Capitolo 45

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Non riuscivo a interpretare il comportamento di Lorenzo, un momento aggressivo e schivo con me, quello dopo premuroso e affettuoso. Mi voleva bene come una compagna di squadra o come qualcosa di più?

Mia mamma la domenica mattina mi svegliò quasi all'alba solo perché non resisteva più alla curiosità di sentire com'era andata la sera prima. Almeno non mi costrinse ad alzarmi dal letto, ma attese che glielo dicessi anche prima di colazione.

Le raccontai tutto e anche lei raggiunse la mia stessa conclusione. Non capivamo Lorenzo. Per non farmi pensare a lui, mia madre mi organizzò tutta la giornata: mattina l'avrei aiutata con le faccende domestiche, pomeriggio shopping pre- primo giorno di scuola.

Almeno fece cucinare me dato che mio papà sarebbe tornato a casa per pranzo e lei avrebbe bruciato tutto come al suo solito. Preparai gnocchi di patate con panna e verdure, poi per secondo dell'arrosto.

Proprio mentre preparavo le verdure mia mamma entrò in cucina con uno scatolone tra le mani.

-Cosa dici se risistemiamo le medaglie dov'erano prima?- mi chiese.

Non lo sapevo, non sapevo se mi sentissi già pronta. E solo il fatto di chiedermelo significava che non lo ero, così le risposi no con la testa e lei riportò lo scatolone in garage. Mi tornò in mente Lorenzo e tutta la nostra storia, mi sentii mancare il fiato e gli occhi si bagnarono di lacrime. Stavo recitando la parte della stronza, ma in realtà non volevo esserlo. Così decisi di scrivergli un messaggio innocente.

"Ciao, come stai? Grazie per ieri sera, mi sono divertita tanto"

Mia mamma mi raggiunse e mi vide con il cellulare in mano, con le guance rosse e i nervi a fior di pelle.

-Cos'hai combinato?- arrivò al punto.

-Niente- liquidai, ma non sapevo recitare la parte della risoluta in una situazione del genere.

-Ti ha scritto lui per primo o tu?- ecco che aveva capito tutto con la sua vista a raggi x sulla mente delle persone.

-Ah, beh ecco...- farfugliai e proprio in quel momento suonò il cellulare. Feci finta di non averlo sentito anche se in realtà strepitavo per poter leggere la risposta di Lorenzo.

-Spero che vi decidiate un volta per tutte- e uscì dalla stanza sghignazzando.

Presi il cellulare. Era lui. Era lui. Era lui.

"Ciao, tutto bene. Mi fa piacere ti sia piaciuto ieri sera, volevo che ti divertissi e,

soprattutto, volevo accertarmi che tu mangiassi"

Ecco che tornava premuroso.

"Se può farti stare tranquillo, appena tornata a casa ieri sera mi sono pappata

mezzo chilo di gelato al triplo cioccolato"

In effetti, persino mia mamma si era stupita vedendomi mangiare tutto quel gelato in piena notte, ma aveva liquidato tutto dicendo: "L'amore".

Ora dall'eccitazione per i messaggi con Lorenzo stavo per bruciare l'arrosto peggio di mia madre. Ma per fortuna riuscii a salvarlo in tempo. Spensi il fuoco, le verdure erano pronte. Avrei messo su gli gnocchi poco prima che mio papà arrivasse.

Nel frattempo lessi il nuovo messaggio di Lorenzo.

"Però! Spero tu non abbia fatto indigestione"

In realtà quasi, ma non potevo dirglielo.

"No, no per fortuna"

Misi su gli gnocchi e appena mio papà arrivò ci sedemmo tutti e tre a tavola. Io e Lorenzo non ci eravamo più scritti, non sapevo se avevo fatto bene a scrivergli oppure no. Lui non si fece sentire per il resto del pomeriggio. Mia mamma provò a distrarmi portandomi in vari negozi di vestiti per tutta Mestre, ma ogni volta che indossavo qualcosa, dentro di me mi domandavo se quello sarebbe piaciuto a Lorenzo. Non riuscivo proprio a togliermelo dalla testa. Mia madre mi portò persino a bere un super alcolico, quando mai una madre porta la propria figlia ad ubriacarsi? Ma lei lo fece dicendomi che mi serviva. Ogni tanto era strana, di difficile comprensione. Forse mio padre l'amava proprio per questo, era matta e sempre imprevedibile.

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