiva nomea.

-Lo prometto- lasciai bruscamente la bici contro il muretto e presi la mia Anna tra le braccia. La baciai così a lungo che il sole aveva fatto in tempo a tramontare.

Era mia. E non avrei permesso a nessuno di portarmela via.

Tranne a sua madre che la richiamava dalla finestra per la cena. Beccati dal generale! Non so se fosse stato un bene o un male. Ma non mi importava granché. Prima di salire mi diede il suo numero di telefono. Ce l'avevo fatta. Avevo una ragazza. Avevo Anna.

Corri da meWhere stories live. Discover now