Capitolo 33

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Il sabato mattina, quando vidi arrivare Anna al centro sportivo, le corsi incontro per baciarla. Ogni momento con lei mi sembrava finire troppo in fretta, non mi bastava mai. Quella mattina però la vidi un po' assonnata.

-Tutto bene?- le chiesi preoccupato.

-Si, il generale mi ha buttato giù dal letto all'alba per fare progetti- e tirò uno sbadiglio.

-Progetti di che tipo?- ero curioso.

-Meglio che non te lo dica, cose di donne. Solo che oggi pomeriggio non staremo insieme io e te-.

-Cosa? Perché? E io come mi scarico, rischio di non avere freni questa sera- oddio! Fare l'amore con lei era diventata una routine, un giorno di astinenza era uguale a un giorno di tortura.

-Pomeriggio con la mamma, in più sono stanchissima- e un altro sbadiglio.

-Spero che tua madre abbia davvero un motivo migliore del mio per avere la tua compagnia. Tanto stasera non mi scappi- e le feci l'occhiolino. Lei fece per aprire di nuovo la bocca per uno sbadiglio e io la baciai subito. Lei fu colta alla sprovvista e quasi mi tirò un calcio.

-Cosa fai?- mi chiese turbata, ma piacevolmente sorpresa.

-Nelle terminologie maschili lo sbadiglio di una donna corrisponde a un pompino mancato, quindi non te ne potevo concedere un altro senza battere ciglio- e le sorrisi.

-Ah, e poi sarei io la pervertita-.

-Ci siamo trovati- l'abbracciai e andammo a cambiarci.

Non conoscevo cosa si fossero dette mamma e figlia ma quella mattina notai che Anna si comportava in modo strano. A parte il solito top con pantaloncini corti che mi mettevano certe idee in testa tanto che a fatica riuscivo a rimanere concentrato sull'allenamento, sculettava più del solito, sorrideva per poi sfuggire continuamente alla mia presa. Tutti chiari segnali di provocazione. Mi stava provocando e io non potevo farle nulla almeno non durante l'allenamento. E quanto mi innervosiva vederla parlare liberamente con tutti. Fortuna che quella mattina quasi non si reggeva in piedi dal sonno, dopo poco si comportava già come una perfettamente sveglia ed energica. Samuele verso la fine dell'allenamento mi affiancò.

-Ti sta facendo ammattire- mi disse sotto voce.

-Guarda non lo avevo notato- e le tenni gli occhi puntati mentre davanti a noi parlava con Oscar e mi sculettava davanti.

Samuele rise -Sa muovere bene quel sedere-.

Lo fulminai con lo sguardo, guai toccare la mia ragazza o farsi strani pensieri su di lei. Incurante di tutti, la presi da dietro per i fianchi e la portai vicino a me. Tutti mi guardarono con aria interrogativa, lei compresa.

-Cosa c'è? Non posso rubarvi la mia ragazza?- e si rivoltarono tutti, sotto sotto però mi prendevano in giro, persino Anna si mise a ridere.

-Sei geloso?- aveva una smorfietta sulle labbra che l'avrei violentata all'istante solo per fargliela sparire.

-Chi? Io? Assolutamente no- inventai.

-Piantatela di fare i morosetti e correte- ci rimproverò Giorgio.

Anna partì subito scattante. Si divertiva a starmi davanti per farmi sbavare sulle sue forme. Cavolo se l'avrei volentieri presa in spogliatoio. Giusto lo spogliatoio! Lei era da sola. Potevo sgattaiolare dentro e farle una sorpresina. Dovevo solo sperare di non aver dimenticato le scorte a casa.

Appena arrivai in spogliatoio controllai la borsa, ne avevo ancora uno, mi cambiai in fretta senza farmi la doccia, i miei compagni non dovevano sospettare nulla. Quando mi chiesero perché non mi lavavo, dissi che i miei mi volevano a casa. Uscii dallo spogliatoio e senza farmi vedere entrai in quello di Anna. Sesso in doccia. Non male come idea.

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