𝟐𝟒 | 𝖻𝖾 𝗒𝗈𝗎𝗋 𝗆𝗈𝗈𝗇

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𝐒𝐓𝐀𝐑𝐑𝐘 𝐄𝐘𝐄𝐒

𝗰𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝘁𝘄𝗲𝗻𝘁𝘆-𝗳𝗼𝘂𝗿𝖻𝖾 𝗒𝗈𝗎𝗋 𝗆𝗈𝗈𝗇

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𝗰𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝘁𝘄𝗲𝗻𝘁𝘆-𝗳𝗼𝘂𝗿
𝖻𝖾 𝗒𝗈𝗎𝗋 𝗆𝗈𝗈𝗇


Una volta che il minore lasciò che quella timida frase da lui stesso pronunciata aleggiasse nella tranquillità della stanza, una calda coperta di confortante silenzio venne depositata sulle spalle dei due giovani, i quali mantennero i loro sfuggevoli sguardi concatenati tra di loro.

La frizione delle loro epidermidi era una tenera carezza che permetteva loro di lasciarli ancorati a quella realtà dal retrogusto amaro. Quando quel minuto contatto mandò una bruciacchiante scossa elettrica sotto la pelle del minore, lui fece per scostarsi dall'altro quando fu proprio quest'ultimo a rafforzare la stretta.

La sua espressione si sciolse in sorriso rassicurante e i suoi occhi scuri si addolcirono notevolmente, nonostante il suo volto fosse macchiato da ferite vermiglie. Il sangue ancora fresco gocciolava dal suo naso tumefatto e dal suo labbro inferiore tremolante. Il taglio che gli squarciava la fronte ambrata era solo una delle poche imperfezioni che non piangeva lacrime cremisi. «Ti dimostrerò di essere la tua persona, Jeonggukie.»

Preso da un moto di coraggio, il nominato rilasciò una breve risata e si sollevò in piedi, interrompendo finalmente quel contatto di pelli che cominciava a scottare insopportabilmente. «Frena il romanticismo, Romeo.»

L'azzurro sorrise genuinamente e, mantenendosi seduto comodamente sul pavimento, indicò con un gesto rapido della mano il castano. «Dove stai andando?»

«Sei ferito, devo medicarti» disse di rimando e, quando notò l'espressione maliziosa del maggiore, si affrettò ad aggiungere: «Stai sporcando di sangue il mio pavimento e poi diventa complicato lavarlo via». Dopodiché, velocizzò il passo per dirigersi nel piccolo bagno adiacente, afferrando da lì il piccolo kit di pronto soccorso e riemergendo poi nella sua camera.

Taehyung, nel frattempo, si era alzato in piedi e, con fatica, si era seduto sul bordo del materasso, facendo attenzione a non macchiarne le lenzuola candide con la sostanza viscosa che ancora trasudava dalle sue lesioni. Il suo zaino di scuola era stato dimenticato in fondo al letto, a qualche centimetro dai suoi piedi fasciati da semplici calzini grigi.

«Ti sei ridotto proprio male» sussurrò Jeongguk, una volta che arrivò a fronteggiare l'atleta. Appoggiò vicino all'altro la cassetta rossa e l'aprì con lentezza. «Cos'è successo?»

«Mi sembra di avertelo detto proprio poco fa» ghignò il maggiore, sussultando leggermente quando l'alcol entrò a contatto con la ferita aperta sulla fronte. Notando il cipiglio confuso del minore, ridacchiò. «Ho picchiato quegli stronzi della mia squadra. Hanno di nuovo parlato male di te e ciò ha solo acuito il mio odio nei loro confronti» spiegò, mal celando le smorfie sofferenti che gli deformavano il viso di tanto in tanto. «Ho faticato a trattenermi.»

𝐒𝐓𝐀𝐑𝐑𝐘 𝐄𝐘𝐄𝐒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora