Feelings

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Alex

Dopo qualche altro passo, dinanzi a me, si staglia, la scura porta di casa mia.

Oh sono già arrivato.

Come fosse abitudine, la mia mano si infiltra nella tasca dei miei jeans, sfilando da questa un mazzo di chiavi.
Mi diedi 5 secondi per riflettere su quale fosse la chiave giusta, e la ritrovai tra le altre per lo strano segno di ruggine che sporcava un suo lato.

Ma ancora prima di inserirle nella propria toppa, delle urla "stranamente" familiari, arrivarono alle mie orecchie. Queste arrivano da dietro la porta che sono intenzionato ad aprire.
Per la porta e le mura i toni sembravano risultare lontani.

Cerco di non fare il minimo rumore, giusto per stare ad ascoltare le parole espresse.

Parole che anzi, mi sarei voluto risparmiare data la crudeltà, il tono tagliente, con il quale le sente.

Non ero lì, sentivo poco, e non conoscevo il contesto.

Ma, sapevo quelle note fossero taglienti. Lettere dell'alfabeto, messe in disordine per darne un senso, immerse nella rabbia.

Nella rabbia per farla semplice.

Urla del genere posso provenire solo da rabbia, si, ma da rabbia data per cosa? Ci sono tanti motivi, per il quale si può provare rabbia. Poi dipendono da persona in persona.

Come uno prova rabbia per una delusione, io potrei provare tristezza.

Queste urla provengono da rabbia, data per.. qualcosa che non conosco.

Quale motivo, spinge la sua rabbia ad uscire fuori?

Non la ami più, come puoi provare rabbia per questo? se lo desideravi tanto ardentemente.

Stringo gli occhi istintivamente, quando tra le urla si distinse un rumore secco e vetroso, ma pensante non quello della leggerezza di un vetro. Sembrava esser qualcosa in ceramica o porcellana.

Un po' d'ansia cola lungo la mia schiena insieme alle goccioline di sudore freddo.

Quella voce, quelle urla, così familiari.
Sarà venuto anche oggi?..

Perché mi costringe a detestarlo?

Non ebbi il tempo di aprire la porta, che essa, a mio stupore si aprì da sola, rivelando una figura alta e simile a quella di un uomo, e infatti quello fu.

<Io me ne vado.> Lo sento dire. Toni duri e disprezzanti, prima che esso gira il viso, davanti lui, per vedere me.

<Papà c-> inizio ma non ho il tempo di finire, che lui calpesta le mie parole con le sue <scusami non ho la minima voglia di parlare adesso> e così, mi zittì.

Cosa avrei dovuto dire?

Mi sorpassa, ignorando completamente il mio viso tristemente sconvolto.
Si dirige verso la sua macchina, entrando e partendo con non curanza.

Sospiro.

<Quando avrai il tempo di parlare con me?> Parole bisbigliate, tra me e me, una domanda a me stesso.
Sinceramente non avrei mai avuto il coraggio di chiederglielo.

Entro in casa, richiudendo la porta alle spalle, e solo dopo qualche passo, vedo in soggiorno, mia madre seduta sul divano in lacrime, un vaso si trova a terra rotto, mentre mio fratello, più piccolo di me, di 5 anni -quindi 15-, probabilmente si trova in camera sua a cercare di levare dalla mente le urla sentite minuti prima.

Oggi l'avrei dovuto mandare a scuola.
lo dovevo mandare a scuola, almeno, avrebbe sentito molto meno.

Senza dire molto, poso lo zaino, dove capita, e prendo la scopa e la paletta, iniziando a raccogliere tutti i cocci sparsi atterra, del vaso precedentemente rotto.

Heat Where stories live. Discover now