Capitolo quattordici.

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DYLAN-Li seppellisco vivi, porca troia, li ammazzo

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DYLAN
-Li seppellisco vivi, porca troia, li ammazzo.- Entro in casa imprecando, seguito dai ragazzi che sono furiosi quanto me.
-Chi cazzo sarà stato? Nessuno ci sfida.- Santiago mi guarda, aspettando una risposta.
-Quei mocciosi che avevano ordinato l'erba però ci hanno sfidato, ciò significa che non hanno tutta questa paura di noi.- Afferma Aamir, facendomi riflettere.
-Facciamogli capire che siamo tornati più spietati di prima: chi ci tradisce muore, chi non porta rispetto muore, chi prova ad uscirne fuori, muore.- Asserisco, guardando uno per uno i miei uomini.
-Con la congrega con si scherza.- Bill entra in casa mia, serio in volto.
-Ti sono venuto ad avvisare di una cosa.- Continua a parlare, sedendosi sul mio divano.
Mi verso un bicchiere di whisky e me lo bevo tutto in un sorso, poi incito Bill a continuare.
-Ho fatto entrare nella congrega cinque nuove persone, sono loro che hanno rubato il carico a quei ragazzetti.- Mi spiega, facendomi innervosire.
-Hai fatto entrare qualcuno nella congrega senza il mio consenso? Che cazzo ti salta in testa?- urlo fuori di me.
Vorrei sparagli in questo momento, giusto per vendicarmi di questo affronto nei miei riguardi.
-Stai calmo, li conoscerai a tempo debito. Non so come, ma sapevano che tu stavi andando a rubare l'erba a quei ragazzi, ci sono voluti arrivare prima di te solo per farti capire che anche loro sono abbastanza bravi e vogliono il tuo rispetto.- continua, mentre anche lui si versa un bicchiere di whisky.
-Credono per caso di guadagnarsi il mio rispetto sfidandomi? Non hanno capito niente. Non li conosco e già non mi piacciono, se quando li vedrò non mi faranno una buona impressione, non esiterò nemmeno un istante ad ucciderli uno per uno. Ci siamo intesi?- replico, chiudendomi una canna d'erba.
Ho bisogno di rilassarmi e di sicuro questo è ciò che mi serve.
-Buona continuazione, miei cari.- Bill ci saluta, lasciando me e i ragazzi soli.
Ha detto che non sa come, ma qualcuno aveva rivelato ai nuovi membri della congrega, che io avrei rubato il carico ai mocciosi.
Chi cazzo è stato?
Jason, Santiago, Aamir, Adam, Jake, Tyler, Davis...no, ne ora né mai loro mi tradirebbero.
La porta di casa si spalanca, rivelando Anastasia, Bonnie e Isabelle in compagnia di.. -Andres?- chiedo, ricordando il nome del ragazzo con la moto rossa che mi ha quasi battuto il giorno della corsa con i motori.
Cazzo, che ricordi di quel giorno.
Amanda.
Il vestito rosso a fasciare quelle magnifiche curve, la sua pelle olivastra, i suoi capelli scuri che le contornavano quel viso angelico sporco del rossetto rosso fuoco con cui aveva imbrattato le sue labbra carnose.
Quegli occhi scuri, misteriosi, profondi, capaci di mandarmi in tilt.
Il nostro bacio passionale, la voglia di toccarci, il bisogno che avevamo l'uno dell'altra.
Basta, no.
Non la devo pensare, me lo sono promesso.
Deve uscire dalla mia mente, la devo eliminare completamente.
Non sono fatto per lei, la mia anima sporca va in contrasto con la sua pulita da ogni male.
I demoni che mi porto dietro, la distruggerebbero in men che non si dica.
Non posso rovinarle la vita.
-Dylan, che piacere incontrarti di nuovo.- Andres mi riporta alla realtà, avvicinandosi a me e lasciando una pacca sulla mia spalla.
-Che ci fai qui?- gli domandò incuriosito.
-Era con me.- sussurra Isabelle, timidissima.
-Ah, adesso capisco.- mormoro trattenendo una risata.
-Ho da fare, vi lascio. Aamir, Adam, Santiago, Tyler e Jake, salite a prepararvi, stasera usciamo.- li avviso, prima di salire le scale e andare verso il mio bagno.
Faccio una doccia fredda per far sbollire i nervi.
Io ho già i miei cazzo di problemi, non possono venire a rompermi i coglioni pure dei fottutissimi bambini viziati reclutati da Bill senza il mio consenso.
Devono capire chi comanda, con me non si scherza.
Esco dallo doccia e tampono il mio corpo con un'asciugamano.
Infilo le mutande, il pantalone nero e una camicia a maniche corte nera con delle stampe bianche.
Metto le scarpe, una collana d'oro e un po' di profumo.
Tiro i ricci bagnati indietro con il gel e li sistemo finché non sono perfetti.
Scendo giù dai ragazzi che mi aspettano già da un po'.
-Sei peggio di una femmina, cazzo.- si lamenta Santiago, tirandomi le chiavi della mia Lamborghini Veneno Roadster nera.
Gli faccio il dito medio e poi esco fuori dalla mia bellissima bambina nuova, ancora fresca dalla concessionaria.
-Ti è mancato papino?- gli dico, aprendo lo sportello delicatamente.
-Mostri più sentimenti verso un'auto che verso la tua famiglia.- si lamenta mia sorella Ana sull'uscio della porta di casa, stretta tra le braccia di Jason.
La ignoro ed entro, metto in moto e parto a tutta velocità, facendo sgommare le ruote.
Arrivo difronte il mio locale, Il Dylan's Angels.
Lascio l'auto al mio parcheggiatore ed entro, raggiungo il privè e mi metto comodo su un divanetto.
Una mia spogliarellista mi raggiunge, comincia a ballare e a strusciarsi vogliosa su di me.
La palpo volgarmente e lei si fa più vicina.
Preparo una striscia di coca sul tavolo, giusto per ammorbidirmi un po'.
La inalo e poi butto giù uno shot di tequila.
Ora sì che va meglio.

𝗠𝘆 𝗳𝗮𝘃𝗼𝗿𝗶𝘁𝗲 𝗯𝗮𝗱 𝗯𝗼𝘆 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora