• Capitolo 2 •

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Si gettò sul divano, e sembrava l'unica cosa che poteva fare in quel momento.
Non gli importò dei bei vestiti che gli avevano fatto indossare, dei capelli pettinati a dovere e del trucco perfetto.
Gli importava solo del fatto che lui si trovasse ancora lì, dopo tutto ciò che era successo durante quell'anno così difficile, ma stranamente così produttivo.
Pensava che dopo il discorso del suo amico, tutti se ne andassero per fatti propri, per pensare se valeva davvero la pena continuare a fare quel lavoro senza serenità e professionalità.
Alla fine, anche tutti gli altri avevano pensato le stesse cose, anche l'idea di buttarsi sul divano nella sala comune del dormitorio.
Erano ormai le quattro del mattino, ma i visi sconvolti di tutti dicevano che non sarebbero andati a dormire non prima di una chiacchierata.
« Se le cose non cambiano, temo che non possiamo continuare. »
Il suo leader era stato uno dei più colpiti dal malessere di quella brutta situazione: essere Idol, leader del gruppo Kpop più famoso e amato dal mondo intero, e avere dietro dei tutor non efficaci in ogni ambito non era facile. Era ovvio non dipendesse da loro il loro talento, ma la tensione nell'aria si sentiva sempre in loro presenza.
A maggior ragione se doveva sollevare il gruppo, e in quel momento proprio non riusciva.
« Dovremmo parlare con Da-mi. »
Aggiunse dopo alcuni secondi di silenzio.
« Domani mattina la chiameremo e le chiederemo di trovare dei tutor migliori, che potranno farci valere come è giusto che sia. »
Nessuno sembrava voler parlare, nonostante tutti fossero d'accordo con lui.
« Quello che è successo stasera, ci fa capire che possiamo cavarcela da soli, ma senza tutor non possiamo essere il massimo. »
Il più grande del gruppo, finalmente, parlò, facendo annuire tutti con ciò che disse.
« Parliamone con Da-mi, ma adesso andiamo a dormire. »
Min Yoongi era sempre stato il più assonnato, e ciò non voleva dire che non gli importasse di ciò che era successo.
Voleva solo riposare la mente, e sembrava che tutti fossero d'accordo con lui.
Si alzarono silenziosamente e, senza darsi nemmeno la buonanotte come erano soliti fare, si ritirarono nelle loro stanze.
Jimin filò in bagno, spogliandosi nel tragitto e buttando i vestiti sul suo letto.
Non gli importò di come caddero sulle coperte e non si preoccupò nemmeno di struccarsi prima di abbandonarsi sotto al getto d'acqua.
Si chiedeva perché.
Si chiedeva perché tutti quegli sforzi potevano sfumare via per colpa di persone che non sapevano nemmeno cosa voleva dire dare tutto sé stesso.
Si chiedeva perché i loro grandissimi talenti potevano essere rotti da persone che non avevano niente a che fare con il loro successo.
Voleva urlare contro queste persone, ma si limitò a lavare violentemente il suo viso con il sapone per togliere via il trucco.
Spense con un colpo l'acqua e poi uscì dalla doccia asciugandosi velocemente.
I capelli li asciugò quel poco che bastava per non farsi venire ancor più mal di testa, dato che non aveva voglia di sentire nessun rumore.
Il letto lo accolse in tutta la sua morbidezza e profumo, ma non si addormentò presto.
Sperava solo di poter avere una svolta, ancora un'altra, nella sua vita.

Choreographer { Park Jimin }Where stories live. Discover now