• Capitolo 13 •

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Lasciare la prima volta la BigHit dopo diversi giorni era davvero strano, ma era felice di vedere sua madre dopo tanto tempo.
Rimase piuttosto sorpresa nel trovare la strada libera, senza Da-mi o Ho-ji che le chiedessero dove stesse andando, ma l'assenza dei ragazzi la sentì molto: nessuno schiamazzo, nessuna risata, nessuna cantilena fuori la porta del suo appartamento.
Le era sembrato strano, ma si vestì senza proferire parola, nel silenzio più assoluto delle nove di mattina di un sabato qualunque nella BigHit: tutti dormivano.
Sfilò via anche attraverso il traffico e arrivò in ospedale, felice di rivedere sua mamma.
Si addentrò nell'edificio e solo quando sentì l'odore di disinfettante si rese conto di cosa le aveva detto sua madre: le avrebbe detto una cosa non appena sarebbe arrivata a trovarla.
Aumentò il passo, fino ad arrivare davanti alla porta della camera di sua madre e fece per aprirla, ma una voce la fermò.
« Signorina Choi, giusto? »
Si voltò verso la sua sinistra a guardare un dottore con delle cartelle in mano.
Aveva su per giù quarantacinque anni e lo riconobbe come il primario del reparto in cui sua madre era ricoverata.
« Si? »
« Sua madre sta dormendo al momento, può passare un momento nel mio ufficio? »
Annuì, così da seguire il dottore verso un ufficio un po' più in là della stanza di sua madre. Il percorso fu il più brutto che ebbe mai fatto in quell'ospedale: l'ansia la divorava, ed era data dallo sguardo dispiaciuto e di preoccupazione del medico, che la fece accomodare dietro la sua scrivania.
« Non ho mai amato girare intorno alle situazioni dei pazienti, perciò le dirò subito come stanno le cose. »
Yi-eun fece un cenno con il capo e iniziò a torturarsi le mani.
« La malattia di sua madre è quasi arrivata al sesto stadio, che implica la paralisi totale del corpo. Con questo intendo dire che tra due mesi o tre non potrà muovere nemmeno un muscolo e aspettando altri tre mesi arriverà la morte celebrale e lei sa cosa significa. »
La ragazza si sentì il mondo crollarle addosso. Gli occhi le si fecero lucidi e cercò in un modo o nell'altro di controllarsi.
Deglutì, poi chiese
« Si può fermare? »
« Fortunatamente si. Basta pagare un intervento entro un mese e sua madre si salverà con la paralisi degli arti inferiori. »
Improvvisamente le cominciò a battere forte il cuore e chiese ancora
« Quanto costa l'intervento? »
« 3 milioni di won. »
Per la prima volta nella sua vita si sentì fortunata: lo stipendio che avrebbe ricevuto entro tre settimane avrebbe finalmente salvato sua madre.
« Certo, poi ci sono le cure aggiuntive e... »
Non fece finire di parlare il dottore e disse
« Ho i soldi per pagare l'intervento. Come lo pagherò? »
Il dottore rimase interdetto: sapeva che la famiglia Choi era in condizioni economiche precarie e sentirsi dire quelle parole era per lui un miraggio per la sua paziente.
« Un bonifico bancario sul mio conto. »
« La ringrazio. »
Fece per alzarsi, ma il dottore la bloccò di nuovo
« Signorina. »
Lo guardò con occhi interrogatori.
« Sua madre sta avendo anche problemi respiratori e di pressione, per questo adesso non può essere visitata.
Cercheremo di fare il possibile fino all'intervento, ma consideri l'idea che potrà non riuscire. »
La fortuna che aveva pensato di avere la salutò in pochi secondi: ma non poteva smettere di sperare.
« Non possiamo non tentare, dottore.
Le fornirò i soldi entro tre settimane. »
L'uomo annuì, con un sorriso amaro, poi le disse
« Si, non bisogna mai perdere la speranza.»
Era quella la frase che le rimase nella mente mentre guidava con le lacrime agli occhi verso la BigHit: lei non poteva mollare.
Doveva fare tutto ciò che era possibile per salvare la vita di sua madre, ma tutto ciò che stava facendo le sembrava inutile, soprattutto dopo il tono preoccupato e amaro del medico.
Ogni marcia che cambiava era uno sfogo, ma ne cambiò poche per arrivare al parcheggio della BigHit.
Tentò di nascondere le lacrime, che quel giorno erano di tristezza mista a rabbia: cosa stava facendo? Era essenziale per la vita di sua madre?
Salì le scale velocemente e con la stessa velocità arrivò all'ascensore e si ritenne fortunata nel trovarlo vuoto.
Voleva rinchiudersi nel suo appartamento e non uscire finché qualcuno non avesse avuto bisogno di lei.
Pensava se fosse davvero quello il suo scopo nella vita e se l'avesse portata alla felicità, ma non ebbe il tempo di rispondersi che le porte si aprirono, mostrando due ragazzi piano guardarsi intorno nel dodicesimo piano, con aria sospetta.
Le davano le spalle, ma sembravano che stessero scappando da qualcuno.
Si accigliò nel riconoscere Yoongi e Hoseok.
Non disse nulla, ma quando i due si diedero delle manate per poter scappare dentro l'ascensore e si voltarono verso l'interno, gridarono spaventati.
Yi-eun sbarrò gli occhi, come spaventata anche lei, ma in realtà era piuttosto impassibile.
