Baby -I-

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<in che senso?> richiedo alla donna davanti me.

<tua madre ha detto sarebbe tornata a casa domani, e io ho avuto un imprevisto, quindi dovrò lasciartelo oggi, scusami> mia zia, mi porge una borsa con all'interno tutto quel che serviva per il piccolo. <qua c'è tutto, in modo che non ci sia bisogno che tu compra qualcosa>.

Afferrò quella borsa.

<oh, okay> chiedo un po' confuso.

<un bacio Alex, grazie per la disponibilità, ti chiamo più tardi per Dani> continua la donna, per poi salutare il piccolo con un bacino sulla fronte.

<ci vedremo tra tre giorni> saluta ancora me, per poi dirigersi verso la macchina, dove si trovava il marito.

Mia zia, e mio zio, per questioni di lavoro partiranno per 3 giorni, portare anche il bambino, sarebbe stato un problema.
La madre di mia madre e mia zia, mia nonna stando male di salute, e con poco spazio in casa, non lo poteva tenere.

Così mia zia decise di lasciare il bambino a mia madre. Problema? Lei è in ospedale, non essendoci nessun altro disponibile, la gestione è passata a me.

<Marco ti prego dammi una man-> mi giro, per parlare con Marco, così da provare a scaricargli il problema, ma, lui è già sparito.

Io ho un bambino tra le braccia, e zero esperienza da genitore.

Perché proprio io?

Chiudo la porta prima di tutto.

Quando il bambino inizia a piangere e biascicare parole come "mamma".

Beh, ci credo sua madre se ne appena andata.

<cosa.. cosa dovrei fare?> panico totale. Il bambino piange.

Lo tengo con un braccio, con l'altro afferro la borsa.

Ringrazio la palestra, perché questa borsa peserà probabilmente, più di me.

Porto la borsa nella mia camera, non sapendo dove altro metterla, e con il bambino scendo in soggiorno e mi metto sul divano.

<ti prego sta buono, mamma torna, per favore> stavo per piangere io dalla disperazione.
-
Il campanello, come acqua in un deserto, mi salva la vita.

Apro  subito.

<Di cosa dovevi parlarci qual è il problema?> Anna, chiede.

Chi potevo chiamare se non, Anna e Giorgio.

<il problema è in soggiorno, sul mio fottutissimo tappeto> dico indicando il soggiorno.

Io ho sempre detestato i bambini.

Mani in bocca, saliva ovunque, sguardo stupido, urla, pianti, lamenti.
Detesto, li detesto.

<oh Alex non dirmi che ci hai chiamato, per un qualche insetto sul tu- un.. bambino?> Giorgio chiede confuso.

<hai messo incinta qualcuna e ti ha mollato il bimbo sul tappeto? Ragionevole, sei uno stronzo> Anna, è quel che dice.

<io non ho messo incinta nessuno! È di mia zia, resterà qua tre giorni, ma io non so come funziona quel coso> commento.

<funziona? coso? Alex è un bambino!> Anna si lamenta delle mie parole poco carine.

Giorgio ride <pessima persona a cui mollare un bambino>.

Mi avvicino al bambino, per prenderlo in braccio, così da passarlo ad Anna, ma, inizia a piangere appena mi avvicino.

<fai sul serio amico?> cioè piange appena mi avvicino.

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