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Torno a casa.

Quando sono solo, sospiro.

È andato tutto così bene.

A parte il discorso deprimente, susseguito dal piccolo incidente in macchina.

Quello è stato comico ed imbarazzante.
Tanto imbarazzante.
Ma capitemi, per favore.

Torno a casa che sono fin troppo felice.

Infilo le chiavi nella toppa.

Non è poi così tardi, sono le ventitré e mezza circa.
Apro la porta ed apro le luci.

Quando, noto il soggiorno e la cucina sottosopra.

Non così tanto.

Ma mia madre è una persona molto ordinata.

Marco non uscirebbe di certo dalla sua stanza per buttare a terra tutte le cose del tavolino, fare cadere le sedie della cucina, buttare a terra e rompere la gamba del tavolino in legno alto che tempo fa teneva un vaso -rotto dallo stesso colpevole che ha rotto anche il seguente tavolino- buttare la pianta di decorazione sul tappeto e buttare a terra le decorazioni del balconcino che divide la cucina dal soggiorno.

Marco non l'avrebbe fatto, Mamma nemmeno.

E confrontando il disordine, a quello che già ho visto tempo fa, non ci vuole molto a capire.

In casa non sento rumori.

Così vado al piano sopra.

Apro la porta della camera di mia madre, non c'è, apro la mia, non c'è, apro quella di Marco, lui c'è.

C'è steso sul suo letto, con il telefono tra le mani.

<Marco> lo richiamo.

<mh?> chiude il telefono, e lo riappoggia di fianco a lui.

<mamma? Cos'è successo sotto?> chiedo.

Si mette a sedere sul letto.

<è andata a portare Dani da zia. È tornata prima. Di sotto.. beh> mi guarda.

Lo guardo.

Sposta lo sguardo sulle sue dita che giocano fra loro.

<n-non lo so, ho sentito solo..> la voce è bassa, incrinata al pianto.

Ed infatti vedo le lacrime scivolando sul suo volto, cadere a terra.

Mi avvicino, abbracciandolo.

<mamma ha aperto la porta..> inizia, non riesce a parlare per i singhiozzi, e il probabile nodo alla gola del pianto. <ed era papà. Mamma mi ha detto di salire, che avrebbero solo parlato> piange. Piange un po' più.

<ma non hanno solo parlato> dice solo.

Non continua più.

Non gli chiedo nulla.

<ho capito> accarezzo piano i suoi capelli.

Sospiro.

<tranquillo, è tutto okay> lo stringo più forte.

<no che non lo è> alza la voce, mi stupisco.

<uh?>

<come puoi dire che è tutto okay, mamma sta di merda, io sto di merda, tu stai di merda, non se ne può più> piange ancora. <e-eravamo così felici, prima che lui iniziasse a fare così>.

Lo stringo più forte.

<lo so> sussurro solo.

A casa mia non c'è mai stata un'aria accogliente quando ero più piccolo.

Heat Où les histoires vivent. Découvrez maintenant