Capitolo 42

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Era da due giorni che al posto del gesso, calzavo un tutore rigido. Ma la cosa positiva è che non usavo più le stampelle e riuscivo a camminare anche lentamente. Il fisioterapista era rimasto soddisfatto, la tecar aveva avuto successo e i risultati si vedevano. Ora dovevo solo continuare con tecar ed esercizi.

Il giorno prima della sentenza con le mie compagne di scuola andammo a vedere il sesto film di Harry Potter, non vedevo l'ora, sia per non pensare a cosa sarebbe successo il giorno successivo sia perché il libro mi era piaciuto molto.

Andammo allo spettacolo delle 17. La sala non era particolarmente affollata, forse perché erano gli ultimi giorni di programmazione. Questo era positivo, sarebbe stato più facile goderselo senza sentire troppo vociare intorno a noi. Al cinema con le mie amiche vigeva la regola che nessuna doveva aprire bocca fino alla pausa o fino alla fine del film, dopo avremmo avuto tutta la cena per commentare.

Iniziò il film, la musica iniziale mi metteva sempre paura, ma era bellissima. Il film si rivelò stupendo come al solito, si alcuni fatti erano stati tolti rispetto al libro, come tutta la storia tra Harry e Ginny che ci lasciò a bocca asciutta. Per il resto era comunque imperdibile.

A cena andammo in una piccola pizzeria e passammo l'intera serata a commentare il film. Concordammo che più ci si avvicinava alla fine della storia, più si avvertiva la tensione e l'oscurità nei vari film. Dal primo al terzo c'era ancora molta innocenza, dal quarto partivano le vibrazioni e la paura. Non che il secondo fosse tanto da meno. Io ancora non riuscivo a guardarlo la sera. Però questi avevano qualcosa in più. Ora aspettavamo con ansia il settimo.

Finita la cena tornammo a casa. Quando varcai la porta, mi assalì di nuovo l'agitazione. Avevo trascorso un bel pomeriggio con le mie amiche, ma ora a casa, mi ritornò in mente la sentenza. Avrei rivisto tutti. Ero davvero pronta?

Mi svegliai presto, non ero riuscita a dormire bene quella notte, tra l'emozione di aver visto Harry potter e il principe mezzosangue e la paura della sentenza.

Non mangiai molto a colazione. Indossai pantaloni lunghi leggeri in cotone blu e una camicia bianca. Legai i capelli e mi truccai un po' il viso, tanto per dare del colore alle mie guance pallide. Calzai scarpe da ginnastica semplici ma morbide in modo da non sentire male alla caviglia.

Mia mamma non riuscì ad essere presente all'incontro con i giudici e gli avvocati della federazione perché aveva dei consigli di classe, fu mio padre ad accompagnarmi. In quest'occasione non serviva andare fino a Roma, la federazione ci aveva comunicato che sarebbero venuti loro da noi. Precisamente al centro sportivo dove prima mi allenavo. Riccardo e le mie amiche mi scrissero per farmi gli auguri. Ma ciò che mi tormentava più di tutto era l'incontro con Giulia e Asia, le odiavo e non sapevo se sarei riuscita ad affrontarle in modo diplomatico. Poi venivano Lorenzo e Samuele.

Arrivammo al centro sportivo giusto dieci minuti prima dell'appuntamento. Trovai Samuele in attesa con suo papà davanti alla porta della sala riunioni. I nostri padri si salutarono cordialmente e iniziarono a conversare su come credevano che sarebbe andato a finire. Io e Samuele rimanemmo per un po' ad osservarci, incerti su cosa dire.

-Allora come stai? Vedo che ti hanno tolto il gesso- sciolse lui il silenzio.

-Meglio, ho recuperato in fretta. Tu?- gli risposi con un sorriso. Era proprio un bel ragazzo anche se in quel momento era pallido in viso e dimagrito di un paio di chili.

-Bene, sto riprendendo a correre- mi disse.

-Bene- aveva smesso a causa della mia caduta. Mi sentii in colpa, lui aveva smesso per me.

-Ora c'è solo Ettore, Giorgio non se la sentiva- mi raccontò.

In quel momento vidi entrare Lorenzo con suo padre e Giorgio. Ci salutammo tutti cordialmente. Io provai a rimanere il più calma possibile, ma ora ero in preda al panico. Lorenzo era splendido come sempre, ma il suo volto era triste e serio, non più quello fiero e spavaldo che avevo conosciuto. Il cuore prese a martellarmi in petto.

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