Capitolo 41

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Avevo sperato che Anna mi richiamasse, ma la mia attesa si dimostrò vana. E il giorno dopo ebbi l'ennesima bastonata quando Francesca tornò a casa poco dopo essere uscita. Mi guardò delusa e arrabbiata, io la seguì in camera per chiederle spiegazioni.

Lei mi fece segno di uscire che si doveva cambiare e io aspettai fuori. Riaprì la porta di scatto e mi fece segno di entrare.

-Mi ha mandata via- arrivò al punto.

-Perché? Pensavo che ieri fosse stata felice di vedermi, mi ha persino detto "grazie"- le dissi.

-Non vuole più avere a che fare con noi. E' stufa perché pensa che tutti vogliano decidere per lei. Più vede me, più le ritorni in mente tu e si è arrabbiata quando sua madre le ha rivelato che ci eravamo messi tutti d'accordo per farvi incontrare. In più ha saputo che tu chiami sua madre per sapere come sta-.

-Cosa? Ma sua madre non poteva stare zitta?- ero furioso.

-Probabilmente lo ha fatto per tentare di farle capire quanto tu le vuoi bene. Ma Anna non ne vuole sapere. Non so se dirti di guardare altrove o aspettare- nella sua voce non c'era più comprensione per Anna, aveva perso la pazienza pure lei.

Mi sedetti a fianco a lei sul letto. Presi la testa sulle mani. Aspettare Anna, aspettare che lei tornasse da me era una tortura, non mi permetteva di andare avanti. L'amavo, ma non sapevo più come comportarmi. Restare lontano da lei era difficile, quando mi riavvicinavo lei si allontanava. Con lei un momento eravamo felici, quello successivo arrabbiati.

-Lo so che fa male, ma così tu stai peggio- mia sorella mi abbracciò per le spalle -Devi andare avanti-.

-Era l'unica che mi considerava più del fighetto atleta con il fisico scolpito, era l'unica persona con cui riuscivo ad essere me stesso- rivelai e delle lacrime mi bagnarono gli occhi.

-Ha tirato fuori i lati migliori di te-.

Ripensandoci era vero, prima ero un ragazzo molto egoista, pensavo solo a me e al mio piacere, vedevo le ragazze come oggetti per soddisfare le mie esigenze carnali. Con lei avevo imparato a preoccuparmi e a prendermi cura delle altre persone e persino ad amare una persona.

-Che dici se andiamo a fare un giro?- propose Francesca scuotendomi per le spalle.

-Ci sto- mi serviva uscire un po per schiarirmi le idee.

Trascorsi dei giorni chiuso in camera mia, uscivo solo con mia sorella e ogni tanto accompagnavo mia mamma a fare le spese. Mi sentivo inutile, un perdi giorno. Tanto che alla fine un giorno tornando a casa dalle spese trovai mia sorella davanti all'ingresso con due zaini. Andavamo in montagna, io e lei da soli. La nostra casa a Padola, circa mezz'ora da Auronzo. Ci serviva per schiarire la mente. Io mi stupii, insomma capisco che io fossi depresso, ma lei si stava allontanando improvvisamente dalle sue amiche e da Samuele.

Non obiettai anche perché mia madre mi mise direttamente le chiavi della macchina in mano e non mi diede il permesso di salire le scale per andare in camera mia.

Così fui costretto. Raccolsi il mio zaino e mia sorella il suo e partimmo in macchina. Avevamo due ore e mezzo di viaggio e a decidere la musica fu mia sorella. Aiuto!!! Avril Lavigne e i Sonohra a manetta, come Anna, solo con l'aggiunta di Rihanna e Beyoncé.

Arrivai al nostro cancello con Umbrella che mi martellava in testa. Mentre mia sorella canticchiava When you're gone stonata come una campana. La nostra casa era una piccola villetta attaccata alla montagna. Era stupendo. L'aria era fresca e limpida, non calda e soffocante come a Mestre.

Scesi dalla macchina e andai ad attivare tutti gli interruttori mentre mia sorella sistemava gli zaini dentro casa e apriva le finestre per cambiare l'aria. Accesi tutto, corsi dentro e con mia sorella girammo tutta la casa per controllare se fosse tutto in ordine. Poi ognuno si preparò la propria stanza. A turno ci facemmo la doccia e io misi a cuocere le pizze surgelate in forno. Il giorno dopo avremmo dovuto andare a fare la spesa, ma per quella sera potevamo accontentarci.

Corri da meWhere stories live. Discover now