𝟎𝟓 | 𝗍𝖺𝗅𝗄𝗂𝗇𝗀 𝗍𝗈 𝗍𝗁𝖾 𝗆𝗈𝗈𝗇

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𝐒𝐓𝐀𝐑𝐑𝐘 𝐄𝐘𝐄𝐒

𝗰𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝗳𝗶𝘃𝗲𝗍𝖺𝗅𝗄𝗂𝗇𝗀 𝗍𝗈 𝗍𝗁𝖾 𝗆𝗈𝗈𝗇

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𝗰𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝗳𝗶𝘃𝗲
𝗍𝖺𝗅𝗄𝗂𝗇𝗀 𝗍𝗈 𝗍𝗁𝖾 𝗆𝗈𝗈𝗇


Una tenue luce aranciata trapassava le spesse tende rosate della piccola stanza, illuminando debolmente il profilo del giovane ragazzo raggomitolato tra le coperte e con il viso che fungeva da tela per le meravigliose tinte dell'albore che vi erano creativamente spalmate sopra, creando degli eleganti giochi di colore sulla sua epidermide.

C'era un momento in ciascuna alba in cui la luce era come sospesa: un istante magico dove tutto poteva succedere, quando la creazione tratteneva il suo respiro e il sole lentamente apriva gli occhi sul mondo.

L'alba aveva sempre affascinato Jeongguk. In un futuro utopico sperava di diventare come quel raffinato miscuglio colorato che tratteneva stretta a sé la pura magia. Lo desiderava ardentemente perché l'alba – che ci fossero persone che la guardavano o meno – avrebbe continuato ad essere bellissima nonostante qualcuno si disturbasse ad osservarla.

Lui, invece, in qualunque posto mettesse piede, riusciva a percepire l'insistenza dei numerosi sguardi che si attaccavano al suo corpo come se fossero attratti da dei magneti. Non era una sensazione affatto piacevole, sentirsi costantemente al centro dell'attenzione, sulla bocca di tutti, nei pensieri di molti solo per essere giudicato, criticato e maltrattato.

I grandi occhi di Jeongguk, in quel momento, stavano appunto fissando il bagliore dalle calde sfumature, le iridi che luccicavano nella penombra della camera con una velatura di terrore adagiata su di esse.

I ciuffi castani gli accarezzavano le ciglia lunghe e le mani stringevano tra i pugni serrati un lembo di trapunta, portandosela poco sopra il mento e lasciando scoperta la bocca quel poco per poter trarre profondi e regolari respiri.

Sua zia si era svegliata da poco tempo ed era andata a preparargli una veloce colazione prima di accompagnarlo a scuola. Lei, prima di lasciare frettolosamente la stanza, lo invitò a prepararsi, solo dopo essersi assicurata innumerevoli volte che la febbre aveva completamente abbandonato il debole corpo del ragazzo e che lui poteva definirsi completamente guarito.

Quella notte aveva deciso di dormire nel tepore della coltre color pesca, che emanava un forte odore di lavanda, e tra le braccia dell'amorevole donna, che lo accolse più che volentieri nel suo letto da una piazza e mezza.

Per tutta la notte Jeongguk rimase sull'attenti ascoltando il lieve russare di Sunhee con un opprimente peso che gli gravava sul petto, impedendogli di cedersi a Morfeo, nonostante la salda presa della zia gli scaldava non solo il corpo ma anche il cuore.

Sciolse le gambe dalla coperta ed appoggiò i piedi sulle fredde piastrelle, spostandoli tremanti verso la sua stanza, adiacente a quella in cui si trovava in quel momento. Dall'armadio estrasse un maglioncino dal chiaro color verde che gli calzava comodamente, coprendogli interamente le sue magre fattezze. L'indumento venne abbinato ad un paio di pantaloni di jeans nero che portava largamente, nascondendo così le sue gambe ossute. Nonostante la primavera fosse ormai arrivata, lui non rinunciava mai a quegli indumenti in grado di metterlo a suo agio.

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