Capitolo 20

293 8 0
                                    

Ufficializzare la relazione con Lorenzo. L'idea mi spaventava un po', mi appariva come qualcosa di definitivo. Sarebbe stato un modo per vedere se Lorenzo aveva davvero intenzione di impegnarsi con me. Ma temevo che lui non ne fosse ancora pronto. Era successo in fretta, in poco più di un mese, avremmo retto? Era troppo presto?

-Mamma e papà insistono- continuò Francesca.

Detto così sembrava una costrizione, un dovere. Capivo che i genitori di Lorenzo ci tenessero a conoscermi, ma non sapevo se io ero pronta a conoscere loro. Entrare in casa di estranei mi aveva sempre messo in imbarazzo, quella poi non sarebbe stata la casa di un semplice amico, ma quella di Lorenzo. E se entrando avessi scoperto cose che non mi piacevano? Se ad un certo punto avessi sentito il bisogno di scappare, avrei potuto farlo?

Mia mamma non era molto contenta, ma aveva capito la situazione ed era pronta a venirmi a prendere in caso avessi avuto bisogno.

-Se non te la senti non importa- provò a dirmi Lorenzo. L'idea lo spaventava tanto quanto me.

-Io ho già confermato. Tanto prima o poi doveva succedere- Francesca la faceva facile. Erano i suoi genitori. Emanuele mi guardava come per dire: "Prendi tempo, sono delle iene".

-Ti strozzo- si vedeva che Lorenzo e sua sorella a modo loro si volevano bene, solo che lei era più diretta, anche un po' egoista sinceramente.

-Perché? Sai che sarebbe successo!- insisteva Francesca.

-E' presto. Lei mi tortura ancora che non si fida del tutto di me e tu la inviti a casa nostra-.

-Primo: non l'ho invitata io, ma i nostri genitori. Secondo: è la tua ragazza. Terzo: farla venire a casa è un modo per farle prendere fiducia in te, se non le piaci meglio che lo capisca subito. Quarto: apprezzo che anche lei ti torturi, ogni tanto ne hai bisogno-.

-Emanuele! Sei un santo!-.

-Lo so- rispose il poveretto che si beccò anche una gomitata in pieno petto.

-Allora? Cosa stiamo aspettando?- Francesca era peggio di mia madre. Se avesse avuto figli, poveretti i futuri compagni.

-Non so se sia una buona idea. Insomma in pochi sanno che ci frequentiamo- provai a trovare una scappatoia. In fondo io e lui non avevamo ancora reso ufficiale niente. A parte Riccardo, Marco, Samuele e i miei genitori nessun altro sapeva che uscivamo insieme.

-E non è ora di dirlo?-.

-Non siamo pronti- ammisi.

-Come mai?-.

-Non sono affari tuoi- intervenne Lorenzo.

-Invece penso che siate due idioti, si vede che state bene insieme e che state insieme, vi aiutate a vicenda e poi ammettiamolo, mio fratello non ha mai avuto un appuntamento con nessuna, non ha mai fatto i salti mortali per nessuna, non ha mai baciato nessuna in modo così appassionato come l'ho visto fare poco fa, e tanto meno non è mai arrossito così tanto parlando di una ragazza per poi scappare in bagno a farsi una sega. E ora forse riuscirà ad andare ai mondiali di atletica leggera. Siete due idioti se pensate che non se ne sia accorto più di qualcuno-.

-Per una volta concordo- intervenne Emanuele.

-Grazie- Francesca aveva l'appoggio del suo ragazzo -Anna è normale essere spaventati, mio padre non è uno facile da trattare, ma doveva pur succedere. Quindi ora piantatela di frignare o facciamo tardi-.

Potevo fidarmi di Francesca, era un'oca, pettegola, impicciona? Anche se per molti aspetti conosceva Lorenzo più di tutti gli altri. In fondo era lei che se lo sopportava a casa. A casa... Mi immaginavo Lorenzo in mutande mentre si cambiava, con i suoi muscoli abbronzati, i suoi capelli mossi e bagnati in piena vista. Che spettacolo stupendo!

-Terra chiama Anna!- mi sentii strattonare. Era Lorenzo -Cosa stavi pensando?-.

-Niente di importante- feci un sorriso idiota.

-A no? E allora perché sei rossa in viso? Cosa mi stai nascondendo?-.

-Nulla, allora cosa facciamo?-.

-A cosa stavi pensando?- aveva un occhio malizioso.

-Ti ho detto nulla. Sono rossa perché qui dentro fa caldo, usciamo- lo presi per mano e uscimmo dal bowling. Francesca ed Emanuele ci seguirono.

-Allora cosa fate? Emanuele ha la macchina così non serve che prendiate il pullman per tornare-.

-Prima Anna deve rispondermi, andate un attimo avanti- Francesca ed Emanuele si allontanarono un po' da noi, dandoci modo di parlare liberamente -Ora siamo all'aperto, dimmi a cosa stavi pensando-.

-Perché ci tieni tanto?- gli chiesi.

-Perché stai per incontrare i miei genitori, sono un po' preoccupato-.

-Così ti fa piacere se andiamo?- sembrava sicuro.

-Abbiamo passato di peggio sinceramente. Insomma mio padre non è cattivo come le nostre compagne di squadra. Quello che fa è per proteggere me e mia sorella, ma mai si azzarderebbe a fare del male a un estraneo-.

-Presentarmi ai tuoi significa ufficializzare la cosa, come ha detto tua sorella, tu vuoi che sia così?-.

-Perché no?-.

-Perché si?-.

-Non mi va di parlarne ora-.

-E allora quando: stiamo insieme ufficialmente oppure no? Sei venuto a pregarmi sotto casa il giorno del mio compleanno, io non ho rifiutato, ma non mi hai mai definita in quei termini. Devo sapere come devo presentarmi ai tuoi genitori, come un' amica, come la tua ragazza, o come la tua compagna di squadra-.

-Dipende da questo?-.

-In parte si, se fossi solo un'amica o una compagna di squadra non mi sforzerei tanto per cercare di piacergli, in più potrei evitare di venire. In fondo non faccio i salti di gioia all'idea di incontrarli. Tua sorella poi mi da anche un po sui nervi-.

Lui rimase zitto per un po', non sapeva cosa rispondere. Io presi in mano il telefono.

-Cosa stai facendo?- mi chiese.

-Dico ai miei che torno a casa per cena. Deciditi che tra poco parte il pullman- gli dissi. Temevo che lui rifiutasse tutto, se lo avesse fatto, avrei preferito non mi vedesse tornare a casa con le lacrime agli occhi. Ci tenevo a lui, non solo perché mi attirava sessualmente, ma perché effettivamente aveva fatto tanto per me, mi era stato molto vicino nei brutti momenti con la squadra. E forse era anche merito suo se ora riuscivo ad andare agli allenamenti senza dover temere qualche maldicenza da parte delle mie compagne di squadra. Ma volevo sapere, avevo bisogno di sapere cosa io significassi veramente per lui.

Lorenzo non accennava una parola, mi avvicinai a sua sorella.

-E' stato un piacere conoscervi, buona serata- e mi avviai alla fermata.

Tirai fuori il lettore mp3 e accesi la musica, mi aiutava a liberare la mente. Il pullman era fermo al capolinea, io salii su e presi posto, c'erano altre due persone sedute.

Avevo chiuso con Lorenzo, mi mancava il respiro.

Corri da meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora