• Capitolo 20 •

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Fece due conti nella mente, mentre guardava il soffitto della sua stanza, e capì che era giunto quel momento del mese quando sentì il suo stomaco brontolare.
Erano le 3:15 del mattino.
Dopo aver salutato i ragazzi, se n'era stata tutto il pomeriggio a lavorare per montare le coreografie: aveva montato Idol e Mic Drop, le uniche due che era riuscita a finire.
Aveva spento il computer alle 23, orario in cui decise di riposare la testa, dato che aveva iniziato a lavorare alle due del pomeriggio.
Si era fatta una doccia veloce, dato che non voleva pensare a ciò che era successo la mattina precedente, altrimenti si sarebbe rimessa a piangere: le mancava sua madre e sperava davvero che Namjoon avesse ragione quando le aveva detto che sarebbe andato tutto per il meglio.
Aveva mangiato velocemente la cena che avevano passato negli appartamenti e poi si era rimessa a lavoro, fin quando non fu stanca.
Dopo essersi messa nel letto crollò subito in un sonno profondo, ma ancor più profondo era il buco che le si era formato nello stomaco, che aveva bisogno di qualcosa di sostanzioso da digerire.
Si alzò dal letto e raggiunse la cucina, ma nessun buon alimento sarebbe stato ingrediente per il buon piatto che le era venuto in mente.
Si mordicchiò le labbra e pensò.
Una malsana idea le saltò alla mente, ma non poteva di certo farlo da sola.
Chi era la persona che l'avrebbe seguita senza obiettare e senza darle un'altra opzione più plausibile e legale?
Si vestì in fretta e furia e, dopo aver preso la prima giacca che le passò di mano e dopo essersi ricordata di prendere la chiave magnetica (per evitare uno sconveniente come quello di qualche notte prima), uscì in silenzio.
Mettersi degli anfibi con una para alta non era stata una grande idea e se ne rese conto quando cominciò a camminare.
Strinse gli occhi e cercò di non fare passi troppo pesanti, fino ad arrivare all'appartamento numero cinque.
Quando allungò la mano verso il campanello cominciò ad avere dei ripensamenti, poi le passarono nella mente tutte le cose "illegali" che aveva fatto nella sua vita: l'avevano fatta crescere, e quella non era nulla a confronto di quello che aveva fatto.
Suonò il campanello.

Il letto era comodo, certo, ma i pensieri che aveva erano troppo scomodi.
Quella ragazza continuava a mandargli messaggi, ma ogni parola che scriveva era solamente un peso per lui, una mano fredda sulla schiena, ma solo perché c'era qualcun altro che invece era un abbraccio caldo.
Yi-eun aveva preso un posto in lui, una parte di sé che gli diceva di buttarsi tra i suoi occhi, ma tutta l'altra pensava a Hoseok, a quanto gli piacesse quella ragazza.
Certo, anche a lui piaceva, anche se non se ne rendeva conto di quanto fossero uguali e collegati, ma prima il bene degli altri e poi il suo: era il suo stile di vita.
Si voltò verso la vetrata che gli lasciava vedere Seoul in uno spiraglio che aveva lasciato aperto tra le tende e il lontano rumore delle macchine e della movida lo cullarono, ma poi...
Sobbalzò.
Si mise seduto sul letto, chiedendosi se lo avesse sognato, ma la curiosità di capire se fosse vero o no era tanta.
Si alzò dal letto, non curandosi di rimettersi una maglia sopra la tuta grigia, avanzando velocemente verso l'ingresso.
Guardò nell'occhiello e quasi non credete ai suoi occhi.
Aprì la porta.
« Cosa ci fai qui? »
Yi-eun cercava in tutti i modi di non guardare il fisico scolpito del ragazzo, anche se era attratto dal tatuaggio sul fianco destro che lo rendeva ancor più bello.
Guardò il viso poco assonnato del ragazzo, poi sussurrò
« Ascolta, ho un'idea malsana ma non posso farlo da sola. Mi aiuteresti? »
Jimin si chiedeva se avesse bevuto: non aveva mai visto lo sguardo furbo negli occhi profondi di lei e, dopo quello che gli aveva detto, una domanda gli sorse spontanea:
« Perché sei venuta da me? Non potevi andare dal tuo ragazzo? »
Yi-eun si infastidiva quando Jimin sembrava geloso del fatto che Hoseok la trattasse come una principessa da conquistare, e non capiva mai perché si comportasse così, però quella volta era lei che era stata messa con le spalle al muro: non sapeva perché era andata proprio da lui.
« Sono sincera: non lo so. Sono andata d'istinto e penso che tu sia l'unico folle come me che potrebbe fare una cosa del genere. »
Jimin alzò il capo, guardandola con un cipiglio.
Yi-eun pensò che fosse terribilmente accaldante.
« Mi stai incuriosendo. »
Le disse, poi si guardò intorno, e si avvicinò a lei e sussurrò
« Sentiamo quest'idea. »
Yi-eun, alla quale aveva cominciato a battere forte il cuore per la vicinanza con il ragazzo, deglutì imbarazzata e disse
« Ti va di andare a mangiare del sushi? »
Jimin sbarrò gli occhi per un secondo, poi ci pensò su: aveva bisogno di adrenalina e perché non rischiare?
« Va bene. »
Yi-eun rimase stupefatta, ma così contenta che gli buttò le braccia al collo e lo strinse forte.
Jimin rimase di sasso e le poggiò una mano sulla schiena.
« Entra, io vado a cambiarmi, poi usciamo. »
Yi-eun ancora non credeva che aveva accettato e, senza far rumore, lo seguì dentro l'appartamento.
Se ne stette davanti all'ingresso, sentendo il buonissimo odore del ragazzo nell'aria dell'appartamento.
In poco tempo, Jimin si presentò con degli abiti scuri e attillati, su cui mise un cappotto nero, un cappellino e una mascherina.
« Meglio nascondersi! »
Esclamò, poi andò ad aprire la porta, ma Yi-eun allungò il braccio e lo bloccò
« La chiave, l'hai presa? »
Jimin le guardò il viso divertito e sembrò che si lèssero nella mente quando si catapultarono indietro alla notte in cui avevano dormito insieme sul divano della sala comune.
Il ragazzo, di tutta risposta, tirò fuori la chiave insieme ad un portachiavi con lo stemma dei BTS e gliela mostrò, con un sorriso soddisfatto.
Yi-eun gli sorrise, poi uscirono dalla porta e si recarono velocemente nell'ascensore.
Nel silenzio più totale, Yi-eun aveva ripensato a ciò che le aveva detto e, di punto in bianco, esclamò
« Hobi non è il mio fidanzato. »
Jimin la guardò con un viso stupito e divertito allo stesso tempo, poi lasciò andare una risata.
« Non ridere! Pensiamo a non farci notare. »
Jimin, però, non smise subito di ridere, poi però le disse
« Usciamo dalla porta della cucina. I cuochi sono sempre gentili con noi quando dobbiamo fare delle scappatelle. »
Yi-eun lo guardò con un ghigno, poi gli chiese
« Tu ne fai tante? »
Jimin le fece una linguaccia, poi le porte dell'ascensore si aprirono, mostrando una hall semi illuminata.
« Le cucine sono sulla destra. »
Le sussurrò Jimin, poi cominciarono a camminare pian piano verso la direzione indicata dal ragazzo, cercando di non fare rumore per non attirare l'attenzione delle guardie.
Entrarono in un piccolo corridoio pieno di scatole, che contenevano (da quello che c'era scritto sull'etichetta) bacchette usa e getta.
La porta a due ante mobili, che avevano chiuso senza far rumore, ovattò delle voci che si stavano avvicinando.
Jimin e Yi-eun guardarono dietro di sé e, non appena capirono che erano delle guardie che si stavano avvicinando, Jimin prese la ragazza per la vita e la schiacciò dietro una pila di grosse scatole, mettendole una mano dietro la testa per non farla sbattere sulla parete fredda.
Jimin le si spalmò sopra, cercando di farsi piccolo e non farsi vedere.
I loro corpi combaciarono perfettamente, sentivano uno il respiro dell'altra e i cuori martellanti nel petto.
Yi-eun si chiese perché aveva brividi ovunque nel stare a contatto con il corpo di Jimin, che invece pensava solo a tenerla stretta, come se solo sentendola vicino a lui niente sarebbe potuto succedere, e non si riferiva alle guardie che controllarono il corridoio soltanto affacciandosi alla porta.
Jimin, come d'istinto, spostò il suo bacino su un lato, strusciandolo su quello di Yi-eun che avvampò e rabbrividì allo stesso tempo.
« Scusa. »
Mormorò Jimin, mentre Yi-eun si limitò a sorridergli, dato che il suo cervello non stava ragionando a causa dell'attrazione fisica che c'era stata in quel momento, forse anche più di quella che di solito aveva con Hoseok.
« Andiamo. »
Entrarono nella cucina, dove un uomo stava pulendo un frigorifero.
Si voltò a guardarli, aguzzando la vista e, quando riconobbe Jimin, sorrise.
« Dovete uscire, ragazzi? »
Jimin sorrise educatamente, poi disse
« Grazie, hyung. Non chiudere la porta, torniamo tra poco. »
Yi-eun ringraziò e salutò l'uomo quando assicurò loro che non li avrebbe lasciati fuori.
L'aria fredda della notte di Seoul li avvolse.
« Andiamo in macchina? »
Yi-eun tirò fuori dalla giacca, che le stava larga e si chiedeva il perché, un mazzo di chiavi della sua macchina, economica ed elegante.
Jimin prima guardò la sua mano, che reggeva le chiavi, poi la squadrò e, sorridendole, le chiese
« Quella è la mia giacca? »
Yi-eun arrossì, poi si rese conto che non gliel'aveva ancora restituita ed era quello il motivo per cui le stava così grande.
« Te la restituirò una volta tornati dentro. Quindi andiamo in macchina? »
Jimin le sorrise.

Il viaggio in macchina fu corto e silenzioso, a parte per la radio che trasmetteva canzoni a raffica.
