𝟎𝟖 | 𝖿𝗈𝗅𝗅𝗈𝗐 𝗍𝗁𝖾 𝗆𝗈𝗈𝗇

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𝐒𝐓𝐀𝐑𝐑𝐘 𝐄𝐘𝐄𝐒

𝗰𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝗲𝗶𝗴𝗵𝘁𝖿𝗈𝗅𝗅𝗈𝗐 𝗍𝗁𝖾 𝗆𝗈𝗈𝗇

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𝗰𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝗲𝗶𝗴𝗵𝘁
𝖿𝗈𝗅𝗅𝗈𝗐 𝗍𝗁𝖾 𝗆𝗈𝗈𝗇


Jeongguk, con i capelli scompigliati sulla testa e gli occhi appesantiti dal torpore, emise uno sbadiglio esausto  mentre si alzava dalla sua posizione sdraiata e accomodava seduto a gambe incrociate. Alzò le braccia verso il soffitto immacolato e stiracchiò il corpo indolenzito nel l'istante stesso in cui volgeva lo sguardo ancora assonnato oltre la finestra precedentemente aperta da sua zia.

Accomodato sul soffice materasso, mirava ed ammirava il cielo rischiararsi, mentre, lentamente, l'immenso astro saliva. Il blu si tinse di rosa e la notte abdicò, cedendo la corona al giorno. La rugiada si mostrò, cristallizzando gli steli d'erba infreddoliti e, per un solo breve istante, parve che il globo avesse smesso di girare, stupefatto da quello magnifico spettacolo. La quiete colmava gli spazi e il respiro si fece leggero, come le candide nubi che tappezzavano la coltre mattutina che sovrastava la capitale sudcoreana. Ed ecco che l'orizzonte, linearmente curvo, si fuse con il bianco. Improvvisamente, tutto sembrò ricordarsi di muoversi. Iniziò una corsa sfrenata e in pochi magici istanti la stella si presentò squarciando via gli ultimi filamenti di buio. Il sole era sorto, ancora.

Sul suo giovane volto sbocciò un lieve sorriso, che gli fece increspare le sottili labbra rosate. Amava venerare l'empireo che ogni giorno avvolgeva tra le sue accoglienti braccia la maestosa città di Seoul; osservare come le immacolate nuvole sporcavano la continuità perfetta dei magnifici colori che tingevano il cielo; scrutare come i piccoli uccellini svolazzavano da un ramo ad un altro mentre emettevano acuti cinguettii.

Si passò le magre dita tra le sottili ciocche color cacao, tirandosele indietro e scoprendo in quel modo la fronte imperlata da un lieve strato di sudore, frutto della recente notte insonne e dominata dai più tremendi incubi.

«Gukie,» la melodiosa voce di Sunhee lo richiamò dolcemente dalla soglia della porta della sua candida cameretta. L'improvviso suono fece sobbalzare il ragazzino, che si girò di scatto verso la fonte del rumore, incrociando poi le sue scure iridi con la figura rilassata della zia. «Non volevo spaventarti, ma la colazione è pronta.»

Jeongguk rimase fermo a fissarla per qualche attimo, processando lentamente l'ultima frase che le varcò le labbra fini. Poco dopo mosse con lentezza il capo in un fluido movimento di conferma. Quando Sunhee abbandonò la stanza con passo felpato, lui si districò dalla morsa delle lenzuola e sgambettò verso l'accogliente bagno incastonato nella piccola camera, afferrando di corsa degli abiti lasciati incustoditi sulla scrivania bianca.

La serratura scattò e lui trasse un profondo respiro nel mentre che i suoi piedi nudi assaporavano la freddezza delle piastrelle nell'avvicinarsi al lavabo. Lo specchio tondo incassato sopra ad esso gli rimandava una figura ricurva sotto al peso che l'Universo gli aveva scagliato sulle spalle. I suoi grandi occhi erano contornati da zone scure, segno della notte priva di sonno da lui appena trascorsa; le sottili labbra erano screpolate e le sue guance emaciate erano tinteggiate da una lieve sfumatura rosea; i ciuffi color caffè si snodavano sulla testa in setose ciocche che gli coprivano la fronte imperlata di sudore e gli occhi appesantiti dal sonno.

𝐒𝐓𝐀𝐑𝐑𝐘 𝐄𝐘𝐄𝐒Where stories live. Discover now