𝟎𝟗 | 𝖽𝖾𝖺𝗋 𝗆𝗈𝗈𝗇

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𝐒𝐓𝐀𝐑𝐑𝐘 𝐄𝐘𝐄𝐒

𝗰𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝗻𝗶𝗻𝗲𝖽𝖾𝖺𝗋 𝗆𝗈𝗈𝗇

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𝗰𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝗻𝗶𝗻𝗲
𝖽𝖾𝖺𝗋 𝗆𝗈𝗈𝗇


«Hai fame, tesoro?» chiese dolcemente la donna, mentre osservava il nipote che si toglieva le scarpe color ocra dai piedi ossuti con estrema lentezza e delicatezza, lasciando che le sue magre dita viaggiassero pigramente tra i lacci e li slegassero con leggiadria.

Il forte odore di lavanda impregnato alle pareti fu la prima cosa che le narici del giovane percepirono una volta fatto il suo ingresso nell'abitazione, qualche attimo prima. Egli scosse con calma la testa in risposta a sua zia, mentre depositava le calzature al lato della porta, seguite dal leggero zaino. «Ho già mangiato.»

Sunhee annuì, socchiudendo sospettosa gli occhi nella direzione di Jeongguk e guardandolo diffidente da sotto le folte ciglia. Dopodiché, sorrise e guidò il ragazzino nella loro piccola ed accogliente cucina. «Minseo mi ha detto che non eri presente a scuola. Dove sei stato, Gukie?» La sua soave voce era completamente priva di rimprovero e di severità mentre si rivolgeva con il suo solito tono dolce al nipote.

Il castano sgranò leggermente gli occhi, non credendo che sua zia fosse già a conoscenza della sua divertente uscita con il ragazzo dai capelli dal colore vibrante. Deglutì rumorosamente, giocando distrattamente con l'orlo della sua larga felpa nera. «Al Museo Nazionale.»

«Ah sì? E con chi?» domandò la più grande, appoggiandosi al bancone di marmo e distribuendo tutto il peso del suo corpo sui gomiti spigolosi che erano puntellati sulla superficie liscia.

Jeongguk la guardò finalmente negli occhi, mentre una tenera sfumatura rosata si espandeva sulle sue guance scarne. Le ciocche scure gli ricadevano sulla fronte e gli solleticavano le lunghe ciglia che tremavano di tanto in tanto quando le palpebre venivano sbattute con grazia. «Con Taehyung.»

La castana mormorò in risposta, tenendo lo sguardo fisso sui delicati tratti del viso del ragazzino. In quel momento si rese veramente conto che Jeongguk era l'esatto ritratto dell'innocenza, con i suoi grandi occhi da cerbiatto che contenevano l'intero universo, con il suo delicato naso dalla punta arrotondata e con le piccole labbra rese rosate grazie al burro cacao che lui stesso si era applicato quella mattina. «Ti sei divertito?»

Il nipote corrugò le sopracciglia, confuso dall'atteggiamento rilassato della donna. Si aspettava uno scatto d'ira, parole velenose scagliate nella sua direzione e minacce taglienti; eppure, fu piacevolmente stupito nell'accorgersi che sua zia gli stava rivolgendo un sorriso sincero accompagnato da parole zuccherine. Con le guance ancora rosee, annuì e bisbigliò un imbarazzato: «S-Sì, molto, zia.»

Ella sorrise ampiamente, accarezzando amorevolmente i ciuffi scuri del ragazzino, scompigliandoli dolcemente e poi lasciando che gli ricoprissero la fronte leggermente corrugata e le sopracciglia ben definite. «Mi fa piacere sentirtelo dire, Gukie.»

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