Capitolo 29

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Il martedì 12 luglio, ultimo giorno dei campionati mondiali, io e Anna non avevamo gare e Giorgio ci concesse di prenderci un giorno di riposo. Mi svegliò il rumore dei passi di Samuele e dell'altro ragazzo, loro avevano ancora una gara quel giorno. Quando uscirono io non riuscii più a chiudere occhio. Mandai un messaggio ad Anna, lei rispose subito, era sveglia e arrivò in camera mia dopo mezz'ora, si era lavata e sistemata. Io mi ero semplicemente dato una sciacquata al viso.

-Sai, il tuo alito è pessimo!- il buongiorno di una donna!

-Il tuo non è migliore del mio- le risposi.

-Andiamo a fare colazione, io ho una fame- mi disse avvicinandosi alla porta. E io che avevo il bazzuca carico!

-Tu hai sempre fame- mi alzai contro voglia. Ero pronto anche, indossavo solo le mutande.

-Sai se avessi un alito migliore ti sarei già saltata addosso, ma così il tuo sex appeal è sceso vertiginosamente-.

-Va bene, va bene ho capito-.

Indossai la divisa dopo corsa della nazionale, era la prima cosa che mi capitò a portata di mano e scendemmo in sala da pranzo. Era quasi vuota, solo qualche atleta che come noi quel giorno non aveva gare. Ci servimmo e come al solito Anna si riempì il vassoio, mentre io di sveglio avevo solo il membro in mezzo alle gambe, lo stomaco era ancora nel mondo dei sogni. Presi solo un tè con dei biscotti.

Ci sedemmo vicino agli altri atleti, non potevamo appartarci senza destare sospetti, ma quasi non spiccicammo parola con loro. L'unica altra ragazza seduta, oltre ad Anna era una del salto ad ostacoli, alta quanto me, seno quasi inesistente ma dal viso molto carino. Tanto che Anna sentendosi minacciata ad un certo punto mi tirò un calcio da sotto il tavolo. Però lei aveva molta più scelta di me, cinque ragazzi, tutti muscolosissimi, c'era persino quello del lancio del disco. Lei però poteva guardare! Quando la vedevo che dialogava senza problemi con uno dei ragazzi, le lanciavo occhiate infastidite. Lei invece di sentirsi in colpa, sembrava goderci.

Nella mia testa prese a ronzare una battuta "Tanto dopo ti scopo", il problema diventò allora tenere a bada il radar.

Terminata la colazione, alcuni della squadra andarono in pista, altri tornarono nelle proprie stanze per fare delle telefonate. Io avevo la stanza libera, così portai Anna da me.

-La staffetta a che ora parte?- mi chiese. Stava prendendo tempo.

-Pomeriggio, abbiamo tutto il tempo- mi avvicinai a lei.

-Cosa ci guardiamo? C'è qualche film in televisione- si scostò da me e accese il televisore. Eh no! Niente diversivi. Staccai la spina del televisore, presi Anna tra le braccia e la buttai sul mio letto.

-Tu ora non scappi più, so che lo vuoi, non per niente sei bagnata sotto- le dissi in tono suadente e deciso.

-Grazie, mi sono lavata prima di colazione- sempre con la battuta pronta per difendersi!

-Così sei pronta- la baciai intensamente, avevo una gran voglia di lei e lei acconsentì. Ci sfilammo la maglietta, ero a torso nudo sopra di lei. Indossava un reggiseno di pizzo celeste. Se il sopra era di pizzo, volevo vedere anche il sotto. Le abbassai i pantaloni... Perizoma di pizzo abbinato. La ragazzina aveva davvero buon gusto! Quanto era arrapante! Mi tolsi alla svelta pantaloni e mutande. Lei iniziò a tremare.

-Ehi cosa succede?- mi distesi sopra di lei.

-Sei davvero dotato- mi disse con voce tremante.

-Non mi piace deludere le aspettative- le risposi vantandomi.

-Hai mai...- iniziò, era così timida.

-Cosa?- le accarezzavo i capelli.

-Ho sentito voci tra le nostre compagne tempo fa-.

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