Fear

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Mentre credevo a stento quelle parole, qualcosa nel mio petto sembrava muoversi velocemente, troppo velocemente.

Erano solo parole buttate a caso.. no? O mi sbaglio?

È sotto effetto di qualche medicina, non può essere sincero, vero?.

<Gio' vai a dormire> dissi, pensando a rendere la mia camera più accogliente.

<vieni tu? Voglio stare con te. E poi avrei un piccolo problema, non riuscirei a dormire> si lamentò, la voce allegra, alta e scherzosa.

Ubriaco marcio, potreste dire.

Se non fosse, che ha toccato a malapena alcool.

Io odio le discoteche lo giuro.

<vuoi andare in bagno?> gli chiesi, sperando facesse da solo in bagno, così da risolvere tutto in fretta.

<vuoi farlo con me nel bagno? Io preferivo il letto> rise, come fosse una cosa divertente.

<noi non faremo niente, non sei in te, non è quel che vuoi> ripetei, tranquillo.

<eddaii> si alzò <io v- cazzo la testa> la sue gambe cedettero, e cadde, per fortuna essendosi appena alzato da lì, sul letto.

Teneva una mano sulla fronte.

<tutto okay?> mi avvicinai.

<h-ho mal di testa> si lamentò, ma dalla sua voce, mi sembrava provasse davvero tanto dolore.

<vuoi che ti porto qualcosa?> chiesi, preoccupato.

<non andare> disse alzando lo sguardo verso me.

<soffri di solitudine?> scherzai, non capivo il motivo per il quale si preoccupava tanto.
Mi sarei allontanato solo per minuti, secondi.

Io ci scherzai, ma lui rimase serio, mi guardò supplicante.

<va bene, vedo se ho qualcosa qui in camera> dissi, lasciandomi prendere dal suo sguardo.

Allora, nonostante la camera sia mia, credo di avere delle medicine di Giorgio.

Perché Giorgio sta male così spesso, sono robe come antidolorifici, o robe per il mal di testa.

Non che Giorgio avesse qualche problema esagerato di salute, diciamo solo che mangia poco ed è carente di tante vitamine.

Quindi antidolorifici solo una salvezza.

Dovrei averne una scatolina, l'ultima volta che è venuto, ha dormito con me, e ricordo che lasciva sempre in giro sue medicine.

Così rovistando tra le cose della mia camera, effettivamente le ritrovai.

Sfilai la carta argentata dalla scatolina bianca e azzurra, spingendo all'infuori la pillola bianca e ovale.

Presi dell'acqua, sempre presente sul mio comodino, e il bicchiere che Giorgio avevo lasciato prima di scendere, per bere.

Versai dell'acqua all'interno dell'oggetto in vetro, e lo diedi a Giorgio insieme alla medicina.

<su dai, prendila>  po incoraggiai, vedendolo fissare male la pillola.

<no> disse solo, porgendomela indietro.

<si, invece>

<mh no>

<Gio' eddai, ti prego, dopo facciamo quel che vuoi se la prendi> mentì, mentì amaramente.

Ma, per il suo bene.

<dammela tu> mi porse la pillola.

La presi, lo guardai, e sentì la mie guance scaldarsi.

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