Il ristorante di sushi era aperto ventiquattro ore su ventiquattro, perciò i due si precipitarono dentro, senza farsi vedere da nessun passante, che aveva ancora la voglia di girovagare per la città, un po' come loro.
Si sedettero al tavolo più nascosto, ordinando sul tablet attaccato al legno, scherzando e prendendosi in giro.
« Ancora non capisco perché sei venuta da me per attuare il tuo malsano piano. »
Jimin appoggiò la testa sulla mano, sporgendosi sul tavolo verso Yi-eun, che si rassegnò al fatto che avrebbe dovuto dire a Jimin tutto ciò che le era passato per la testa.
« Rifletti: Namjoon mi avrebbe rispedita a letto, Jin, Taehyung e Jungkook non si sarebbero mossi dal letto. Yoongi si sarebbe svegliato e alzato solo per picchiarmi, mentre Hoseok mi avrebbe invitata a stare da lui e a mangiare qualcosa nel suo appartamento, invece di uscire. Mentre tu mi hai seguita senza obiettare come avevo previsto. »
Jimin la guardò sorridente tutto il tempo, poi quando finì di parlare affermò
« Io e te abbiamo lo stesso carattere: sei timida, ma quando ti esibisci sei completamente il contrario e poi quando acquisti confidenza diventi te stessa. »
Yi-eun abbassò lo sguardo sulla salsa di soia, aprì la bocca per parlare, ma il cameriere arrivò accanto a loro con un carrello pieno di pietanze, che fecero aumentare la salivazione ai ragazzi.
« Grazie. »
Sorrise Yi-eun, vedendolo fare un inchino e poi sparire.
« Cosa stavi dicendo? »
Affermò Jimin, versando dell'acqua nel bicchiere della ragazza.
« Cosa? »
Chiese Yi-eun.
Jimin prese le bacchette e poi la guardò
« Hai aperto la bocca, ma poi è arrivato il cameriere. Cosa stavi per dire? »
Yi-eun rimase stupita dal fatto che avesse notato un piccolo dettaglio come quello: voleva dire che la stava guardando intensamente.
« Volevo dire che entrambi sappiamo nascondere le emozioni. Ho faticato nel tenermi dentro tutto quello che oggi vi ho raccontato, mentre tu hai convissuto con il tuo problema fin quando non sei arrivato al limite. »
Jimin la guardò mettere in bocca un roll, mentre lui inghiottì il suo gambero in tempura, riflettendo sulle parole della ragazza e ritenendole veritiere.
« Il mio problema non è niente a confronto al tuo. Stai combattendo contro questa sofferenza da sola. »
Le disse, guardandola mangiare.
« Io sono sempre stata sola, anche durante la mia adolescenza. Avevo molti amici, ma da quando ho perso mio padre mi sono isolata per stare accanto a mia madre. Ovviamente, si sono rivelati falsi, dato che non si sono mai fatti sentire. »
Yi-eun aveva abbassato lo sguardo sul cibo, anche mentre parlava: non voleva farsi vedere triste o debole.
« Non sei più sola, Yi-eun, perché tu non stai lasciando soli noi. »
A quel punto, si guardarono negli occhi.
Le pupille di Jimin si dilatarono così tanto nel guardarla che spinsero anche quelle di lei a farlo: loro due non riuscivano a capire che erano l'uno nella mente dell'altra.
« Ho fatto una promessa: non vi lascerò soli. »
Asserì, mostrandosi pura e sincera.
« Allora... »
Cambiò argomento dopo che Jimin le sorrise.
« Ce l'hai la ragazza? »
Gli chiese, e Jimin trasalì, ma rispose con la verità
« No. »
Lui non era innamorato di lei e non erano mai stati insieme effettivamente.
« Oh, pensavo di sì. »
Confessò, ma vide Jimin irrigidirsi: lei non poteva mica sapere quel particolare della sua vita.
« Tu che hai intenzione di fare con Hobi? »
Le chiese, sorridendo malizioso e deviando l'argomento verso di lei.
« Smettila di chiedermelo perché non lo so! Hoseok è sempre carino con me, mi tratta benissimo, ma non penso che ci possa mai essere qualcosa tra noi.
C'è attrazione fisica, però... »
Jimin sentì il suo cuore fare le feste: non sapeva perché quelle parole erano state gioia per lui, però si godé il momento.
« Però non è il tuo tipo. »
Finì lui la frase per lei.
« Esatto, ma mi dispiace per lui. Non se lo merita. »
Jimin scosse la testa
« Hobi è una persona matura e ti capirà se deciderai di non concludere nulla con lui. »
Yi-eun sperò fossero parole vere, poi guardò l'orario, vedendo che erano quasi le quattro di notte.
« Mangiamo velocemente così torniamo a casa prima che sorga il sole. »
Jimin annuì, poi la guardò
« Pensaci più spesso a questi piani perché sarei molto onorato di essere il tuo complice ufficiale. »
Yi-eun gli sorrise e disse
« Lo eri già prima di uscire dal mio appartamento. »
Jimin sentì il cuore sciogliersi.

Choreographer { Park Jimin }Where stories live. Discover now