I due si fiondarono verso l'ascensore e premettero il tasto di chiusura delle porte.
« Cosa state combinando? »
Chiese, quando non la lasciarono uscire dall'ascensore.
Hoseok fece per rispondere, ma le guardò gli occhi grondanti di lacrime e si dimenticò di quello che le stava per dire, per poi chiederle
« Tutto bene? »
Yoongi, sentendo le parole dell'amico, la guardò accigliandosi.
Yi-eun si asciugò velocemente le lacrime e cercò di ricomporsi.
« Si... ma voi, invece, cosa state facendo? »
Tirò su con il naso, aspettandosi che i due si distrassero, ma così non fu.
« Stavi piangendo? »
Chiese Yoongi, ancora, mettendo le mani sui fianchi, come se fosse una madre arrabbiata per una marachella fatta dal proprio figlio.
« Non importa, ragazzi. Sto bene. »
Continuò, cercando di abbozzare un sorriso.
« Se Jimin fosse stato qui ti avrebbe assillata. »
Yi-eun rimase confusa dalle parole di Yoongi, ma Hoseok disse
« Se non ne vuoi parlare non insisteremo come farebbe Jimin, ma sono sicuro che riusciremo a farti distrarre. »
Affermò Hoseok, premendo il pulsante del sesto piano.
« Dove stiamo andando? »
Chiese la ragazza, e Yoongi non ci mise nulla a risponderle
« Nell'ufficio di Da-mi a prendere la cartella sanitaria di Jimin. Lui dice che è tutto nella norma, ma noi siamo sicuri che i risultati della visita non sono dei migliori. Lui non ci dirà mai la verità. Vogliamo aiutarlo e tu anche potrai. »
Yi-eun rimase spiazzata: tante domande le si formularono nella testa.
« Soprattutto tu: sembra che si fidi di te e che è attratto da te. »
Affermò Hoseok, mandando un'occhiata maliziosa a Yoongi, e lasciando confusa la mente di Yi-eun, che fece per parlare, ma il più grande rispose al suo amico
« No, per lui c'è solo Rosie! »
Hoseok scoppiò a ridere.
Yi-eun automaticamente senza pensarci chiese
« Chi è Rosie? »
I due ragazzi si voltarono a guardarla, ma lei stessa cambiò subito argomento e chiese
« Da-mi non è nel suo studio? »
Hoseok la tranquillizzò
« È in riunione con Ho-ji e il resto dei body-guard: un corso di aggiornamento su non so cosa. »
Le porte si aprirono e riuscirono ad uscire senza la presenza di altre persone in quel piano.
Così, senza sapere neanche perché lo stesse facendo, seguì i due ragazzi.
Sembrava andare tutto liscio, ma quando sentirono delle voci in lontananza, presero a correre verso l'ufficio di Da-mi.
Sia Yoongi che Hoseok la presero per i polsi, trascinandola con sé dentro la piccola e moderna stanza.
« Yi-eun, controlla che non arrivi nessuno. »
Sussurrò Hoseok, mentre si mise a frugare, insieme a Yoongi, negli scaffali intorno alla scrivania.
Yi-eun tendeva le orecchie fuori dall'ufficio e gli occhi verso i due ragazzi, che impiegarono cinque minuti buoni a trovare la familiare cartella blu, su cui c'era scritto "Park Jimin".
« Trovata! »
Esclamò Yoongi.
Sia Yi-eun che Hoseok dissero "shhh", e la cosa che però li fece scoppiare a ridere fu il fatto che anche Yoongi, dopo aver sobbalzato, si mise a dire "shh".
Cercarono di trattenersi nel ridere, ma quando Yoongi cambiò sguardo nel leggere la cartella clinica non fu più tanto difficile.
« "Muscoli lacerati da allenamento scoordinato e un'alimentazione non inerente al fisico dell'idol. Continuare con lo stile di vita degli ultimi anni lo porteranno allo sfinimento totale a al degrado della corporatura. C'è bisogno di un'alimentazione più equilibrata ed un allenamento più intenso, ma controllato, per garantire all'atleta una vita perfetta". »
Lesse Yoongi, che si affrettò a fare una foto al reperto e poi a riporre la cartella nel posto in cui l'aveva trovata.
Si scambiarono tutti e tre uno sguardo preoccupato.
« Perché non vi ha detto che sta male? »
Chiese Yi-eun.
« Perché neanche tu lo sai? Dovresti esserne al corrente. »
Disse allora Yoongi, alquanto infastidito.
Non poteva biasimarlo, ma poteva dirgli ciò che sapeva
« Nessuno mi ha detto nulla, ma la routine che vi sto proponendo è adatta a ciò che il reperto di Jimin chiede. »
Hoseok e Yoongi tirarono un sospiro di sollievo, ma Yi-eun li mise ancora in ansia quando disse
« Ci vorrà tempo, però, e ciò non vuol dire che lui sta bene. »
Ancora una volta, i tre si guardarono, poi Yoongi la guardò e sospirò
« Non avrei mai pensato di dirtelo, ma abbiamo bisogno di te, soprattutto Jimin. »
Yi-eun guardò i suoi occhi sinceri e sospirò: sembrava che tutti avevano bisogno di lei, ed era disposta ad aiutare tutti coloro che poteva assistere, ma lei di chi aveva bisogno?

Choreographer { Park Jimin }Where stories live. Discover now