Capitolo venticinque.

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Buon pomeriggio lettori, come state? Come avete passato queste feste un po' diverse dal solito? Fatemi sapere! ❤️
Buona lettura❤️
P.s: scusatemi se trovate qualche errore, correggerò dopo 💕

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DYLAN

«So chi è la spia, sto solo cercando il momento giusto per farlo cadere.» rivelo ai miei ragazzi, mentre continuo a fare flessioni.

«Momento giusto? Dobbiamo ammazzarlo al figlio di puttana.» sputa Santiago in disaccordo.

«No, Dylan ha ragione. Dobbiamo farlo cadere, se questa persona riesce a scappare, diventa difficile rintracciarlo.» spiega Aamir, mentre pulisce accuratamente la sua pistola.

«Spero al più presto, perché non vedo l'ora di mettergli le mani addosso.» dice Tyler, dando forti pugni al sacco.

Ci stiamo allenando, dobbiamo essere sempre pronti, allenati e rilassati mentalmente, in questo periodo ci siamo lasciati andare troppo e le cose stanno cominciando a sfuggirci di mano.
Un esempio è la spia nella mia organizzazione, mi sono fidato e ci è mancato poco che perdessi tutto.
Fottuto figlio di puttana, non hai capito che con Dylan Lopez non si fotte.

«Dylan, ti va se stasera andiamo a mangiare qualcosa fuori e discutiamo per bene questa cosa della spia.» mi propone Lusy, accarezzandomi la spalla mentre mi concedo qualche sorso d'acqua.

«Stasera devo andare da Amanda, non posso.» rifiuto, cominciando ad alzare i pesi.

«Si, ma qui si tratta della congrega. Dobbiamo discutere bene su come dobbiamo agire, la tua ragazza la vedi un altro giorno.» asserisce ferma. Noto del fastidio nella sua voce.

«Senti, sono stato lontano da lei per troppo tempo. Non ho intenzione di perderla o di farla stare male.»

«Non ti fare fottere il cervello.» dice, scuotendo la testa e andando via.

Troppo tardi, Lusy. Quello me lo ha già fottuto da molto tempo.

Sono le 18:30 del pomeriggio e io non ho fatto altro che allenare me e i miei ragazzi.
I muscoli mi stanno scoppiando insieme al cervello, pieno di pensieri che mi tormentano l'anima.
Lo squillo del telefono mi risveglia, lo prendo e sorrido, vedendo la scritta "mamma".

«Mamma.» rispondo, il tono di voce più dolce rispetto al solito.

«Brutto ingrato, finalmente ti sento! Se non ti avessi chiamato io, non ti saresti fatto sentire! Mi manchi, dill.» mi rimprovera dolcemente, e mi sciolgo a sentire il nomignolo con il quale mi chiama da quando ho memoria.

«Hai ragione mamma, ma sono molto impegnato, lo sai.» le dico, sospirando.

«Lo so, ma almeno ho sentito tua sorella e mi ha avvisato su alcune cose che tu non mi hai detto!»

«Tipo?» chiedo, ridendo.

«Tipo che sei tornato con Amanda! Me lo potevi dire, sai quanto le voglio bene. Per me è un'altra figlia, non potevo essere più contenta quando l'ho saputo.» enfatizza, sento la felicità nella sua voce.

«Stasera ti aspetto a cena, insieme ad Amanda! Cancella tutti gli impegni che hai, non mi interessa!» ordina, il tono di voce fermo che mi fa sorridere.

Mi manca tanto anche a me, non la vedo da due mesi.

«Va bene, ci vediamo stasera allora.» le dico, chiudendo la chiamata.

𝗠𝘆 𝗳𝗮𝘃𝗼𝗿𝗶𝘁𝗲 𝗯𝗮𝗱 𝗯𝗼𝘆 Donde viven las historias. Descúbrelo ahora