Capitolo 21

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-Sei un perfetto idiota!- mi urlò contro mia sorella -Perdi un'occasione simile dopo tutti i sacrifici che hai fatto. Meriti le puttanelle che ti trovavi prima, perché non sei in grado di impegnarti con nessuna. E ora torni a casa a piedi-.

-Non ti sembra di esagerare?- provò a difendermi Emanuele, in fondo era sua la macchina -E' solo spaventato, per alcune cose ci vuole tempo-.

-Ha ferito l'unica ragazza che ci teneva a lui e l'unica a cui lui tenesse, scusa ma mi sembra un cretino-.

-Ok, in effetti. Lorenzo, come ti senti?-.

Mi veniva da vomitare. Crollai a terra. Vidi il pullman di Anna partire e in pochi secondi lei era già lontana. Tutto perché non le avevo detto delle semplici parole.

Emanuele mi corse incontro preoccupato. Mia sorella rimase immobile, era arrabbiata per il mio comportamento.

-Questo dimostra che non sei semplicemente cotto- commentò.

-Infatti, tu sei innamorato- aggiunse Emanuele. Non sapevo come un ragazzo bravo e sensibile come Emanuele, che era anche ligio ad andare in chiesa tutte le domeniche, sopportasse una come mia sorella.

-Cosa hai intenzione di fare? Buttarti sulla prima che capita per consolarti o preferisci raggiungere quel pullman?- sempre diretta mia sorella.

-Inseguiamo quel pullman- e mi rialzai.

Corremmo a prendere la macchina, per fortuna che guidava Emanuele, io dal nervosismo avrei fatto un incidente. Erano le sette di sera e le strade erano invase dalle auto, ogni semaforo rosso corrispondeva ad una imprecazione da parte mia. Non avremmo raggiunto il pullman per la stessa strada, quindi Emanuele trovò una via alternativa. Anna sarebbe scesa in centro Mestre e da lì avrebbe cambiato autobus. Conoscevo quelle fermate e quindi i movimenti di Anna. Provai a chiamarla un paio di volte, ma lei non rispose. Probabilmente indossava le cuffiette e non sentiva il telefono. Ogni attimo lontano da lei era una tortura. Ci eravamo lasciati male, tutto perché ero stato spaventato e incerto.

-Emanuele, come mai hai scelto mia sorella?- chiesi al mio autista.

-Sono qui, quindi ogni parola che riguarda me, vedete di usarla nel modo giusto- la solita curiosona.

-Perché è una rompi palle!- e gli arrivò un pugno sulla spalla -Ok, lo ammetto, nonostante sia una gran rompi palle- altro pugno dal sedile posteriore -Ha un grande cuore, insomma è molto diretta, a volte anche troppo, però se non lo fosse stata con te, Lorenzo, ora non staremmo inseguendo un pullman. Tua sorella ha la capacità di capire le persone e sapere cosa vogliano anche se all'apparenza sembri solo una...-.

-Una che?- tuonò mia sorella da dietro.

-Una... una pettegola- terzo pugno.

-E' vero! In più sa come rendere spassosa ogni giornata-.

-Già meglio!-.

-Anche Anna mi fa sentire così- ammisi, mi venne da piangere. Volevo raggiungerla. Le inviai una serie di messaggi, sperando che prima o poi lei rispondesse almeno a quelli. Mi mancava così tanto.

-Non devi avere paura di dirglielo, in amore si fa così, vanno dette le cose, altrimenti la coppia non ha senso di esistere-.

-Si vede che sei un umanista-.

-Teoricamente lo dovresti essere anche tu, sei al liceo classico-.

-Si, ma la letteratura ogni tanto mi annoia-.

-E allora perché hai scelto il liceo classico-.

-Perché mi piace studiare e frequentare una scuola prestigiosa-.

-Dopo cosa intendi fare?-.

-Oltre all'atletica, non lo so. Intanto so che voglio Anna-.

-Raggiungiamo Anna e questa volta dille ciò che provi senza vergogna-.

-Ci proverò- non rispondeva ai miei messaggi. Non sapevo cosa pensare. E se cambiava direzione? Per andare da Riccardo avrebbe dovuto fare la stessa strada che per tornare a casa sua. Ogni volta per lei dovevo fare corse in auto, pedinarla a casa e stalkerarla con il telefono.

Invece che passare per la prima fermata in cui doveva cambiare il pullman, andammo direttamente all'ultima, quella vicina a casa sua. Non poteva essere già arrivata. Parcheggiammo lì vicino e rimanemmo in auto. La mamma di Anna giunse in fermata in tuta da casa. Il pullman arrivò dopo un paio di minuti, vidi Anna scendere e abbracciare sua mamma con le lacrime agli occhi.

Scesi dalla macchina, non avevo tempo da perdere e non sopportavo di vedere Anna piangere.

-E' uno stronzo, si, lo avevamo sempre detto- sentii dire da sua mamma. Anna mi dava le spalle -Ma in realtà più che stronzo, sai è uno lento e poco cavaliere. Ti ha fatto tornare a casa in un pullman puzzolente, quando lui fino a qui è arrivato in auto-.

-Cosa?- chiese Anna asciugandosi le lacrime dagli occhi con una mano.

-Voltati-.

Quando si girò, io non aspettai oltre, corsi ad abbracciarla. La strinsi forte a me. Le presi la testa e la baciai, sentivo le sue guance bagnate. Spostai la mano e le asciugai con le dita le lacrime.

-Sono stato un idiota lo ammetto- le dissi.

-Oh, un uomo che ammette i propri difetti? Non male- commentò sua madre. Ecco se sua madre si fosse messa in società con mia sorella, avrebbero fatto concorrenza alla migliore agenzia di gossip al mondo.

-Un po di privacy per favore- chiesi a sua madre.

Anna si mise a ridere. Veniva da ridere anche a me veramente. Sua mamma però non accennava a muoversi, mi stava mettendo alla prova.

-Vieni a cena dai miei, niente storie, sei la mia ragazza- non potevo essere troppo sentimentale davanti a sua madre.

-Ho il terrore dei tuoi, in più mia mamma ha preparato uno dei miei piatti preferiti- trovò una scusa.

-Quale sarebbe?- le chiesi per testare la concorrenza.

-Gnocchi al pomodoro ripieni di formaggio- rispose sua madre.

-Così non vale, accidenti, quelli piacciono anche a me- Cazzo! La concorrenza rischiava di avere la vittoria in pugno.

Mi staccai dall'abbraccio. Mi sa che quella sera mi andava male.

-Ma non sarebbe cortese rifiutare l'invito- sua madre mi sorprese, mi stava offrendo la possibilità di convincere Anna, era dalla mia parte!

-Si, infatti, e poi Anna, vedi anche io e tua mamma inizialmente non potevamo vederci, ora stiamo trovando un modo per...-.

-Sopportarci a vicenda. Non è facile e bisogna cercare nel caso di tener fede alle minacce se Lorenzo non si dovesse comportare bene-.

-Grazie signora Valenti- avrei voluto strozzarla, ma in quel momento mi era d'aiuto.

-Lo so, ma come dire di no agli gnocchi ripieni- sempre cocciuta.

Allora altra strada.

-Con il suo consenso signora Valenti- e mi issai Anna in spalla.

-Buona serata ragazzi- ci salutò sua madre.

-Mamma dovresti essere dalla mia parte!- protestò Anna con la voce strozzata visto che la sua pancia era schiacciata sulla mia spalla.

-Lo sono tesoro. Quando serve- e sua madre si allontanò, mentre Anna tentava di divincolarsi scalciando. Io però non mollai la presa.

-Cazzo! Sei un atleta, è naturale che riesci a portarmi-.

-Si, almeno così non scappi- e la portai in macchina.

Salutò gli altri e si sedette dietro vicino a mia sorella, mentre io riprendevo posto vicino a Emanuele.

Corri da meWhere stories live. Discover now